Luigi Benevelli e Giovanni Rossi criticano l’acquisto con i fondi degli ex pazienti I due specialisti oggi in pensione: «I soldi andavano usati per la salute mentale»
Per il primo «l’effetto è sgradevole», per il secondo è «una beffa, anzi quasi una barzelletta».
L’acquisto del nuovo sistema di videosorveglianza al Carlo Poma con i soldi dei libretti estinti degli ex ospiti deceduti delle strutture psichiatriche mantovane (Op di Dosso del Corso e Ghisiola di Castiglione delle Stiviere) non è piaciuto a due storici psichiatri che hanno vissuto per tanti anni a stretto contatto con pazienti con problemi di salute mentale.
Luigi Benevelli, per quasi 30 anni all’ospedale psichiatrico di via dei Toscani (dal 1970 al 1999), e Giovanni Rossi, primario per 8 anni al Carlo Poma, assumono una posizione critica dopo la notizia dell’acquisto da parte dell’azienda ospedaliera di quindici telecamere per la videosorveglianza anti-ladri e anti-vandali che stando a una recente delibera dell’ospedale saranno pagate attingendo dal conto 50751060 denominato “Riserva da estinzione libretti al portatore ospiti ex strutture psichiatriche”. La spesa da sostenere è di circa 62mila euro e la fornitura informatica servirà a blindare l’ospedale di Mantova con moderni “occhi elettronici” che sorveglieranno giorno e notte il perimetro della struttura sanitaria, mettendola al riparo da scorribande ladresche. La motivazione è chiara e si legge nella delibera: «L’azienda ospedaliera non dispone di un sistema centralizzato di videosorveglianza che permetta il controllo e la vigilanza sul perimetro aziendale ai fini della tutela del proprio patrimonio. Vi è pertanto la necessità di dotarsi di un sistema idoneo di videosorveglianza che sia sicuro e affidabile». È infatti ancora vivo nella memoria collettiva il maxi furto compiuto alla fine di febbraio ai danni della farmacia del Poma, dalla quale sparirono medicinali per 700mila euro. Oggi il Poma corre ai ripari attingendo dal fondo nel quale nel corso degli anni sono confluiti i risparmi degli ex ospiti delle strutture psichiatriche deceduti, ovviamente solo al termine di un lungo periodo dopo il quale nessuno degli eredi ha rivendicato la titolarità dei libretti al portatore.
«L’uso di queste risorse – sottolinea lo psichiatra Luigi Benevelli, da anni in pensione – dovrebbe essere investito solo per migliorare la vita e il funzionamento dei servizi legati alla psichiatria e alla vita delle persone che oggi vivono ancora gravi disagi anche se non sono più costrette a vivere nei manicomi. Io non so se esiste un’autorità di pubblica tutela degli interessi delle persone che non sono più in condizioni di difendersi e se per caso non abbia qualcosa da dire. È vero che sono passati molti anni ma queste somme avrebbero potuto avere altre destinazioni. Vorrei tanto sapere se dentro l’Asl c’è qualcuno che ha qualcosa da dire».
Per Giovanni Rossi, primario al Poma dal 2002 al 2010 ed ex capo dipartimento Salute Mentale, anche lui in pensione, questa delibera ha il sapore di una beffa, «perché rappresenta l’ennesimo utilizzo di risorse che dovevano essere destinate alla psichiatria. Del resto è successa la stessa cosa di quanto hanno venduto l’ex Op. I libretti al portatore di chi non c’è più potevano essere considerati come una sorta di eredità per i compagni di sventura di oggi, per fare case, residenze leggere o per portare a compimento progetti abbandonati. Tutto questo sembra quasi una barzelletta, i pochi soldi che queste persone decedute hanno accumulato attraverso il diritto alla pensione e che probabilmente non hanno mai goduto o solo in parte perché costrette in un manicomio sono finiti per acquistare delle telecamere per sorvegliare altre persone».
di Roberto Bo, da La Gazzetta di Mantova