Vorrei che questo libro fosse un contributo alla formazione di giovani marinai di un intrepido equipaggio
Il grande dibattito sull’esistenza o la non esistenza della malattia mentale e sulla funzione normalizzatrice della psichiatria che ha attraversato gli anni Sessanta e Settanta oggi è spento.
L’ambizione di questo libro non è soltanto quella di formulare una critica della psichiatria contemporanea, ma anche di indicare strade possibili perché essa possa uscire dal vicolo cieco nel quale è intrappolata. Superare l’impasse significa uscire dai limiti disciplinari della psichiatria biologica e avventurarsi nella complessità.
Occuparsi di malattia mentale significa allora rompere lo schema salute/malattia e confrontarsi con la sofferenza, quando ciò avviene all’incrocio tra l’intimo delle storie di ciascuno e i luoghi pubblici che abitiamo. Occorre così ripartire dall’ascolto e dalla clinica individuale del paziente, attraversando territori via via più complessi e sociali, fino a incontrare le contraddizioni e le sfide della comunità politica.
«I dieci saggi che compongono questo libro sono stati scritti nell’arco di molti anni ma tutti declinano la medesima convinzione profonda, ossia che la Psichiatria sia una disciplina il cui costrutto epistemologico è fragilissimo e la cui dimensione morale è opaca e ambigua. Gli psichiatri, come dice bene la lingua francese, “font avec”, ossia convivono con la Psichiatria, taluni amandola e altri sopportandola. Certamente moltissimi psichiatri compiono uno straordinario lavoro quotidiano di ascolto, accoglienza e aiuto ai loro pazienti. Non sono infatti i tantissimi generosi e dedicati psichiatri a essere «impoveriti» dalla povertà della Psichiatria ma piuttosto è l’arroganza della disciplina che ne impoverisce l’azione e avvilisce i suoi piú ciechi e ottusi esponenti. Dunque, dieci saggi non sugli psichiatri ma sulla psichiatria e le sue miserie, le sue ambiguità, i suoi fallimenti. Questi brevi saggi tuttavia non sono soltanto una critica alla Psichiatria ma indicano anche delle strade possibili perché essa possa uscire dall’impasse creato dalla propria debolezza teoretica che troppo spesso si trasforma in forza pratica oppressiva».
Benedetto Saraceno è psichiatra ed esperto di sanità pubblica. Ha lavorato a Trieste con Franco Basaglia e Franco Rotelli. Dal 1999 al 2010 è stato il direttore del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze della Organizzazione mondiale della salute (Oms) e dal 2008 ha diretto il Dipartimento di malattie non trasmissibili. Attualmente è professore ordinario di Global Health alla Università di Lisbona. Saraceno ha pubblicato più di duecento articoli su riviste scientifiche internazionali e alcuni libri fra cui Discorso Globale – Sofferenze Locali (Il Saggiatore 2014).