Medici contrari alla chiusura di tutte le porte dei reparti. La direzione sanitaria dell’AsL vuote bloccare l’unica uscita delle corsie «per motivi di sicurezza»
ALL’OSPEDALE delle Scotte, gli operatori che si occupano di psichiatria tornano a dividersi sul trattamento da riservare ai malati di mente ricoverati. Riaffiorano le divergenze fra chi aderisce alla scuola “basagliana” e chi invece è su posizioni differenti. “Casus belli” è una porta. Un elemento di alto valore simbolico per i seguaci dello psichiatra veneto padre della famosa legge che nel 1978 spalancò le porte dei manicomi. La direzione sanitaria dell’Asl e quella della Psichiatria universitaria, hanno chiesto all’azienda ospedaliera di chiudere la porta che mette in collegamento i due rispettivi reparti, posti al sesto piano del primo lotto, con la scala per l’uscita
di emergenza. Fatto salvo ovviamente il rispetto delle norme di sicurezza, il direttore sanitario dell’Asl, Franco Ceccarelli, spiega che il provvedimento è stato chiesto semplicemente per motivi precauzionali, poiché attraverso quella porta i malati, sedici in tutto, fra i quali ci sono anche
persone ricoverate in seguito a trattamenti sanitari obbligatori, potrebbero uscire, andare in giro per l’ospedale o all’esterno e quindi essere pericolosi per se stessi e per gli altri. Quella porta attualmente è l’unica via d’uscita rimasta “aperta” perché tutte le altre porte sono chiuse. Chi entra nei reparti deve suonare e i malati che escono lo fanno soltanto accompagnati.
La chiusura di quell’ultima “uscita di sicurezza” ha indotto diversi medici che lavorano in psichiatria a firmare un documento in cui si chiede di lasciare quella porta aperta per non “blindare” i reparti, come accadeva nei vecchi manicomi.
Franco Tinelli
da LA NAZIONE SIENA sabato 12.06.2010