Titolo: La sofferenza umana. Aspetto patico dell’esistenza
Autore: Eugène Minkowski
Editore: Solfanelli
Numero di pagine: 56
Prezzo di copertina: 7.00 euro
Anno di pubblicazione: 2020
“Ebbene, miei cari colleghi, io credo personalmente che, a forza di estendere il campo del patologico, abbiamo un po’ perso di vista, forse anche troppo, l’essere umano per quello che è, con le sue risorse e con le sue debolezze naturali, con la sua vocazione e con la sua condizione, attraverso cui egli tenta di portare avanti, penando, come meglio può e in base ai mezzi di cui dispone, il proprio destino”.
Eugène Minkowski, La sofferenza umana, 1955
Eugène Minkowski è lo psichiatra che figura tra i pionieri dell’antropo-fenomenologia in psichiatria. Minkowski ha portato il medico a volgere lo sguardo alla persona umana e all’aspetto patico (non psicopatologico) della sofferenza, comune a tutti, che è possibile trovare sempre, nonostante il disagio vissuto, nelle persone che attraversano l’esperienza della sofferenza psichica.
Lo stralcio è tratto da una relazione sulla sofferenza che fu letta da Minkowski in una conferenza di Neurologia. Riprendendo la filosofia di Max Scheler, Minkowski fece un passo oltre, mettendo in luce l’importanza di pensare alla sofferenza senza dare forma ad una psicologia dell’abnorme, ma procedendo verso una filosofia del mondo umano che permettesse l’incontro con l’altro su un piano di comune umanità.
Attraverso le parole di Minkowski, aperte ad un atteggiamento non solo clinico, i sintomi appaiono dunque nel loro essere dei fenomeni umani, nella loro qualità esistenziale mai riducibile alle categorie del manuale, o al metodo che misura.
Abbandonare il giudizio che calcola il maggiore o minore, il vantaggio o lo svantaggio, il malato e il sano, diviene essenziale, cosi come uscire fuori da ogni scuola, per condividere con l’altro la sua esperienza di verità e di sofferenza, senza anteporre il giudizio all’ascolto. Le parole di Minkowski chiedono di uscire fuori da ogni scuola, come ogni vera cura dovrebbe fare, per condividere con l’altro la sua esperienza di verità e di sofferenza, senza anteporre il giudizio all’ascolto.
In questa sua analitica della sofferenza, letta in una conferenza, Minkowski riprende la filosofia di Max Scheler ma fa un passo oltre la giustificazione religiosa, per aprirsi a quell’ “amor fati” che, solo, può permettere di accettare la sofferenza come fatto umano.
Si può immaginare come, durante la conferenza, le parole filosofiche siano apparse distanti alla psichiatria, e al bisogno di parlare di tipi clinici, di sintomi e di terapie, ma allo stesso tempo penso a come il giovane Franco Basaglia, e il giovane Eugenio Borgna, abbiano potuto cogliere in quella grande rivoluzione del pensiero, di cui Minkowski era capace, la via del ritorno verso l’umano offrendo a noi un mondo migliore.
La sofferenza umana tocca nel profondo l’essere umano che la vive ed è uno dei fattori costitutivi dell’esistenza.
Testi così importanti esigono che si torni sulle domande e si metta in discussione il proprio ruolo e il proprio potere, spesso illusorio, e concesso da una clinica molto lontana da chi soffre, per riportare il senso della sofferenza nella vita di ognuno, laddove la persona vive spesso abitando in modo disperato il giorno, e il senso delle cose, nell’indifferenza degli affari, del commercio e della noncuranza.
Le parole di Minkowski, poste con attenzione alla persona, mettono in luce come non si possa pensare alla sofferenza senza dare forma ad una psicologia del mondo umano che sia capace, come poi è stato dimostrato, di non ridurre tutto all’idea dell’abnorme ma di incontrare l’altro su un piano di comune umanità.
La sofferenza, ovviamente, non è né piacere né godimento; ma non è nemmeno il loro opposto; non possiamo contraddistinguere più del dovuto i fenomeni che riguardano l’esistenza dal flusso della vita e valutarli in modo antitetico su un piano puramente razionale. La sofferenza deriva dal vissuto e lo fonda nella sua autenticità.
La sofferenza appare nel suo essere parte integrante del cammino di ogni persona. L’essere umano, malgrado se stesso, è fatto per «avanzare penosamente nella vita», come rivela Minkowski. Una lezione importante per questi tempi di medicalizzazione, dove l’aridità dei protocolli, la farmacologia e le soluzioni veloci, allontanano dalla gentilezza e dal ri-guardo che invece si devono ad ogni persona.