Aurisina (Trieste) diventa centro pilota a livello nazionale quale sede delle Rems, le nuove residenze per l’esecuzione delle misure detentive, che sostituiscono – da marzo in tutta Italia – i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari, meglio noti con l’acronimo Opg, di fatto aboliti. Da qualche giorno due persone sono custodite, per disposizione del giudice, al Centro diurno di Aurisina «e sottoposte – ha spiegato ieri Roberto Mezzina, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda per i servizi sanitari – a un trattamento sanitario che punta al loro recupero». La scelta sul Centro diurno è caduta in virtù del fatto che si tratta di una struttura all’avanguardia, che ospita quotidianamente una quarantina di persone che hanno problemi di vario tipo e attentamente assistite da personale specializzato. «Eseguendo i necessari interventi di adeguamento per garantire la sicurezza della popolazione e dell’intera comunità – ha sottolineato l’assessore del Comune di Duino Aurisina, Tatjana Kobau – abbiamo dato il via a questa operazione che è gestita di concerto con la direzione sanitaria e le forze dell’ordine». I due provengono dal carcere milanese di San Vittore.«Dopo l’abolizione degli Opg – ha aggiunto Mezzina – bisognava realizzare le Rems. Quella di Aurisina è stata una delle prime a livello nazionale a essere in grado di accogliere le persone sottoposte a questo tipo di provvedimento, ed essendo previsto che coloro che erano in stato di detenzione negli Opg fossero distribuiti nelle regioni italiane in base alla residenza, a noi sono stati affidate due persone che risultavano residenti in Friuli Venezia Giulia». Nel territorio regionale, oltre a Duino Aurisina (che può ospitare al massimo due soggetti sottoposti a questi provvedimenti) ci saranno altri due Rems, una a Udine e l’altra a Maniago, ciascuna con una capacità di accogliere quattro persone. «Con questo nuovo sistema – ha ripreso Mezzina – si sta superando il vetusto meccanismo degli ospedali psichiatrici giudiziari, che risaliva al codice Rocco, dov’erano attuate le misure di sicurezza detentive a carico delle persone che avevano commesso reati e che risultassero parzialmente o totalmente incapaci di intendere e volere, ma comunque pericolose socialmente. Le condizioni di vita e cura in questi luoghi sono sempre state denunciate a vari livelli sia in Italia sia all’estero – ha proseguito il direttore del Dipartimento – e finalmente tutti, erano sei, sono stati chiusi. Le nuove Rems – ha precisato – devono avere determinate caratteristiche, possono prevedere un massimo di venti posti letto e hanno esclusiva funzione sanitaria. La gestione è affidata a personale sanitario con programmi terapeutici di recupero. La problematica della custodia invece – ha continuato Mezzina – è demandata alle prefetture per la sorveglianza perimetrale». Ad Aurisina il Centro diurno ospita da una decina di anni persone assistite da personale specializzato. «Per assolvere al nuovo compito di gestione delle Rems – ha detto Mezzina – abbiamo assunto 12 operatori da affiancare a coloro che già lavoravano sul posto». Le Rems sono nate per brevi residenze: entro 45 giorni il Dipartimento dovrà predisporre un progetto per il pieno recupero dei due ricoverati ad Aurisina e potrebbero perciò essere affidati, in futuro, al Centro di salute mentale della Bassa friulana. «Le persone trattate bene in un’atmosfera serena stanno subito meglio – ha concluso il direttore del Dipartimento di salute mentale – e le misure di sicurezza potranno essere ammorbidite nel tempo. Era giusto chiudere l’epoca dei cosiddetti “ergastoli bianchi” con persone che non uscivano più dagli Opg». Sul concetto si è espressa anche Kobau: «È una vittoria della civiltà l’abolizione dei vecchi ospedali psichiatrici e l’istituzione delle Rems»
(da Il Piccolo)