Quanto alle proroghe è possibile farcela: “nessuna deroga alla data del 31 marzo fissata per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e anzi commissariamenti per le regioni inadempienti”, queste le ultime dichiarazioni del Ministro Lorenzin e del sottosegretario De Filippo, che dunque lasciano ben sperare. Anche se ancora troppi sono gli internati a 15 giorni dalla scadenza. E’ evidente che serve un rush finale, con un impegno e una collaborazione ben più forti tra Regioni/Asl e Magistrature. Perché sappiamo che l’aumento degli ingressi in Opg (inquietante sia avvenuto proprio in queste settimane in barba alla legge 81 che privilegia misure alternative) e le mancate dimissioni, dipendono dalle scelte della Magistratura, e dalla scarsa o assente collaborazione con i servizi delle Asl. Ma ad evitare la proroga (a far scattare i commissariamenti) ce la possiamo fare.
Invece preoccupano i possibili trucchi dopo il 31 marzo: ad esempio sostituire i vecchi Opg con le nuove Rems. Per questo abbiamo detto che la “fase transitoria”, accettabile pur di chiudere gli Opg, deve essere funzionale alla drastica riduzione delle stesse Rems, non come soluzione in attesa di costruire quelle nuove. Perché il numero di persone cosiddette “non dimissibili” – secondo i dati delle Relazioni governative – è di gran lunga inferiore al numero dei posti Rems. E poi con le Rems si apre un altro problema: agli operatori dei servizi non possono essere richieste funzioni di ”custodia” (come era al tempo dei manicomi) ma solo di cura …
Ma il “trucco dei trucchi” è lasciare aperto Castiglione delle Stiviere: un manicomio in piena regola, dove si pratica di norma la contenzione, come afferma placidamente in diretta Rai il direttore Pinotti. Se resta aperto Castiglione non si chiude la stagione degli OPG, anzi questo rischia di diventare un insidioso modello per altre regioni. Basta guardare alla pessima scelta di Piemonte e Liguria di internare nelle Rems dentro Castiglione i loro “pazienti”, invece che curarli nel territorio di appartenenza. In tempi di crisi, oltretutto, è uno spreco di risorse pubbliche finanziare una costosissima struttura manicomiale invece che i servizi di salute mentale nel territorio.
E allora la mobilitazione di stopOPG continua.
Intanto per arrivare al traguardo del 31 marzo con una vittoria: nessuna proroga alla chiusura degli Opg. Già questa sarebbe una data storica !
E poi per smascherare e scongiurare i trucchi: spostando il baricentro dalla logica manicomiale dell’internamento, alla cura delle persone nel territorio e nella comunità, come hanno insegnato le buone pratiche della legge 180.
Infine, abbiamo ben presente che bisogna cambiare i codici per chiudere il rubinetto che alimenta l’internamento in Opg (e in Rems); per mettere fine al trattamento speciale che mantiene il “folle reo” separato dagli altri cittadini, nel recinto del manicomio. Dobbiamo dirlo con chiarezza: una persona che commette un reato andrà in giudizio, anche se folle, e se colpevole sconterà una pena, e se malato avrà diritto alla cura, come impone la Costituzione. Le misure alternative alla detenzione – previste dalla legge – servono proprio a garantire quelle cure che in carcere non sono possibili. Semmai è l’esecuzione della pena – oggi tutt’altro che con funzioni riabilitative ! – e le vergognose condizioni in cui sono spesso costrette a vivere le persone detenute a dover essere cambiate, come impongono le condanne della stessa Corte Europea dei diritti umani.