Presentato il Rapporto sulla salute mentale in Veneto. Quasi 70.000 i malati. Più diffuse schizofrenia, depressione, nevrosi e psicosi. Coletto: “Spostare l’assistenza sul territorio”
VERONA – I cittadini veneti che nell’ultimo anno hanno sofferto di malattie psichiatriche e sono stati curati dai servizi territoriali o dagli ospedali sono stati 69.810 (pari al 17,2 per mille abitanti), in crescita rispetto all’anno precedente. La loro età media è di 51,9 anni; sono più donne (58%) che uomini; l’80% di loro viene curato esclusivamente nei servizi territoriali e circa il 20% negli ospedali. Le patologie più frequenti sono la schizofrenia (23%), la depressione (18%), la nevrosi (18%) e le psicosi affettive (16%). Sono questi alcuni dei dati salienti del Rapporto annuale sulla tutela della salute mentale 2010 (dati 2009) in Veneto (scaricabile dal sito www.regione.veneto.it/salutementale), presentato oggi all’Ulss 20 di Verona, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e dello psichiatra Michele Tansella, preside della facoltà di Medicina dell’Università di Verona.
“Si tratta di una realtà – ha sottolineato Coletto – che ha un particolare impatto non solo sul paziente, ma anche sulla sua famiglia e sul microcosmo di riferimento. Per questo, l’attenzione della Regione è da tempo particolarmente forte ed ha prodotto un Progetto Obiettivo Salute Mentale i cui primi effetti positivi cominciano a farsi sentire”.
Lo studio dimostra infatti che si sta realizzando l’auspicata integrazione ospedale-territorio da un lato e l’altrettanto auspicato spostamento del momento di presa in carico e cura sul territorio, evitando a sempre più pazienti lo stigma del ricovero e favorendo il lavoro di reintegro nella società dopo la guarigione. In effetti, nell’ultimo anno, i servizi territoriali si sono fatti carico di circa l’80% dei pazienti, erogando 1 milione 400 mila prestazioni, oltre la metà delle quali attraverso i Centri di Salute Mentale. Gli ospedali hanno invece preso in carico circa 14 mila 300 pazienti, dei quali circa il 20% ha avuto necessità di più di un ricovero.
A riprova della tendenza consolidata a trattare queste patologie con le strutture sanitarie territoriali, il rapporto indica anche un dato decennale: dal 2000 al 2009 i ricoveri ospedalieri sono diminuiti sia nelle strutture pubbliche (meno 27%) sia in quelle private (meno 17%) ed è via via aumentata la presa in carico da parte dei Csm (Centri di salute mentale). Sul piano dell’organizzazione, le strutture territoriali psichiatriche nel Veneto sono ben 354, il 71% delle quali in gestione diretta delle Ullss; il 53% sono di tipo residenziale, il 30% semiresidenziale, il 17% ambulatoriale. La tipologia più diffusa è quella del centro diurno (23%), seguita dalla comunità alloggio (19%), dai centri di salute mentale (17%) e dagli appartamenti protetti (16%). I posti letto disponibili sono 3.220 nelle strutture territoriali e circa 800 nei 40 reparti operativi negli ospedali. A questa realtà sono dedicati 3.275 operatori, tra medici, psicologi, infermieri, assistenti sociali ed educatori. Con questi numeri, il Veneto rispetta il rapporto di un operatore ogni 1.500 abitanti previsto dal Progetto Obiettivo nazionale attualmente in vigore.
(da SuperAbile)