Da un po’ di tempo in qua le polemiche intorno alla psichiatria si fanno sempre più accese. Dopo le note vicende della morte di un ricoverato, tenuto legato per una settimana, e le accuse ad alcuni medici del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Santissima Trinità di Cagliari per i quali è in corso un procedimento penale, abbiamo letto sulla stampa quotidiana interventi di psichiatri che, autodenunciandosi, sono intervenuti a difesa dell’operato dei colleghi incriminati.
Come se non bastasse, è stata messa sotto inchiesta la responsabile dell’ASARP ( Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica) per presunte irregolarità nella gestione della casa famiglia Casa Matta di Quartu Sant’Elena. L’accusa più grave, però, è di esercizio abusivo della professione medica, probabilmente legata alla somministrazione di psicofarmaci. Un medico, sempre dalle colonne del quotidiano L’Unione Sarda, è intervenuto in sua difesa sostenendo la validità della struttura dal punto di vista riabilitativo.
C’è da aggiungere che questa associazione di familiari di malati di mente si batte da decenni a favore non solo dei suoi iscritti ma di tutti coloro che, in Sardegna, soffrono di patologie psichiatriche al fine di realizzare appieno le riforma del settore. All’indomani della chiusura del manicomio la stessa associazione aveva accolto alcuni dimessi realizzando una casa famiglia e dando vita ad altre iniziative per favorire l’integrazione e l’aggregazione sociale di soggetti sofferenti mentali.
Non intendiamo assolutamente trinciare giudizi pro o contro, quanto rilevare che non siamo assolutamente soddisfatti della condizione complessiva dei servizi di salute mentale operanti sul nostro territorio.
A Sestu, in particolare, il Centro di Salute Mentale (C.S.M) è da sempre carente, limitato quasi esclusivamente all’aspetto farmacologico (pur necessario).
Dopo il trasferimento dai locali indecenti di via Gramsci a quelli di via Di Vittorio, speravamo nel potenziamento della struttura. Niente da fare. La presenza dei medici è ridotta a poche ore settimanali e l’equipe psico-sociale opera a fasi alterne. L’unica figura che agisce con continuità è quella infermieristica, ma sappiamo che deve fare salti mortali.
Il presidio di Sestu dipende dalla Clinica Psichiatrica Universitaria di via Liguria e non sappiamo ancora il motivo di tale scelta. E’ ben vero che spesso vengono degli “specializzandi” a fare pratica e a dare una mano (alcuni di loro, però, restano meravigliati per le carenze del servizio), ma non è più tollerabile che le cose non debbano cambiare in meglio.
Abbiamo seguito con vivo interesse l’impegno del precedente assessore regionale alla sanità ( e del Dipartimento di Salute Mentale della ASL 8 di Cagliari) per dotare la Sardegna di un piano psichiatrico regionale e per avviare una vera politica socio-assistenziale. E’ stato potenziato (raddoppiandolo) il reparto ospedaliero di Is Mirrionis, è stato aperto (a Villa Clara) un servizio nell’arco delle 24 ore, è stata inaugurata una struttura in convenzione per giovani malati provenienti dal Continente in quanto sottoposti a provvedimenti giudiziari; nei programmi era previsto il potenziamento dei CSM (Centri di Salute Mentale) sul territorio e l’avvio di serie iniziative concrete per favorire il reinserimento sociale (e lavorativo) delle persone con disagio mentale.
Le polemiche del mondo accademico sulla natura della malattia mentale e sul modo di affrontarla si riflettono negativamente sui pazienti e le loro famiglie. Queste ultime pagano un prezzo terribile per le mancate o carenti risposte ai bisogni dei loro congiunti malati.
La chiusura dei manicomi è stata senza dubbio importante per togliere al malato mentale il marchio della vergogna e dell’esclusione sociale. Ma doveva essere la prima e fondamentale prima tappa di un lungo percorso da intraprendere che avrebbe dovuto coinvolgere positivamente tutti gli operatori della salute mentale (medici, psicologi, educatori, assistenti sociali, operatori socio-sanitari) sostenuti da una classe politica coraggiosa e incoraggiante che predisponesse piani e risorse economiche (soldi).
L’attuale crisi economica e sociale mette a dura prova i più deboli tra i cittadini. Una parte dei quali, se non sorretta adeguatamente, andrà sicuramente ad ingrossare la già folta schiera dei marginali.
Siamo stati tra coloro che hanno creduto (e credono ancora) nella riforma della psichiatria avviata da Franco Basaglia. Ci siamo impegnati per cercare di contribuire a dare soluzioni e proposte tutte le volte che pensavamo di poterlo fare. Qualche volta in totale solitudine (e improvvisando), altre volte affiancati da qualche medico che non si limitava (costretto dalle circostanze) alla semplice prescrizione farmacologia.
Abbiamo imparato facendo e oggi sappiamo meglio capire quale può essere il nostro ruolo. Non è facile non sbagliare quando ci si trova soli e senza validi punti di riferimento al momento dell’emergenza.
Per dire del servizio di salute mentale di Sestu ci limitiamo a ripetere fino alla noia che non è assolutamente adeguato ai bisogni di una paese che è cresciuto tantissimo e che continuerà a crescere col nuovo PUC ormai approvato.
A volte proviamo persino vergogna quando qualcuno ci viene a raccontare di un familiare che sta male sul serio e non trova risposte adeguate per fronteggiare la fase acuta del disturbo. E ci amareggia constatare che le opportunità di riabilitazione per i tanti giovani (in esclusivo trattamento farmacologico) sono assai vicine allo zero.
Lo abbiamo detto tante volte. Non ci stancheremo di ripeterlo ancora. Il livello di civiltà di qualunque umana convivenza si misura dalla qualità di risposte che vengono messe a disposizione delle persone più fragili.
E il futuro non lascia ben sperare.
Dionisio Pinna
da “l’occhio del cittadino”
tratto da: http://www.nonsololauneddas.it/blog/dai-giornali/198/c-s-m-carenza-di-salute-mentale/
1 Comment
L’articolo è ormai di due anni fa..e malgrado siano passati anni la situazione nei CSM Cagliaritani è sempre la stessa!
Ho un fratello con un grave disturbo dell’umore..così è stato definito e per essere ascoltati dagli operatori e della psichiatra che lo ha in cura occorre fare chiamate su chiamate per giorni interi o andare direttamente al CSM..non essendo mai soddisfatti a pieno del loro operato! in questi mesi mi sono pure sentita ringraziare dagli operatori per avergli spronati ad agire..veramente ti cadono le braccia a sentire tanta poco attenzione..non saprei neanche come definire un sistema sanitario psichiatrico che ha al suo interno persone che si nascondono dietro la mancanza di fondi..a volte basta solo un pò più di attenzione per il paziente e maggior ascolto dei familiari che vengono tenuti al di fuori e sono scarsamente informati! dal canto mio la mia famiglia si sta impegnando perchè chi di dovere faccia il proprio lavoro e non ci lasci da soli a combattere contro un problema che se assistito non può che risolversi in meglio! Io sono fiduciosa..tante sono le cose che avrei da raccontare su questo problema! ciao a tutti..