“Filosofia e Clinica” di Loredana Di Adamo
un nuovo approccio all’autismo di livello 1 e alla neurodiversità
Negretto Editore 2022
Tempo fa a Salerno che è la mia città, alla presenza anche di mio figlio Andrea che fa un po’ riluttante il mio stesso mestiere, ho avuto l’opportunità di tenere una conferenza insieme a Gilberto Di Petta, psichiatra cultore della tradizione fenomenologica italiana, nella sede della Scuola di Psicoterapia Fenomenologico-Dinamica.
Mi aveva invitato Giuseppe Salerno, giovane psicologo attivo in quella scuola, manifestandomi una passione e un desiderio di conoscenza di quanto era accaduto, mi era accaduto, nel lavoro con Franco Basaglia. Una di quelle occasioni che mi confermano nel dire che basta muoversi per incontrare giovani operatori, per cogliere nei loro occhi e nelle loro parole un desiderio bruciante di conoscenza. Ti rendi conto che sono diffusi i luoghi comuni sui giovani che non ci sono, che si disinteressano, che sono lontani dalle questioni cruciali della vita che stanno attraversando.
Quando ti trovi in una circostanza come questa o, come mi è accaduto in passato, in un’aula della facoltà di medicina o di psicologia, ma ancora di più quando incontro giovani operatori, medici, psichiatri, infermieri, psicologi, cooperatori che hanno scelto con consapevolezza e una forte tensione etica il mestiere della cura.
Molti di loro, ma potrei dire tutti, vengono da scuole che per prima cosa cercano di insegnare la distanza. Di costruire certezze che finiscono per essere armature, di insegnare un vocabolario che allontana dal parlare comune, una sorta di latino che serve per difendersi dai bravi.
Tempo dopo, nella stessa scuola, Loredana Di Adamo, che non conoscevo affatto, ha tenuto una conferenza. Giuseppe mi ha informato e io ho scoperto una filosofa, psicologa, fenomenologa appassionata.
Nei mesi successivi stavamo cercando di ricostruire uno spazio di incontro. La frammentazione nel campo degli operatori della salute mentale era ed è diventata una ferita dolorosa. I tentativi di ricompattare il movimento nel nome della “rivoluzione” che ci aveva accompagnato per quasi mezzo secolo cominciarono e, complice la pandemia, fu paradossalmente più facile incontrarsi. Loredana divenne una delle componenti più preziose del Forum che intanto aveva riattivato il sito e faticosamente una piazza di incontro.
E’ così che conosco meglio Loredana e il suo libro “Filosofia e Clinica” appena stampato. Un testo che accoglie tutto quanto Loredana ha sperimentato criticamente incontrando, in un percorso di studi e poi professionale, esperienze che hanno dato spessore alla sua presenza nell’incontro.
La sua attenzione si è rivolta e si è strutturata nella frequentazione di persone, ovvero famiglie, che vivono l’esperienza del disturbo autistico. Mi ha sorpreso la sua ricerca e la sua pratica nel tentare di uscire dalla griglia, che appare ai più invalicabile, della visione biologica. Riattraversare la lezione basagliana e rafforzare il suo orientamento fenomenologico esistenziale ha aperto un varco che nella lettura del libro mi ha continuamente sorpreso. Sembrerà banale ma mi è apparsa evidente la ricerca puntigliosa di tutti i riferimenti bibliografici ovvero di tutti i filosofi, gli psichiatri, gli psicologi, gli antropologi che l’hanno preceduta nel cercare di dare un sostegno forte al suo lavoro. Tanto che potrei dire che il libro di Loredana sono due libri. L’apparato bibliografico occupa quasi tutte le pagine e unitamente alle citazioni in testa ai capitoli, impegna e arricchisce la conoscenza così come il testo stesso.
L’intero lavoro, appare chiaro, nasce dall’esperienza con familiari e gruppi di familiari, e a essi è rivolto. Le cose complicate sono dette con semplicità, senza nulla togliere al loro spessore scientifico. Il saggio pertanto può essere letto, anzi lo consiglio, a tutti quelli che di questi “mestieri” si occupano.
Ma sono quei giovani di cui ho parlato che possono trarre molto vantaggio da questa lettura: una lezione per frequentare la vicinanza.