Non vi segnalerei questa “perla” se non fosse:
1. per la massiccia tiratura di Repubblica del sabato col supplemento Donna;
2. per il fatto che detto supplemento è rivolto appunto alle donne, cioè a coloro che più portano il carico della mancata o incompleta applicazione della 180.
Insomma, come diceva il tenentino Albertone, i tedeschi ormai si sono alleati con gli americani
Di seguito pubblichiamo la pagina curata da Umberto Galimberti sull’inserto Donne di Repubblica:
OCCUPIAMOCI ANCHE DEI FAMILIARI DEI FOLLI
Se l’ideologia acceca, i problemi non si vedono
“Ho letto il suo intervento In difesa dei folli sul supplemento di Repubblica D deI 18 agosto. Sono il primo firmatario, relatore e sostenitore del ddl “Nuove norme in materia psichiatrica”, cioè del tentativo di completare e aggiornare, dopo 34 anni, la cosiddetta legge 180 di Basaglia, attraverso norme operative che possano effettivamente garantire l’assistenza sanitaria e la cura ai malati di mente, così come la Costituzione prevede per ogni cittadino per qualunque altra patologia.
Tale proposta non vuole essere, come taluni per polemica affermano, una restaurazione manicomiale, oggi superata non solo dalla sensibilità comune ma anche dalle nuove conoscenze psico-farmacologiche e comunque dall’insostenibilità dei costi. Nel nostro obiettivo c’è quello di dare sollievo e condizioni di integrazione sociale ai pazienti e renderne accettabile la convivenza e il peso nelle loro famiglie, oggi per lo più abbandonate a se stesse in un dramma senza fine.
Sono rimasto sorpreso e ho particolarmente apprezzato le sue parole perché appaiono estremamente ragionevoli, giungono da un giornale che non appartiene alla mia area politica e culturale, ma sono la fotografia della realtà.
Appaiono giungere dalla mente e dal cuore di una persona che non sembra avere pregiudizi ideologici, ma sente invece la necessità di dare delle risposte concrete e praticabili, e non solo ai
lettori. In commissione parlamentare ho trovato invece dalla maggior parte degli esponenti del centrosinistra un muro di rigidità. Non entro nel merito, mi importa solo che si arrivi ad approvare, a fine legislatura, una legge finalizzata al bene di queste persone e delle loro sfortunate famiglie”.
On. Carlo Ciccioli, vice presidente della commissione Affari sociali della Camera e medico psichiatra (cicciolic@camera.it)
Chiedo scusa ai lettori se ritorno sul problema del disagio mentale, ma mi sento obbligato dalla quantità di lettere e che ho ricevuto sull’argomento, questa volta inviate da psichiatri, psicoterapeuti, politici, assessori comunali e regionali alla salute che, da diversi punti di vista, erano favorevoli a quanto ho scritto in precedenza in questa rubrica, con la sola riserva che a parer loro i servizi psichiatrici sul loro territorio funzionano. Anche se dalle lettere che ho ricevuto dai familiari di pazienti psichiatrici traspariva più disperazione che soddisfazione.
So che sulle conquiste faticosamente raggiunte, anche lo spostamento di una virgola crea allarme. Ma è un allarme ideologico, più a difesa di una legge che a difesa di quanti, pazienti e familiari, sono devastati dalla convivenza con soggetti afflitti da grave sofferenza mentale. Non penso che il disegno di legge, che non ho letto nella sua articolazione, riproponga surrettiziamente la riapertura dei manicomi. E di questo parere è anche il sociologo Francesco Pelella (fpelella@live.it ): «1) La chiusura dei manicomi è stata definitiva. 2)Il testo della proposta di legge va nella direzione del sostegno alle famiglie dei pazienti, oggi abbandonate a se stesse, e di una corretta assistenza ai malati che, non avendo consapevolezza della malattia, molto spesso evitano di curarsi. 3) Le strutture terapeutiche previste avrebbero un numero di pazienti limitato; si pensa a moduli di venti persone, gestiti da educatori, psicologi e psichiatri che si occupino di bloccare la cronicità e di avviare un percorso di riabilitazione e reinserimento».
A me paiono proposte sensate che pongono l’attenzione oltre che sul folle (un tempo rinchiuso in manicomio e oggi in ospedale per i giorni in cui si manifesta una crisi acuta), anche sui familiari che con lui devono convivere.
E come Franco Basaglia diceva che »una società per dirsi civile dovrebbe farsi carico della follia in una forma diversa dai manicomi», cosi mi verrebbe da aggiungere che deve farsi carico, dopo la chiusura dei manicomi, anche dei familiari che convivono con chi è affetto da grave disagio psichico.
Se leggiamo questa proposta di legge come un ampliamento dell’intenzione di Basaglia di assistere oltre ai folli anche i loro familiari, penso che tra destra e sinistra ci si possa intendere, come ci si è intesi quando sono sorte comunità per il ricovero degli anziani, per le tossicodipendenze, per le forme di anoressia e bulimia, e persino per l’autismo. Potrebbe essere anche questa un’occasione in cui la politica guarda i problemi reali, invece che la difesa di li posizioni ideologiche.
(da “Donna” di “Repubblica” nel numero del 20 ottobre)
1 Comment
Buon giorno Dottor Bugnami. Arrivo su questa pagina da una serie di opinioni, prese di posizione e proposte circa l’uso tearapeutico della cannabis. Mi trovo favorevole, in prima battuta per il fine e secondariamente per le conseguenze buone che una legalizzazione avrebbe sulle carceri, i piani sanitari regionale (eventualmente), la lotta alle mafie, la responsabilizzazione e la conoscenza. Tuttavia, ora che leggo questo suo invito alla critica della posizione di Galimberti, che pure recepisco come nebulosa, le domando la sua sincera opinione in merito. Grazie, Elena d’Amore