LA BIBBIA DEGLI PSICHIATRI: LA VITA E’ MALATTIA
Il 28 marzo è uscita la versione italiana del DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico di psichiatria, il testo che elenca i sintomi e decreta quando i comportamenti devono essere considerati malattie.
Detto anche “la Bibbia degli psichiatri”, il DSM venne pubblicato per la prima volta nel 1952 dall’American Psychiatric Association, come risposta a quello che viene redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’ultima versione, il DSM 5, sta provocando molti dissensi; anche da parte dei due psichiatri che avevano curato la versione precedente, Robert Spitzer ed Allen Frances.
Il DSM 5 infatti ha abbassato la soglia entro la quale alcuni comportamenti , che prima rientravano nella normalità, vengono considerati patologie da curare. Un esempio è il nuovo “Disturbo Neurocognitivo lieve”, che diagnostica come malattia da curare le amnesie lievi, fino ad oggi erano considerate nomale conseguenza dell’età.
Abbiamo intervistato il dott. Angelo Fioritti, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna, per sapere che uso faranno gli psichiatri italiani del DSM.
Il dott. Fioritti chiarisce innanzitutto che gli psichiatri italiani non usano il DSM ma il manuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che è arrivato alla 11° edizione. Il DSM viene usato principalmente in America. Angela Fioritti continua dicendo che il DSM 5 non ha un utilità clinica ma solo assicurativa; i neurobiologi non lo usano ed anche gli psichiatri americani lo useranno sempre meno. In realtà, siccome il manuale favoriscono l’aumento delle prescrizioni di farmaci e di conseguenza favoriscono le case farmaceutiche.