Nel suo rapporto sulla nuova Rems “Santa Maria” a Calice al Cornoviglio, in Liguria, il Garante evidenzia la necessità di un approccio sistemico nella gestione dei ristretti “sine titulo”. Nel contesto delle misure di sicurezza psichiatriche in Italia, l’apertura della Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) “Santa Maria” a Calice al Cornoviglio, Liguria, solleva importanti questioni riguardo all’approccio alla detenzione e alla presa in carico dei pazienti affetti da disturbi mentali. Il rapporto del Garante nazionale delle persone private della libertà fornisce un’analisi critica di questa nuova struttura e sottolinea le sfide legate all’illegittima detenzione e alla necessità di un approccio sistemico nella gestione delle persone ristrette “sine titulo”. Parliamo delle visite effettuate nei giorni dal 27 al 29 aprile 2023 dalla delegazione – purtroppo uscente – del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale composta da Mauro Palma, presidente, Daniela de Robert ed Emilia Rossi, componenti del Collegio, Federico Cilia, componente dell’Ufficio.
La Rems “Santa Maria”, operativa dal luglio 2022, è una struttura unica nel panorama italiano. Si trova isolata in una zona boschiva a ventiquattro chilometri dalla città di La Spezia e offre 20 posti letto esclusivamente per pazienti maschi. Questa Rems ha una funzione peculiare: accogliere temporaneamente le persone ristrette illegittimamente nei penitenziari in attesa di un posto nelle strutture adatte al loro trattamento. Il rapporto del Garante nazionale sottolinea che sebbene la Rems “Santa Maria” rappresenti una risposta emergenziale all’illegittima detenzione, essa solleva domande significative sulla sua efficacia nel sistema complessivo. La struttura, essendo una soluzione temporanea, non affronta completamente la questione delle lunghe liste d’attesa per l’ingresso nelle Rems. Inoltre, la struttura solleva preoccupazioni sulla mancanza di un approccio sistemico nella gestione delle persone con disturbi mentali.
Il rapporto critica la mancanza di una strategia terapeutica globale e il rischio di riaffermare logiche di internamento anziché promuovere un approccio basato sulla comunità. Il Garante nazionale raccomanda un maggiore coordinamento tra i Dipartimenti di Salute Mentale e la magistratura, soprattutto considerando l’alto numero di persone in lista d’attesa. Inoltre, suggerisce l’importanza di un adeguato finanziamento per i servizi territoriali per la salute mentale come alternativa all’internamento.
Il Garante osserva che l’istituzione della Rems di Calice al Cornoviglio rischia di configurare, pertanto, un duplice pregiudizio all’intero sistema della presa in carico dei pazienti psichiatrici: da un lato, rafforza ulteriormente quel vulnus, già riscontrato in altre regioni, dell’effettiva applicazione del principio della territorialità della cura, dall’altro si palesa quale strumento di intervento esclusivamente deflattivo. Per tale ragione, il Garante nazionale raccomanda alle Istituzioni nel loro complesso – nazionali e regionali – di affrontare il problema dell’illegittima detenzione delle persone in attesa di posto nella Rems secondo un approccio “sistemico”, tramite il potenziamento dell’attuale offerta dei servizi territoriali per la tutela della salute mentale afferenti ai Dipartimenti singoli territori – servizi di prossimità e di comunità, reale fulcro della riforma sul superamento degli ex ospedali psichiatrici (Opg) – e il loro adeguato finanziamento, al fine di rendere effettivo il riconosciuto principio della Residenza quale misura di extrema ratio e di permanenza transitoria della persona.
La Rems “Santa Maria” di Calice al Cornoviglio, sebbene rappresenti un tentativo di affrontare il problema dell’illegittima detenzione, solleva preoccupazioni fondamentali. L’approccio emergenziale non può sostituire una strategia a lungo termine basata sulla comunità e sulla presa in carico terapeutica.
Il rapporto del Garante nazionale sottolinea la necessità urgente di un cambiamento sistematico nella gestione delle persone con disturbi mentali, promuovendo un approccio basato sui servizi territoriali, sulla comunità e sul rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo.
Il Garante nazionale, nel suo rapporto, critica aspramente l’approccio prevalentemente Remscentrico adottato nel contesto nazionale. L’istituzione della Rems “Santa Maria” di Calice al Cornoviglio, come diretta emanazione di questo approccio, è vista come una continuazione delle logiche di internamento delle persone con patologie psichiatriche. L’orientamento verso una visione centrata esclusivamente sulle Rems rischia di creare una mentalità che privilegia l’internamento temporaneo piuttosto che una vera e propria presa in carico terapeutica e comunitaria.
Una delle raccomandazioni chiave del Garante nazionale è il necessario coordinamento tra i Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm) e la Magistratura, in particolare quella giudicante. Questa raccomandazione si basa sul numero elevato di persone in lista d’attesa per l’ammissione provvisoria nelle Rems, una vera emergenza nel sistema attuale. La collaborazione stretta tra i professionisti della salute mentale e i giudici è essenziale per garantire una valutazione accurata e tempestiva delle esigenze dei pazienti, garantendo un accesso equo ai servizi di cura.
Attualmente, la Rems “Santa Maria” di Calice al Cornoviglio è regolamentata solo dalla legge che ne ha autorizzato l’attivazione, senza specifiche prescrizioni in merito ai criteri di assegnazione e presa in carico dei pazienti. La prossima firma dell’Accordo di collaborazione interistituzionale tra il governo, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano e il Dap mira a colmare queste lacune. Il Garante nazionale esprime quindi preoccupazione per la mancanza di criteri chiari nell’assegnazione dei pazienti alla Rems “Santa Maria”.
In particolare, solleva dubbi sulla priorità data alle persone detenute che hanno presentato un ricorso alla Corte Edu, ritenendo che ciò possa violare il principio fondamentale dell’uguaglianza. Inoltre, il Garante sottolinea l’importanza di considerare le condizioni di salute dei pazienti come una discriminante significativa nella valutazione dell’urgenza del ricovero in Rems.
Altro aspetto è il rispetto della territorialità. Diversi pazienti nella Rems di Calice al Cornoviglio giungono da altre regioni. Ed è un problema generale. Il garante si riferisce soprattutto ai vigenti accordi derogatori di natura interregionale, secondo i quali la persona residente nella regione del Molise, dell’Umbria e della Valle d’Aosta, è assegnata a una Rems fuori regione, e, rispettivamente, in Abruzzo, Toscana e Lombardia. Pur comprendendosi la motivazione di tale deroga nel caso della regione della Valle d’Aosta, legata all’esiguo numero dei suoi residenti, appaiono, invece, meno giustificate le ragioni sottese per le restanti due regioni. Per questo motivo, il Garante nazionale ha raccomandato con urgenza alla Regione, all’assessorato alla Sanità e ai Comuni del Molise e dell’Umbria di identificare le Rms nel loro territorio. Devono anche procedere con i lavori necessari per adeguare le strutture, considerando che la riforma per il superamento degli Opg è stata avviata nel 2012.