di Luigi Colaianni
Assistente sociale specialista, Sociologo della salute
Responsabile per gli interventi sociali del CPS 10
DSM Fondazione Policlinico, Milano
Secondo la linea di ricerca che si focalizza sulla descrizione degli strumenti definiti in virtù di una normativa, rilevo anch’io la totale assenza di strategie flessibili, personalizzate ed efficaci nel combinato disposto della delibera regionale della Giunta lombarda “Rimodulazione del programma di utilizzo delle risorse destinate a Regione Lombardia con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 28 dicembre 2012 per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ai sensi dell’art. 3ter della legge 17 febbraio 2012 n.9“.
Ciò costituisce un marcatore circa il testo normativo nel senso della “istituzionalizzazione diffusa” per cui trattasi di mera rimodulazione in continuità con quello approvato con la DGR 122/2013 “Programma per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, ai sensi della l.17.02.2012, n.9 art. 3ter e successive modificazioni. D.M. 28-12-2008.”
Per cui, vista l’assenza della definizione di strumenti innovativi che permettano una effettiva multidisciplinarietà e adeguatezza degli interventi – quali il budget per la salute – appare insoddisfatta la finalità enunciata nella legge nazionale “di provvedere alla riqualificazione dei dipartimenti di salute mentale, di contenere il numero complessivo di posti letti da realizzare nelle strutture sanitarie” per l’esecuzione della misura di sicurezza.
Sotto la cenere di quello che verrà chiamato ex OPG, arde la centralità del riferimento attuale al costrutto della “pericolosità sociale“, tanto da permettere alla Giunta regionale di progettare una mera ridefinizione quantitativa dei posti letto: “E’ evidente che le nuove disposizioni incidono profondamente sul sistema, con particolari riflessi sulla necessità di posti in strutture alternative (REMS), riducendone sensibilmente la necessità. In tal senso è parso utile a Regione Lombardia, in linea con quanto effettuato dalle altre regioni, e con il supporto sia del Gruppo tecnico di Approfondimento in tema di OPG che del Comitato regionale per la Salute Mentale, rimodulare la propria previsione di posti REMS, riconducendola a 2 localizzazioni per un totale di 8 REMS, ed un massimo di 160 posti residenziali”.
In assenza di di strumenti innovativi anche il richiamo a “non trascurare che la tempestività dell’azione di per sé costituisce un fattore fondamentale per una buona riuscita della recovery del paziente autore di reato” resta una mera citazione retorica.
Infine, il riferimento alla “creazione di percorsi di cura specifici per queste tipologie di utenti comporta una modificazione dell’attività tradizionale dei DSM. Essa andrà ad approfondire la direzione già dettata dal Piano Regionale per la Salute Mentale (PRSM, 2004) di strutturare l’attività dei CPS in percorsi di cura differenziati di consulenza, assunzione in cura e presa in carico; percorso quest’ultimo nel quale sono presenti interventi non solo di carattere estensivo, ma orientati ad affrontare la complessità (attraverso la definizione di Piani di Trattamento Individuali con equipe multiprofessionali e l’individuazione di case manager)” e quindi alla multiprofessionalità, e scriverei a saperi differenti da quello clinico, resta senza “gambe” e senza voce.
Ultimo rilievo è quello in merito alla “formazione” che necessita di essere discussa per i contenuti e i metodi: chi ne parlerà e deciderà? Coloro che sono pervasi dalla “pratica” della psichiatria manicomiale? Non si mette il vino nuovo nelle botti vecchie, ma si valuta che di vino nuovo nel testo analizzato ve ne sia ben poco.