Il progetto dell’azienda sanitaria con magistrati e ordini professionali
Legati ad un letto in ospedale, sedati con farmaci, chiusi per anni nella stessa stanza in una casa di riposo. La contenzione meccanica, farmacologica e ambientale è un fenomeno che esiste, e che coinvolge spesso gli anziani. Dal 2006 l’Azienda sanitaria sta lavorando per eliminare una pratica considerata non prescrivibile dal medico e nemmeno protocollabile come atto sanitario. Il progetto vede anche la collaborazione di magistrati, rappresentanti dell’Ordine dei medici e del Collegio degli infermieri (Ipasvi) con lo scopo di introdurre buone pratiche di assistenza nei confronti degli anziani istituzionalizzati. Un lavoro, che ha ottenuto quest’anno la menzione speciale da parte di Cittadinanza attiva e del Tribunale per i diritti del malato al Premio Andrea Alesini, per una sanità a misura d’uomo. Troppo spesso, si legge nel progetto, «la contenzione rappresenta una soluzione messa in atto per rispondere a problemi altrimenti affrontabili. Ma la contenzione lede i diritti fondamentali delle persone, nuoce alla salute ed è causa di gravi complicanze». Tra gli obiettivi, la sensibilizzazione e la formazione del personale medico-infermieristico per il superamento di una pratica aberrante.
«Eliminare la contenzione è una questione delicata e urgente – spiega Livia Bicego, responsabile del Servizio infermieristico del Dipartimento di salute mentale». «La contenzione non deve essere la risposta ai bisogni del soggetto – prosegue – ma le persone devono essere assistite. La nostra è stata, ed è, una battaglia di civiltà, che nel 2011 vogliamo allargare a tutta la regione». Se Trieste è un’isola felice, la contenzione non è stata comunque eliminata, ha detto Flavio Paoletti presidente del Collegio Ipasvi: «Noi infermieri però possiamo immaginare nuovi sistemi alternativi. L’impegno è quello di portare avanti politiche appropriate nelle sedi istituzionali attraverso percorsi di formazione». La contenzione poi non è prescrivibile dal medico, sottolinea Claudio Pandullo, presidente dell’Ordine dei medici: «Trieste è la città più vecchia d’Italia, vanta un tasso di istituzionalizzazione degli anziani molto elevato. Contenere non evita le cadute, ma le complica, limitare l’attività fisica in un anziano è pericoloso e ancor di più lo è la contenzione farmacologica». E dal punto di vista giudiziario, «seppure non esista una norma precisa che vieti la contenzione, la si può prevenire», ha spiegato il sostituto procuratore Federico Frezza. «Ogni decisione presa dalla magistratura – aggiunge – si riferisce a situazioni concrete, ma deve prevalere la mentalità che la contenzione non sia la soluzione. Potrebbero verificarsi dei casi in cui venga utilizzata come estrema ratio, e chi l’ha applicata non dovrebbe essere incriminato perché costretto a farlo». Dello stesso avviso anche il giudice tutelare Francesco Antoni: «Non siamo arrivati a delle certezze, dovrebbe essere applicata in quei rari casi necessari per l’incolumità della persona. Starà nella persona che l’ha praticata dimostrare che è stato un caso necessario. Perché conta il rispetto delle persone che sono più importanti delle regole»
di Ivana Gherbaz
(da IlPiccolo)