Siamo un gruppo di 4 donne, abbiamo una disabilità intellettiva, e stiamo impazzendo perché continuano a volerci inserire nei contenitori della disabilità.
Noi invece vogliamo uscirne ed entrare nella vita vera, quella in cui possiamo anche noi fare fatica, per esistere, volgiamo potere essere utili con le nostre capacità seppur piccole, collaboriamo per la preparazione dei panini per i senzatetto della stazione con la comunità di Sant’Egidio, vogliamo poter dimostrare che solamente facendo esperienza possiamo crescere come individui.
Perché non ci prendono come volontarie da qualche parte per poter arricchire il nostro curriculum?
Ma ancora prima c’è qualcuno che ci chiede un curriculum?
Ci fanno fare tanti corsi ma senza mai poter “gareggiare” alle vere corse per un posto, ci fanno fare tante attività ma senza mai metterci in attività per conquistare un posto nella società che non sia riservato ai disabili ma che sia potenzialmente anche mio se dimostro di potermelo meritare.
Facciamo teatro sperimentale e da qualche anno siamo andati nelle scuole, dalle elementari all’università, per formare le anime dei giovani..
Si può parlare di anime oppure spaventa?
Per noi la mente pensa e crea pensieri, l’anima sente e crea sentieri.
Ritornando al discorso delle scuole vogliamo poter provare a dimostrare che possiamo lavorare come formatori, formare nuovi punti di vista, nuove opportunità di visione di una situazione, abbiamo anche trovato l’etichetta giusta, “Ponte teatrale” cioè creare ponti per arrivare in luoghi altrimenti irraggiungibili e il fatto di poter avere nuovi strumenti e codici comunicativi non usuali mi fa sentire più tranquillo e posso dire che l’idea è un po’ folle ma almeno io non impazzisco dentro a quel contenitore ….
Vogliamo poter dimostrare l’importanza del benessere delle persone ma come fa ad esserci benessere se continuiamo a inserire in contenitori le persone?..
Dalla scheda d’iscrizione dell’Associazione oltre Quella Sedia al convegno Impazzire si può 2012