Allo Stabile regionale di Trieste debutta Stravaganza di Dacia Maraini, coprodotto con l’Accademia della Follia.
Va in scena martedì 10 novembre alle ore 21.30 alla Sala Bartoli di Trieste, Stravaganza, testo di Dacia Maraini che viene portato in scena in un’inedita edizione coprodotta dall’Accademia della Follia e dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Lo Stabile regionale e la singolare realtà dell’Accademia della Follia – fondata nel 1992 da Claudio Misculin, Angela Pianca e Cinzia Quintiliani – hanno incrociato più volte le loro strade: l’incontro più significativo però è avvenuto lo scorso anno, quando alla Sala Bartoli è stato presentato il loro La luce di dentro, scritto da Giuliano Scabia.
Sempre martedì alle ore 18.00 si è voluto affiancare alle repliche dello spettacolo – in scena dal 10 al 22 novembre – un importante momento di discussione, sempre alla Sala Bartoli e a cui prenderanno parte oltre al Presidente e al direttore dello Stabile, Paris Lippi e Antonio Calenda, Giuseppe Dell’Acqua direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, il regista e attore Claudio Misculin e la stessa Dacia Maraini.
Il rapporto di collaborazione con la compagnia si rafforza ora con la coproduzione di questa nuova piéce – per la regia dello stesso Misculin – che ricostruisce, attraverso le vicende di alcuni malati, l’avvento della Legge Basaglia e invita a riflettere su quali ne siano stati gli effetti, le applicazioni, i problemi.
«È la dimenticanza che porta a rifare gli errori di una volta?» denunciava sulle colonne del Corriere della Sera poco più di un anno l’autrice. «O c’è una volontà pertinace di disfare ciò che di buono è stato concepito e applicato dal pensiero sperimentale di questo Paese anche troppo immobilista? Che la legge Basaglia non funzioni fino in fondo lo sanno perfino i sassi. Ma perché troppo spesso manca la realizzazione di una parte della legge che prevede l’accoglienza dei malati nelle comunità terapeutiche, la cura assicurata, il recupero e la restituzione alla società degli individui più fragili e sconnessi. Un progetto coraggioso, non facile, certamente, ma che va comunque tentato, nel rispetto degli ammalati…».
Questo impegno civile, umano, sociale di Dacia Maraini arriva sulle tavole del palcoscenico, con Stravaganza: lo spettacolo è a Trieste per la prima volta (dopo un applaudito esordio in anteprima, poco più di un mese fa, nella cornice del Festival dei Matti a Venezia) ma il testo – concepito nel 1986 e pubblicato l’anno successivo – vanta una lunga storia di successi ed è andato in scena molto anche all’estero: da Vienna a Canberra, da Rio de Janeiro a Berlino, da Melbourne a Tolosa… A dimostrazione che il tema su cui s’incentra ci appartiene universalmente, è una riflessione necessaria all’uomo alla sua coscienza, alla sua dignità.
«Cinque malati di mente internati in un manicomio, tre uomini e due donne, si tengono compagnia, si raccontano, si amano, litigano, si aggrediscono, ridono di sé e degli altri» riassume Dacia Maraini. «Un giorno vengono a sapere che è stata votata la legge Basaglia: da domani tutti a casa! L’ospedale chiude. Ma dove andare? Ciascuno fa i conti con il proprio passato: chi ha una compagna che si è messa a vivere con un altro, chi una madre morente e dei fratelli invadenti che hanno occupato tutta la casa, chi un padre che certamente non rivuole presso di sé una figlia cleptomane, chi una moglie che ha trovato modo di fare soldi per conto proprio visto che lui non è stato più capace di mantenerla.
I cinque decidono comunque di tornare a casa. Gli affetti su cui hanno sempre sognato sono lì ad attenderli. Ma appena arrivati trovano gelo e disattenzione. In realtà nessuno li vuole: sono stati bellamente sostituiti. C’è addirittura qualche parente che ha paura di loro, e vorrebbe chiuderli a chiave nella stanza rimediata all’ultimo momento. Così i quattro, perché il quinto Alcide non ha nessuno da cui andare ed è rimasto in manicomio, sono costretti a tornare in ospedale. Dove però decidono di vivere a modo loro: senza medici, senza elettroshock, senza chiavi e chiavistelli, in una comune aperta, con nuove regole stabilite da loro.»
Diretti da Claudio Misuclin a portare in scena questa storia saranno – accanto allo stesso Misculin – Sabrina Nonne Wagner, Dario Kuzma, Donatella Di Gilio, Gabriele Palmano, Giuseppe Feminiano, Giuseppe Denti, Eloisa Gatto, Livio Struja.
Direttore di scena Aldo Vivoda.
Le scene sono creazioni di Diego Iaconfcic e le melodie ancora di Claudio Misculin.
L’Accademia della Follia cui questi artisti o – come si definiscono – matt-attori fanno riferimento, è un progetto teatrale e culturale: si occupa di teatro e follia. Formata da attori a rischio, è un’esperienza singolare-universale dove la sofferenza individuale trova lo spazio delle parole e dei gesti. La ricerca nasce all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste nel periodo in cui le sue mura venivano abbattute da Franco Basaglia. Claudio Miculin in quel periodo si trova lì e fa prende parte a questo sogno comune e nel 1976 fonda il primo gruppo proprio dentro l’ex ospedale, il primo “teatro dei matti” e assieme agli altri partecipa alla creazione di quell’idea che poi diviene la Legge 180.
Il matto – secondo l’assunto dell’Accademia della Follia – può diventare un talento artistico se si creano opportunità di esplorare e di mettere in scena altre maschere oltre a quella unica e sovradeterminata di malato.
Stravaganza di Dacia Maraini, firmato da Claudio Misculin e coprodotto da Accademia della Follia e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia replica alla Sala Bartoli dal 10 al 22 novembre: dopo la prima, che straordinariamente avrà inizio alle ore 21.30 tutte le repliche serali avranno inizio alle 21 mentre nei giorni festivi lo spettacolo sarò pomeridiano con inizio alle ore 17.Ulteriori informazioni sono disponibili chiamando il Teatro allo 040-3593511 e sul sito internet del Teatro www.ilrossetti.it
tratto da: Ufficio stampa del Teatro Stabile Rossetti