Come combattere il fenomeno dei femminicidi, della violenza sulle donne, i fenomeni, per cui si palesano atteggiamenti di violenza nei rapporti interpersonali, oggi così frequenti? Purtroppo femminicidi e risse sono diventati abitudine della nostra »umanità«.
Le istituzioni mettano a disposizione risorse finanziarie, strumentali e umane, finalizzate alla formazione delle giovani generazioni, per cui si possano promuovere, nei vari contesti educativi e formativi che si occupano di giovani – a titolo di esempio, nelle istituzioni scolastiche, negli oratori, nei ricreatori – programmi formativi, attività didattiche, azioni consapevoli, progetti educativi, che abbiano la finalità di far acquisire ai ragazzi la capacità di “stare nel conflitto” – o di “so-stare nel conflitto” per usare un’espressione – titolo di un convegno internazionale organizzato nel 1999 dal Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti di Piacenza.
Diventa più che mai necessario per i giovani, ma anche per gli adulti, acquisire la capacità di “stare nei conflitti” attraverso differenti strumenti – progettati e promossi da un’equipe multidisciplinare di addetti ai lavori (educatori, insegnanti, psicologi, pedagogisti) – con approcci metodologico-didattici, attività didattiche, libri-gioco, giochi, role-playing, videogiochi adeguati allo sviluppo della abilità dello “stare nei conflitti” .
Tutti sappiamo che i conflitti costituiscono un aspetto naturale e non eliminabile della nostra vita ed è necessario acquisire competenze sin da bambini per padroneggiare strategie di relazione, comunicazione e comportamenti da assumere, pacifici e rispettosi nei confronti dell’altro in qualsiasi situazione. “Nel conflitto” – scrisse Isabelle Filliozat – “l’altro mi obbliga a considerarlo, mi invita a vedere un punto di vista che non sia il mio, amplia il mio campo di comprensione del mondo”. Il conflitto quindi può essere ottima occasione di crescita personale.
Come reagire quando si presenta un conflitto? Indubbiamente fermandoci a riflettere, analizzando la situazione pacatamente, ascoltando attivamente l’interlocutore e prendendoci del tempo per metabolizzare, valutando le possibilità, sospendendo il giudizio, accettando la rabbia che si prova, scegliendo la comunicazione. A mio parere anche il paziente silenzio è utile quale mezzo per so-stare nel conflitto e viverlo nel migliore dei modi.
Anche grazie alla conversazione maieutica, possono venir attivati nei giovani e negli adulti processi di autoconsapevolezza e di autocomprensione – specialmente all’interno di una dinamica di gruppo. Il gruppo, sappiamo, è il luogo privilegiato per imparare a stare nella relazione, e ciò permette di accettarne la naturale conflittualità, gli incontri e gli scontri, la possibilità di non essere d’accordo, di dover discutere, di confrontarsi. (10 occasioni per diventare nonviolenti, Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2010 – disegni di Mirco Maselli, introduzione di Francesco Varotto e postfazione di Daniele Novara – un fumetto per scoprire, giocando assieme ai protagonisti delle situazioni, che c’è sempre un’alternativa alla violenza).
da “Il Piccolo”