(ANSA) – ROMA, 29 DIC – A trentun anni dal suo varo, la legge 180 sulla Psichiatria – meglio nota come ‘legge Basaglia’ – torna al centro della polemica. Da tempo le associazioni delle famiglie dei pazienti ne chiedono una revisione, denunciando di essere state lasciate sole dopo che la legge ha stabilito la chiusura dei manicomi in Italia, ma le proposte di legge in tal senso si sono sino ad oggi ‘arenate’. A rilanciare oggi il dibattito e’ stata, dalle pagine del quotidiano ‘la Stampa’, il ministro per le Pari opportunita’ Mara Carfagna: E’ possibile rivedere la 180 e ”sono favorevole a riaprire il dibattito”, e’ stata l’apertura del ministro, che ha raccolto l’immediato plauso delle associazioni. Un’apertura apprezzata anche dalla Societa’ italiana di psichiatria (Sip), che pero’ tiene a precisare: bene una revisione se si tratta di un miglioramento della legge, ma ‘no’ a qualunque tentativo di stravolgere lo spirito della norma. Ed infatti, proprio lo spirito della 180 ha portato ad un cambiamento epocale che ha fatto della legge italiana una di quelle riconosciute come piu’ all’avanguardia: ha sancito la fine dei manicomi e l’inizio dell’assistenza sul territorio. – LEGGE BASAGLIA, 30 ANNI TRA LE POLEMICHE: La legge 180 venne approvata dal Parlamento il 13 maggio 1978. Una legge rivoluzionaria che attraverso nuove regole per il trattamento delle malattie mentali voleva porre fine ai manicomi, tanto combattuti dal suo relatore Franco Basaglia, il portavoce del movimento dell’antipsichiatria. La legge ‘Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori’ ha sancito il superamento dei manicomi (ma l’ultima struttura manicomiale pubblica ha chiuso i battenti solo alla fine del 2002), che negli anni Settanta finirono nella bufera per i frequenti episodi di violazione dei diritti umani. Oltre al divieto di eseguire nuovi ricoveri, la legge ha istituito i centri di salute mentale e ha indicato i servizi territoriali come le strutture preposte al trattamento e controllo dei malati. Nel 2006, la legge Basaglia e’ stata presa come punto di riferimento anche da una risoluzione dell’Europarlamento, che chiedeva una profonda riforma della strategia europea sulla salute mentale. Tuttavia, in questi trent’anni il provvedimento non ha avuto vita facile. Tra i piu’ critici ci sono le associazioni dei familiari dei malati, che lamentano gravi carenze assistenziali e l’inadeguatezza delle strutture presenti sul territorio. Sono infatti poco piu’ di 700 i Centri di salute mentale (Csm) in tutta Italia (di cui 16 attivi h24). La presenza dei Csm non e’ tuttavia omogenea sul territorio e si registrano forti differenze nei servizi tra le varie regioni. Sono inoltre presenti 1.045 strutture residenziali. – PSICHIATRI, BENE MIGLIORARE LEGGE MA NON STRAVOLGERLA: Si’ ad una revisione della legge Basaglia al fine di ”migliorarla e razionalizzarla”, ma non certamente con l’obiettivo di ”stravolgerne lo spirito”. Cosi’ lo psichiatra Massimo di Giannantonio, membro del direttivo della Societa’ italiana di psichiatria (Sip), commenta le dichiarazioni del ministro Carfagna. La premessa, afferma, ”e’ innanzitutto quella che la legge va applicata affinche’ funzioni”. – FAMIGLIA MALATI, BENE CARFAGNA, NOI FINORA LASCIATI SOLI: ”Era ora – commenta il vicepresidente dell’Arap (Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica) Emilio Covino – che la politica si accorgesse dell’esigenza di una revisione della legge sulla psichiatria in Italia. Con l’introduzione della legge 180, infatti, la vita delle famiglie che hanno un parente malato non e’ certo migliorata, perche’ si trovano a dover affrontare molti problemi, tra cui quello del trattamento terapeutico, completamente da sole”. Per questo, spiega, ”appoggiamo un ddl promosso dal pdl e che dovrebbe presto essere calendarizzato in commissione Sanita’: il provvedimento prevede, tra l’altro, che il trattamento sanitario obbligatorio non sia limitato nel tempo ma abbia una durata congrua alle singole situazioni e possa anche essere prolungato”.(ANSA).
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