Filomena Greco, sindaca di Cariati: «No allo smantellamento del centro di salute mentale. Si continua a distruggere». A rischio 1700 pazienti e 10000 prestazioni annue
[articolo uscito sull’Eco dello Jonio]
«È assurdo ed improponibile che, tanto più nell’attuale emergenza, che ha esteso smisuratamente la sofferenza psicologica e mentale, si pensi di demolire ulteriormente gli unici e residuali presidi territoriali che si stanno prodigando tra mille difficoltà per far fronte alle tante richieste provenienti dal territorio». È quanto dichiara la Sindaca Filomena Greco denunciando come inaccettabile anche la sola ipotesi, che pure sta circolando in queste ore, di uno smantellamento di fatto del Centro di Salute Mentale (CSM) di Cariati con l’obiettivo, ancora una volta paradossale perché scriteriato, di supportare attraverso trasferimento di personale il Servizio di Diagnosi e Cura Psichiatrico (SPDC) di Corigliano, che ha già quattro medici su tre posti ricovero (occupati solo da donne di cui uno riservato da più di un anno alla stessa paziente); che dimostra pertanto di non averne nessun bisogno data l’esiguità dei ricoveri e la presenza di altri sanitari già in organico e che, infine, dovrebbe rappresentare, come da linee guida della psichiatria, l’ultimo approdo del paziente psichiatrico che ha invece tutto il diritto di curarsi a domicilio mantenendo la sua rete familiare e sociale.
Nello specifico, per quanto riguarda l’ambito territoriale provinciale (ATP) Ionio Sud – precisa la Sindaca – sono solo due gli psichiatri che lavorano nei CSM di Rossano e di Cariati. Come è noto, il Centro di Salute Mentale è privo da più di due anni di un organico stabile perché non è stato sostituito il personale collocato in quiescenza. Secondo l’ipotesi di ri-programmazione diffusa ufficiosamente – aggiunge – i due sanitari in questione dovrebbero essere alternativamente spostati dalla loro sede di servizio (CSM Rossano e CSM Cariati) ed utilizzati presso il SPDC di Corigliano. Tradotto – scandisce il Primo Cittadino – ci troveremmo di fronte ad un ulteriore smantellamento dei servizi territoriali con grave sofferenza delle zone periferiche già duramente penalizzate dalla progressiva desertificazione dei servizi di tutela della salute.
Tanto più – prosegue – se si considera che il territorio afferente al CSM di Cariati comprende non solo gli utenti di Crosia, Calopezzati, Pietrapaola, Mandatoriccio, Campana, Terravecchia, Scala Coeli e Bocchigliero ma anche quelli di Crucoli, Cirò Marina e Cirò, facendo registrare, negli ultimi tre anni, circa 1700 pazienti in carico con prestazioni che si aggirano all’incirca a 10000 annue. Nonostante le esigue risorse il CSM continua ad assicurare la cura a pazienti gravi e cronici, prevenendo scompensi e ricoveri e riducendo i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO), producendo di conseguenza un risparmio economico ingente per l’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP), considerato che ogni ricovero costa all’incirca 250 euro al giorno.
Per queste ragioni – va avanti – è assolutamente impensabile che il CSM di Cariati, uno dei primi istituito in Calabria ed il primo in provincia di Cosenza, che sta già operando quotidianamente con notevolissime difficoltà e con un organico stabile costituito da tre operatori (uno psicologo e due infermieri e con il supporto saltuario dei due psichiatri sopradetti) venga ulteriormente penalizzato impedendo di fatto ai medici di continuare la presa in carico dei pazienti
«È assurdo – scandisce la Sindaca – che non soltanto non vi sia stata ad oggi alcuna risposta da parte del Governo né del Parlamento col Decreto Calabria alle diverse richieste manifestate all’unanimità dai sindaci calabresi; che non sia stata ascoltata da parte del commissario provinciale alla sanità la nostra richiesta di prevedere per il CSM di Cariati la presenza stabile dello psichiatra; che non soltanto non sia ancora stata trovata una soluzione alla necessaria re-immissione dell’Ospedale di Cariati nelle rete regionale, così come invocato da tutti; ma che si continui imperterriti – conclude Greco – a privare questo territorio perfino dei Centri di Salute Mentale, primo riferimento per persone vulnerabili, fragili, con disagio psichico e spesso con famiglie multiproblematiche alle spalle».