Aggressioni ai sanitari: un altro punto di vista
Come Associazione Familiari Sofferenti Psichici Noi Insieme, vogliamo proporre un’altra lettura a proposito delle recenti deplorevoli e preoccupanti aggressioni ai sanitari ai quali va tutta la nostra solidale vicinanza.
Sentiamo profondamente il dovere di sostenere tutti gli operatori della sanità pubblica sia per le aggressioni che per gli alti carichi di lavoro ai quali sono sottoposti oggi, a seguito di pensionamenti o dimissioni senza reintegro che generano inevitabilmente logoramento, stanchezza, disaffezione. Li comprendiamo e li ringraziamo.
Tuttavia evidenziamo ancora una volta quanto i nostri figli o congiunti difficili, fragili, ipersensibili e frangibili abbiano la necessità di interventi circostanziati, complessi e continuativi, integrati tra medicina e socialità. Se svolto con la dovuta cura tutto ciò comporta dedizione, tempo, costanza, attenzione. E tutto ciò OGGI non può essere svolto da servizi mortificati nei loro organici, svuotati di personale pericolosamente ridotto al minimo. IERI, in altre condizioni, le aggressioni non accadevano con questa frequenza da stillicidio allarmante alle quali oggi assistiamo. Ci sarà un perché?
Il trattamento subìto dal CSM di via Gambini ne è l’esempio più evidente e, a nostro avviso, scandaloso. Non più servizi psichiatrici sulle 24 ore, non più personale qualificato per le visite domiciliari, non più operatori che possano dedicarsi e prendersi carico della persona nella sua globalità e non solo come ammalato quale assuntore di farmaci.
OGGI i Centri di salute mentale sono ridotti a meri distributori di medicinali, spogliati dalle buone pratiche che hanno fatto si che il sistema Trieste sia all’avanguardia mondiale e sia tutt’ora il riferimento per la Salute Mentale dall’ OMS.
Come Associazione dei familiari abbiamo segnalato già nell’agosto 2022 al direttore Generale di ASUGI le gravi criticità dei Centri di Salute Mentale in particolare di Gambini e l’evidente impossibilità di rispondere adeguatamente alle problematiche complesse che i nostri figli e parenti pongono. Il 30 marzo abbiamo inviato un nuovo sollecito al Dott. Poggiana invitandolo ad attuare le azioni promesse atte ad rintegrare l’organico dei CSM e al ripristino di Gambini sulle 24 ore e premunendolo proprio delle gravi conseguenze che andavano a crearsi e che ora sono evidenti a tutti. Difatti in questi ultimi mesi il ricorso al TSO è aumentato notevolmente, come mai? Trieste in anni precedenti vantava una percentuale tra le più basse in Italia .
La constatiamo la rarefazione del numero di incontri tra paziente e medico.
La vediamo la quasi totale sparizione delle attività socializzanti necessarie per ogni progetto di cura e recupero.
E’ sotto i nostri occhi la quasi impossibilità per gli operatori dell’essenziale lavoro d’équipe, che garantisce le pratiche di cura.
Chi deve programmare la sanità – anche quella mentale – non sapeva che la pandemia da covid sarebbe stata elemento aggravante della situazione della salute mentale dei sofferenti e della popolazione in genere?
Da anni leggiamo dell’accrescere del disagio sociale e dell’aumento dei casi psichiatrici sia in età evolutiva che adulta. Da quale organismo pubblico e come viene governato questo fenomeno? Si progetta? Qual è la visione strategica per il mondo della salute mentale?
E’ del tutto evidente come non ci sia un vero progetto, un’autentica programmata gestione del fenomeno del disagio mentale. E pensare che, pur con limiti e difetti, eravamo stati esemplari in Italia e nel mondo con il “Modello Trieste”!
Con l’attuale stato dei CSM, era ed è assolutamente prevedibile quello che sta accadendo.
Dunque è nostra ferma convinzione che i nostri familiari trascurati, alcuni decisamente abbandonati, altri appena sufficientemente sostenuti, comunque tutti sofferenti, sono, insieme ed accanto ai sanitari anche loro le vittime di questa situazione!
Fermiamo le aggressioni ai sanitari, non con telecamere, vigilantes o l’intervento della polizia come prospettato da qualcuno, crediamo poco utili a cose già avvenute, ma con il doveroso esercizio del diritto alla cura disciplinato dai Livelli essenziali di assistenza e dal regolamento dei Centri Salute Mentale di ASUGI.
Le escandescenze, la rabbia delle persone in cura possono e devono essere gestite meglio, ripristinando l’organico nei vari servizi con personale qualificato, istruito a gestire le crisi e capace di interloquire, relazionarsi con le persone sofferenti e vedremo che anche le aggressioni al personale sanitario si ridurranno notevolmente.
Trieste, 20 aprile 2023
Per il direttivo dell’Associazione A.Fa.So.P. NoiInsieme OdV
Claudio Cossi