Dopo la battaglia portata avanti negli anni ’70 per liberare, con la riforma Basaglia, i malati mentali da camicie di forza ed elettrochoc, Trieste vince la sfida legata alla libertà e tutela dei diritti degli anziani nelle case di riposo, e diventa la prima città italiana “libera dalla contenzione”, nel rispetto dell’articolo 13 della Costituzione.
Se Trieste ha già conseguito in questi anni un’ormai completa “liberazione” da ogni contenzione fisica (attraverso mezzi “meccanici”, legacci e simili o tramite farmaci, droghe ecc.) applicata su soggetti deboli quali gli anziani o persone problematiche, ricoverati in strutture di cura, residenze o case di riposo, punta ora ad “allargarsi” e a coinvolgere anche altre città della Regione e del Paese, dove non sempre questi risultati di civiltà sono stati raggiunti.
Dopo il convegno del 29 novembre (vedi) , che ha riunito i medici contrari alla contenzione del malato se non come extrema ratio, l’iniziativa ha ricevuto l’appoggio del Comune in un incontro ufficiale tenutosi lo scorso 21 dicembre.
Dal Comune di Trieste un appello agli altri Sindaci e ai responsabili sanitari di tutta Italia “affinchè – così si è espresso il Sindaco Roberto Cosolini – nessun cittadino del nostro Paese debba più veder violato l’articolo 13 della Costituzione, il quale prevede la non ammissione di alcuna forma di detenzione o restrizione della libertà personale (se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge) e il divieto di ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni.”
“Siamo al vostro fianco – ha detto nell’occasione il sindaco Roberto Cosolini a dirigenti, medici e infermieri dell’Azienda sanitaria – per la tutela dei diritti nel campo della salute, in particolare dei più deboli”.
“Siamo l’unica città in Italia – ha sottolineato Maila Mislej, Responsabile del Servizio infermieristico aziendale dell’Ass1 – che non pratica più la contenzione meccanica e farmacologica nelle 90 case di riposo pubbliche e private del territorio, con 3.000 anziani”. Risultato, spiega Mislej, assicurato dai controlli nelle strutture, ma ottenuto soprattutto con la formazione del personale: la contenzione andava rimossa in primis dalle menti degli operatori ai quali per anni era stata presentata come efficace.
“Per chi lavorava in ospedale da tempo – dice Pandullo – la contenzione era una pratica normale. Grazie alla nostra battaglia vi è adesso una presa di coscienza che condanna l’uso indiscriminato di questa pratica”.
Le obiettive difficoltà di questo impegno e di questo tipo di lavoro sono state poi sottolineate dal Direttore Sanitario dell’A.S.S. Adele Maggiore: “un lavoro – ha detto – dove si manifesta un’estrema necessità di attenzione e ricerca dei giusti equilibri fra diritti ed esigenza di sicurezza dei degenti e che richiede continuamente di porsi degli interrogativi e di discutere obiettivi e modalità. Il che rende ancor più complesso l’impegno degli operatori ma ne mette anche in risalto la professionalità.
” Nelle strutture comunali, ha ricordato l’assessore Laura Famulari, il principio di non contenzione è ora inserito nella Carta dei valori. Ma se ha Trieste si è raggiunto questo risultato, non è così in altri luoghi, in altre città anche poco distanti dal capoluogo giuliano.
“Da qui” – continua Mislej – “la necessità che altri sindaci, altre città e strutture si alleino e aderiscano a questa iniziativa”.
Per saperne di più – “Trieste libera da contenzione – vedi sito ”
(nella foto, partendo da sinistra: Livia Bicego, servizio infermieristico del DDD ASS1; Pier Riccardo Bergamini, medico legale ASS1; Dino Trento, vicepresidente OMCeO Trieste; Claudio Pandullo, presidente OMCeO Trieste; Maila Mislej, responsabile servizio infemieristico ASS1; Roberto Cosolini, sindaco del Comune di Trieste; Laura Famulari, assessore della Sanità e della Politiche sociali del Comune di Trieste; Adele Maggiore, direttore sanitario ASS1; Costanza Santin, dirigente OMCeO Trieste)