A poche settimane dal trasferimento dell’ultimo internato dal manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto in una comunità terapeutica di Modica, affermazione definitiva di quella “rivoluzione gentile” che ha portato l’Italia a chiudere finalmente gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, diverse iniziative stanno prendendo forma per evitare che si torni drammaticamente indietro.
Per questo sono stati presentati in Parlamento gli emendamenti al disegno di legge AC4368, approvato lo scorso 15 marzo.
La legge lede il valore residuale delle REMS: essa dispone che possa essere indirizzato a queste strutture non solo chi è stato riconosciuto affetto da disturbo psichiatrico grave al momento del reato, ma anche i detenuti le cui condizioni siano in fase di accertamento o per cui il disturbo mentale sia sopravvenuto in carcere, quando le strutture penitenziarie non sono in grado di assicurare misure adeguate. Come detto più volte quella del Governo è più una scorciatoia che una soluzione.
In attesa che si riprenda la discussione degli emendamenti presentati, stopOpg sospende la staffetta del Digiuno, alla quale hanno partecipato 197 persone in 49 giorni, che ha già portato a importanti risultati.
Parallelamente, si è istituito a Bologna il 18 maggio il coordinamento nazionale delle REMS: all’incontro erano presenti, operatori delle REMS e quindi dei Dsm e, come “ospite-amico e sostenitore”, il comitato stopOpg.
Accanto alla soddisfazione per la chiusura di tutti gli OPG, è emersa la consapevolezza forte delle difficoltà: la riforma (in particolare la legge 81/2014) non è stata “metabolizzata” da settori della magistratura (crescono misure provvisorie, scarsa propensione alle misure alternative, in alcune realtà vi è un eccesso di controllo sulle REMS), dagli stessi Dsm, dai decisori politici; permangono vuoti normativi e preoccupa la “lista d’attesa” per l’ingresso in REMS.
Proseguire in questa azione coordinata è necessario perché le REMS non restino rinchiuse nella stretta da una parte delle inefficienze del sistema carcerario, e dall’altra della difficoltà di collaborazione con i servizi di sanità regionale e di salute mentale territoriale costantemente sotto processo di sottodimensionamento e accorpamento.