Di Maria Grazia Giannichedda (e Tommaso Losavio)

La truffa.

E’ un’operazione veramente truffaldina il dvd di Repubblica-L’Espresso intitolato “Vittorino Andreoli racconta Basaglia e la psichiatria nella società”. Il Basaglia promesso nel titolo e presentato in una brochure di otto paginette, nel dvd non c’è affatto. Al suo posto, una estenuante storiella della follia che Andreoli dipana per ben 80 minuti, dai Greci ai giorni nostri. Con un escamotage da studente impreparato, Andreoli esordisce dicendo che per capire Basaglia è necessario “inserirlo nella cornice della vicenda della follia” e così parte confezionando una sequenza di banalità che solo al 50° minuto lo conducono a nominare, finalmente, Basaglia. Non che da quel momento Andreoli si ingegni a farci capire qualcosa del suo lavoro e delle sue idee: Basaglia è per Andreoli appena un’occasione per esternare la propria visione del mondo, che culmina in un imbarazzante finale: “i miei matti io li amo davvero!”.

Domanda: perché l’editore e il curatore di quest’opera ( che sembra essere Umberto Galimberti anche se nella confezione manca una indicazione precisa ) non hanno avuto l’onestà di intitolare questo dvd “La storia della follia raccontata da Andreoli”? Forse perché Basaglia fa vendere e/o è inevitabile in una collana di psicologia? Ma allora perché non affidare il compito a qualcuno dotato di competenza e serietà adeguate?

La bugia

Ed ecco un illuminante esempio del rapporto tra Andreoli e i fatti.

Esce nel 2004 il suo libro I miei matti. Ricordi e storie di un medico della mente (Rizzoli, 2004 ). A pagina 173 una rivelazione: “ricordo che fui chiamato per chiudere il Santa Maria della Pietà, il grande manicomio di Roma che era arrivato a ospitare duemilacinquecento malati. E non posso cancellare dalla memoria il dolore straordinario delle ultime venti/venticinque persone costrette quel giorno al distacco. Non gliene importava nulla dell’idea di finire in città, in appartamenti tutti per loro”. Incredulità e qualche risata da parte di Tommaso Losavio e di altri operatori che hanno chiuso il Santa Maria per davvero. Così Losavio manda all’editore la lettera che segue, e che ha prodotto una imbarazzata e imbarazzante telefonata di Andreoli a Losavio.

Al Prof. Vittorino Andreoli

c/o RCS Libri S.p.A Milano

Esimio Professore,

Non ho alcun dubbio che nel maggio del 1999 Lei sia stato lo psichiatra italiano “più noto del paese”. Questa convinzione Le deriva, come scrive nel suo libro ( I miei matti, pag.235 ) dal numero delle richieste di consulti che saliva verticalmente ogni volta che, nonostante la sua ben nota ritrosia, aveva modo di discettare sui mali del mondo in questa o quella trasmissione televisiva. Ahimè è capitato qualche volta anche a me di essere chiamato in qualche studio televisivo ( è in una di queste circostanze che ci siamo conosciuti di persona) e ogni volta dovevo avvertire la redazione della trasmissione di non passarmi richieste di visite perché non ho mai fatto attività privata.

Non mi è chiaro tuttavia per quale motivo, tra le tante benemerenze da Lei acquisite durante una così lunga e luminosa carriera scientifica, professionale e mediatica, abbia voluto inserire anche una sua chiamata ( da chi?) a Roma con l’incarico di chiudere il manicomio di S. Maria della Pietà ( I miei matti, pag173). Caro Professore, questa è una BUGIA che non posso perdonarle perché tutto il processo di chiusura di quel grande manicomio è stato diretto e coordinato da chi Le scrive che, purtroppo, non si è mai potuto avvalere della sua ben nota competenza. Ho fatto parte di un’altra scuola, quella che faceva capo a Franco Basaglia che, secondo la sua opinione, “ non ha dato alcun contributo specifico e originale dal punto di vista della storia delle idee”. Se Lei è stato, come afferma, “lo psichiatra più noto del paese” Franco Basaglia ( chi sa per quali meriti ?) è stato e lo è ancora, lo psichiatra italiano – non il “sociologo” – più noto in tutto il Mondo.

Mi assale, a questo punto, un dubbio atroce: che Lei esimio Professore, abbia confuso una semplice partecipazione ad una trasmissione televisiva condotta da Giovanni Aversa in collegamento da un reparto in via di chiusura del manicomio romano, con un incarico che non mi risulta le sia mai stato conferito. A volte può capitare che la sovraesposizione mediatica faccia confondere la realtà con la fantasia come succedeva in quel noto film americano ( Truman Show ) di qualche anno fa nel quale al protagonista gli si faceva vivere uno studio televisivo come realtà.

Sono certo tuttavia che quella da me rilevata sia l’unica bugia contenuta nella sua autobiografia regalatami per Natale da qualcuno che pensava che i suoi matti fossero anche i miei matti.

Si sbagliava senza saperlo perché i matti non sono né suoi né miei.

Cordialmente.

Il Direttore dell’U.O.C. Centro Studi e Ricerche

(Dott. Tommaso Losavio)

Roma, 13 gennaio 2005

1 Comment

  1. Pecoraro Salvatore

    va bè…mizzica! la risposta di Tommaso Losavio è stata chiarificatrice e sputtanante e mi piacerebbe leggere la trascrizione della telefonata fatta da Andreoli a Losavio…

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