Al Sig. Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Oggetto: denuncia-appello di 504 operatori della Salute Mentale: “Basaglia si rivolta nella tomba”
Signor Presidente,
ci permettiamo di sottoporre a Lei, in quanto rappresentante di tutti i cittadini, le riflessioni amare e appassionate di un giovane collega psichiatra, in cui ci riconosciamo pienamente. A sottoscriverle è un vasto gruppo di operatori di salute mentale, diversissimi per storia, età, provenienza geografica, ruolo all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, di cui troverà le firme in calce.
Il nostro compito è affrontare ogni giorno la sofferenza mentale dei cittadini nelle sue forme più gravi e laceranti. A un anno dal brutale assassinio della psichiatra Barbara Capovani, sentiamo il dovere di esprimere il nostro senso di indignazione e sfiducia nel sistema attuale, ma anche la determinazione a non arrenderci di fronte al declino e all’ingiustizia, perché una svolta non è più rimandabile. In queste settimane si è celebrato il centenario di Franco Basaglia, psichiatra e intellettuale, ispiratore di quella legge che, mezzo secolo fa, ha cambiato per sempre nel nostro Paese l’approccio alla malattia mentale, portandoci all’avanguardia del mondo. Ma cosa penserebbe Basaglia della situazione attuale dell’assistenza psichiatrica italiana?
I servizi di salute mentale hanno un’importanza cruciale, soprattutto per le fasce più deboli e bisognose della popolazione. L’Italia non può permettersi di assistere impotente alla loro regressione, processo in atto da anni, e vicino a un punto di non ritorno. E noi, operatori impegnati in prima linea, non possiamo permetterci di tacere.
8 aprile 2024
Basaglia si rivolta nella tomba, nel vedere lo scenario odierno
di Stefano Naim
Ieri. Guardia fino alle 20. Esco alle 23. Davanti a te, la scelta tra rimanere “sordo” all’angoscia dei pazienti, e andare presto a casa (in fondo, quella guardia neanche ti toccava). Oppure ascoltarli, i pazienti, per come meritano. Ma sapendo che sacrificherai te stesso. I tuoi bisogni personali. Che uscirai di notte. E che poche ore dopo tornerai in CSM (Centro di Salute Mentale). A coprire forse un’altra guardia, che non dovresti fare. Ma che farai. Perché non ci sono medici. La scelta, obbligata, tra sacrificare l’interesse per la gente, per garantire la tua conservazione. Oppure viceversa. Nell’indifferenza del sistema, marcio, che non pensa più a cosa serve per garantire la salute della gente – e dei suoi operatori – ma al contrario i suoi operatori li divora, ne calpesta la dignità, ne prosciuga la passione. Basaglia diceva che fare salute mentale significa stare dentro la contraddizione. Che bisognava starci, nelle contraddizioni della società, come delle sentinelle, per affrontarle, denunciarle, combatterle. Insomma per modificarle, quelle contraddizioni. Anche i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) oggi chiedono di stare nelle contraddizioni… ma nel senso di accettarle. Di sobbarcartele sulle tue spalle. Di accettarle docilmente, passivamente. Non ci sono medici? Non è un problema, farai il doppio tu. Ovviamente a gratis. I DSM non vogliono modificarle, le contraddizioni, ma spremerti, farti loro “oggetto di consumo”, per garantire la sopravvivenza di sé stessi. Sulla pelle dei pazienti, smarriti e delusi. E degli operatori. Che il sistema sanitario lo lasciano. Indignati. Sfiniti. O tutti e due.
Basaglia parlerebbe, forse, di tutto questo alla gente. Parlerebbe di un nuovo manicomio, fatto di disinvestimento e disinteresse. Spiegherebbe alla gente perché se va in Pronto Soccorso, o in un Centro di Salute Mentale, trova un giovane neanche specializzato, o un medico preso una tantum, a “gettone” (che spesso nemmeno conosce la tua lingua) o un medico che ti ascolta solo per 5 minuti, o che fa solo finta di ascoltarti. Spiegherebbe che questo sistema produce malattia. E fa carne da macello di chi si oppone al suo funzionamento malato.
Sarebbe interessante parlarne oggi con Basaglia. Forse avrebbe orrore, nel vedere come sono messi oggi i suoi servizi. Logori, prosciugati di risorse, e dello spirito con cui (e per cui) sono nati. Chissà cosa farebbe, lui, per contrastare questa desertificazione. Forse denuncerebbe. Direbbe “mi non firmo”. Qualcosa del genere. Io, che in confronto a lui non sono nessuno, ma ho capito che o mi ammalo o rinuncio, intanto denuncio.
Forse gli farebbe piacere. Lo spero.
Buon compleanno Basaglia.
Stefano Naim, psichiatra, Carpi (Mo)