Raptus omicidi e patologie psichiatriche: in Italia dati più contenuti rispetto agli altri paesi europei, grazie al sistema dei servizi. L’analisi del presidente della Società italiana di psichiatria
ROMA – Raptus omicidi, gesti inspiegabili o soltanto disperati. Da Mantova a Gela, in Sicilia, i recenti fatti di cronaca nera riaccendono il dibattito sulla riforma dell’assistenza psichiatrica in Italia, ma il rischio dietro l’angolo è che il clamore possa portare a grosse semplificazioni, quando la realtà invece è molto complessa. A mettere in guardia dalle facili conclusioni ad un giorno dalla strage del mantovano che ha visto un uomo uccidere tre persone tra cui l’ex moglie e a pochi giorni dal disperato gesto di una donna che in Sicilia ha tentato il suicidio buttandosi in mare con i suoi due figli, di cui uno soffriva di autismo, annegati in seguito al folle gesto è Luigi Ferrannini, presidente della Società italiana di psichiatria. “I problemi complessi non si risolvono con semplificazioni. – ha affermato Ferrannini – Sicuramente in tutte le società complesse i fenomeni collegati ai comportamenti e ai disturbi psichiatrici a tutto campo sono problemi che tutta la comunità scientifica ha sollevato come in grande sviluppo e di grande complessità. Per questo tutti i Paesi si sono attrezzati con sistemi di intervento precoce, ma non è aprendo un’istituzione concentrazionaria che si risolvono i problemi”.
Il caso del mantovano, che ha fatto riportare sui giornali titoli come ‘l’Italia dei pazzi armati’, crea allarme, ma nonostante siano “episodi che in Italia destano scalpore – ha specificato Ferrannini -, hanno dei dati minori che in altri paesi europei e in altri paesi delle società complesse. Sotto questo profilo non abbiamo il primato, anche perché l’organizzazione dei servizi, anche se infracidita, è molto più forte di quanto non lo sia in altri paesi”. Diverse le cause che portano a gesti folli, ma è il contesto ad avere oggi un ruolo sempre più importante. “Il complesso di elementi che producono comportamenti a rischio non necessariamente coinvolge persone già in trattamento – ha precisato Ferrannini -. Come nei recenti episodi delle depressioni post parto, di situazioni di famiglie divise dove la donna rimane sola, sono scenari che non vanno letti soltanto come il prodotto di una mente, ma di una mente all’interno di un contesto di risorse, di aiuti, di supporti, anche sanitari ma non solo. Leggiamo la complessità dei contesti e non riconduciamo i fatti soltanto alle patologie quasi ci fosse un nesso di causalità che dice che a fronte di una data patologia non può che succedere qualcosa”.
Per Ferrannini, in Italia oggi non preoccupa l’impianto delle leggi, quanto i servizi e le risorse destinate ad essi. “Il problema oggi non è solo legislativo, ma di programmazione sanitaria forte e anche di risorse che negli ultimi anni sono andate scemando e non aumentando. La legge attuale non impedisce di trattare le persone e di curarle adeguatamente. Oggi in Italia c’è bisogno di un atto programmatorio forte che rimetta in chiaro “chi fa che cosa” nella complessa matrice dei disturbi psichiatrici e ad essi correlati”. Interventi che devono andare ad individuare quelli che sono i nuovi bisogni dei soggetti coinvolti, spiega ancora Ferrannini. “Molto spesso i disturbi psichiatrici si associano a disturbi somatici e a disturbi causati da abuso di sostanze, quindi l’intervento e le programmazioni devono andare ad individuare seriamente i bisogni di salute emergenti su cui concentrare risorse e priorità per fare in modo che i servizi, di qualsiasi natura siano, come quelli non sanitari, come gli interventi precoci nelle scuole, ai servizi sanitari, siano in grado di farsi carico di questa complessità, ma non è la semplificazione che aiuta a fare delle buone leggi”.
Sulla possibilità di rimettere mano alla legge Basaglia, su cui c’è ormai un onnipresente dibattito, Ferrannini apre al confronto. “Apriamo un tavolo serio con le comunità scientifiche – ha affermato -, le organizzazioni dei familiari degli utenti, politici e istituzioni e facciamo un lavoro che possa servire a tutti. Non si rifaccia uno scontro ideologico. Sono passati trent’anni e la società è cambiata incredibilmente. Affrontiamo i problemi dell’oggi con le terapie, la cultura, gli strumenti tecnici e le conoscenze dell’oggi”. (Giovanni Augello)
(da SuperAbile 27 aprile 2010)