Il 1° ottobre si è svolto, come previsto, l’incontro al Ministero della Salute con il Sottosegretario on. Vito De Filippo per fare il punto sul processo di superamento degli OPG, in particolare sull’attuazione della recente legge 81/2014 (nb: al sottosegretario alla Salute De Filippo è stata assegnata con Decreto anche la delega sugli OPG con DM Salute 24.7.2014.) L’incontro era stato richiesto da stopOPG per verificare in particolare l’attuazione delle scadenze previste dalla Legge 81/2014.
Per stopOPG erano presenti: Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Patrizio Gonnella e Denise Amerini. Il sottosegretario on. De Filippo è intervenuto e:
-ha illustrato la 1^ Relazione trimestrale, appena inviata al Parlamento, sul Programma di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (prevista dalla legge 81/2014). La Relazione sarà resa pubblica ad horas;
– ha comunicato che il 2 ottobre 2014 è prevista la prima riunione dell’Organismo di coordinamento per il superamento degli OPG – formato da rappresentanti del Governo e delle Regioni. L’organismo si è insediato con oltre due mesi di ritardo perché la Conferenza delle Regioni ha nominato i propri rappresentanti solo l’11 settembre us;
-ha assicurato che proseguirà il confronto con stopOPG, esprimendo una valutazione positiva sulla legge 81/2014.
Come stopOPG: abbiamo espresso apprezzamento per la disponibilità al confronto manifestata dal Sottosegretario, per il rispetto dei tempi di presentazione della Relazione al Parlamento e per alcuni contenuti che ci sono stati illustrati (riservandoci di verificarla più attentamente al momento della pubblicazione).
Abbiamo inoltre ribadito che la legge 81 – pur con carenze e limiti – è una “buona legge” e va applicata bene. Attuare bene la nuova legge – e chiudere gli OPG – risponde non solo al diritto alla cura delle persone internate ma all’esigenza di rilanciare il ruolo dei servizi socio sanitari e di salute mentale nel territorio per tutta la popolazione.
Anche se la nuova legge non ha sciolto i nodi giuridici che sostengono l’Opg (bisogna modificare il codice penale) continuano nuovi ingressi, nonostante si debbano privilegiare le misure alternative al ricovero in OPG.
Da quanto ci è stato illustrato, i dati sul “turn over” negli OPG – nel trimestre 1 giugno/1 settembre 2014 – segnalano: n. 84 ingressi contro n. 67 persone dimesse. Nello stesso periodo la popolazione presente negli OPG è passata da 847 presenze a 793 presenze. Vi è una leggera diminuzione, segno che le previste dimissioni dei ricoverati che erano presenti in OPG al momento dell’entrata in vigore della legge (1 giugno2014) stanno avvenendo con lentezza. E che il trend di nuovi ingressi ancora non si inverte. Tuttavia la Legge 81 sta producendo primi effetti: dai programmi sulle dimissioni inviati dalle Regioni (Asl/Dsm) risulterebbero presentati n. 826 Progetti Individuali (su 846 internati). Sono giudicati “dimissibili” n. 425 persone, cioè oltre il 50% degli attuali internati: e già questo dato dimezzerebbe il fabbisogno di REMS (previsto oggi in 900 posti!) Ma analizzando le motivazioni che dichiarano i pazienti “non dimissibili” (n. 350/400 persone) risulterebbe che solo un’esigua minoranza sarebbe nelle condizioni di “dover restare” in OPG (o in seguito nelle REMS).
Infatti solo il 17% dei “non dimissibili” (quindi l’8,5% degli attuali internati) conserverebbe la condizione di “pericolosità sociale” come ridefinita dalla Legge 81. Inoltre, fra le persone dichiarate “non dimissibili” per ragioni diverse dalla pericolosità sociale, ben il 40% (circa 160 unità) lo è per “motivazioni cliniche” (sic): una tale motivazione non accettabile vista la ratio della nuova legge che sposta l’asse del’intervento dall’Opg al territorio. Si capisce bene quanto diventino residuali le Rems.
Per quanto riguarda gli atti della Magistratura, secondo la Relazione illustrata, risulterebbe:
-persistenza delle misure di sicurezza provvisorie (1/3 degli internati);
-(per chi è già internato) una riduzione dei tempi per il riesame della pericolosità sociale e per la fissazione della nuova udienza. Nelle ordinanze viene prescritto un termine entro il quale i servizi devono definire un Progetto Terapeutico Riabilitativo Individuale (PTRI), avendo come finalità misure alternative alla detenzione;
-che la proroga della misura di sicurezza detentiva in OPG è decisa perché persiste la pericolosità sociale o riemerge uno “scompenso psico patologico”. Su questo punto riteniamo indispensabile un approfondimento: quale “scompenso” si affronta/risolve con il ricovero in OPG ? Questa motivazione contrasta con lo “spirito” della legge 81 (e della 180);
-non vi sono ancora dati sulle dimissioni per decorrenza dei termini della misura di sicurezza detentiva (quindi anche per evitare i cosiddetti “ergastoli bianchi”), la cui durata massima secondo la nuova legge non può essere superiore a quella della pena per corrispondente reato.
Dalla Relazione risultano due “tendenze” per questi casi: dimissioni dall’Opg senza condizioni o con libertà vigilata. Entrambe hanno una ragionevolezza: la libertà vigilata “mantiene” in qualche modo un’attenzione alla persona, può funzionare come momento di presa in carico, ma la espone al rischio di violare prescrizioni e quindi di tornare in Opg, mentre la liberazione incondizionata evita questo rischio ma può accompagnarsi all’abbandono della persona. Su questo problema è necessario aprire un confronto.
Non è chiaro invece quanti detenuti (ex articolo 148 CP) siano stati inviati e siano ancora in Opg dopo l’approvazione della legge 81.
In ogni caso risulta indispensabile diffondere le migliori pratiche e i protocolli di collaborazione tra Magistratura e Regioni (Asl/Dsm).
Dalla Relazione risulterebbe confermato, salvo eccezioni, impossibile costruire le Rems nei tempi previsti dalla Legge per chiudere gli OPG (31.3.2015). Questo solo in minima parte è un ritardo dovuto alle Regioni; sono le norme vigenti che impediscono tempi più celeri. Ma non è un male: è semmai un’opportunità per rivedere i programmi regionali, destinando i finanziamenti in conto capitale e quelli correnti al potenziamento dei Servizi socio sanitari, DSM in primis (come prevede la stessa legge 81) e ai budget per i PTRI. Anche per questo abbiamo sollecitato il sottosegretario intanto a sbloccare il riparto dei finanziamenti di parte corrente e a dare indicazioni in questo senso in sede di Organismo di Monitoraggio e Coordinamento. È augurabile pure che alcune regioni virtuose possano presentare progetti residenziali alternativi alle Rems. I dati sopracitati sulle persone “dimissibili” segnalano che le Rems sono quantomeno residuali. Realizzarle a tutti i costi sarebbe uno spreco e una scelta sbagliata.
Si conferma che il tratto più interessante della legge 81 è aver spostato il baricentro dal binomio “malattia mentale/pericolosità sociale e cura/cusotodia” (Opg o Rems) ai progetti di cura e riabilitazione individuali e nel territorio. Cambiando la vecchia normativa (la legge 9/2012) si è aperta una nuova fase per applicare le nuove norme nello spirito della “legge 180”.
Perciò i programmi delle Regioni possono e devono spostare attenzione e investimenti dalle Rems (i cosiddetti mini Opg) ai percorsi di cura e riabilitazione individuali, per evitare l’internamento, potenziando i servizi socio-sanitari territoriali, che servono a tutti i cittadini. E’ quello che sta accadendo in alcune Regioni.
Abbiamo ribadito che la legge va applicata in questa direzione, anche per scongiurare ulteriori proroghe della chiusura degli OPG e per orientare gli stessi eventuali commissariamenti per le regioni inadempienti.
Appena sarà pubblicata la Relazione del Governo sugli OPG al Parlamento esprimeremo una valutazione più compiuta.