da “Il Corriere della Sera”
L’Italia è terzultima in Europa (peggio fanno solo Estonia e Bulgaria) per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. Zero: ecco il risultato d’una ricerca nell’archivio Ansa incrociando i nomi di Orazio Schillaci e Franco Basaglia. C’è chi dirà che il ministro della Salute compare “solo” in 1.824 notizie d’agenzia e può essere una coincidenza che non citi mai il fautore della chiusura dei manicomi fondatore d’una nuova idea della salute mentale. Colpisce però il silenzio generale della politica intorno non solo allo psichiatra nato un secolo fa ma ai temi che pose. Basti dire che non uno dei governatori e assessori regionali alla sanità, delegati in materia, ha mai risposto all’angosciato appello di 91 direttori dei Dipartimenti Salute Mentale che oltre un anno fa denunciavano le “condizioni drammatiche” della rete d’assistenza “sempre più sfilacciata” e imploravano la spesa di almeno due miliardi per raggiungere “l’obiettivo minimo del 5% del fondo sanitario” fissato nel 2001 e mai toccato.
Al punto che, nonostante l’Istituto Superiore di Sanità parli di “tre milioni e mezzo di persone adulte” (più mezzo milione di giovani) sofferenti d’un “disturbo mentale negli ultimi 12 mesi”, il rapporto Headway 2023 dice che l’Italia è terzultima in Europa (peggio fanno solo Estonia e Bulgaria) per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale: 3%. Staccata dalla media europea (5,4%) e staccatissima da Svezia (10%), Germania (13%) e Francia (14%). Da arrossire. Così come fa arrossire che, mentre si levano lagne sugli “squilibrati in libertà”, il Parlamento non abbia affrontato ancora il tema posto dalla Consulta sulla tutela insieme dei “diritti fondamentali dell’infermo di mente” e i diritti “alla vita ed all’incolumità personale” di chi rischia d’essere esposto alla sua possibile violenza: “Non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa in ordine ai gravi problemi individuati”. A meno che qualcuno non abbia nostalgia degli orrori manicomiali…