(ANSA) – ROMA, 12 OTT – La legge 180 sulla Psichiatria, piu’ nota come ‘legge Basaglia’, venne approvata dal Parlamento 31 anni fa, il 13 maggio 1978. Una legge rivoluzionaria che attraverso nuove regole per il trattamento e la cura delle malattie mentali voleva porre fine ai manicomi, tanto combattuti dal suo relatore Franco Basaglia, il portavoce del movimento dell’antipsichiatria. La legge ‘Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori’ ha sancito il superamento dei manicomi (ma l’ultima struttura manicomiale pubblica ha chiuso i battenti solo alla fine del 2002), che negli anni Settanta finirono nella bufera per i frequenti episodi di violenze e di violazione dei diritti umani. Oltre al divieto di eseguire nuovi ricoveri, la legge ha istituito i centri di salute mentale, e inoltre ha indicato i servizi territoriali come le strutture preposte al trattamento e al controllo dei malati. Nel 2006, la legge Basaglia e’ stata presa come punto di riferimento anche da una risoluzione dell’Europarlamento, che chiedeva una profonda riforma della strategia europea sulla salute mentale. Tuttavia, in questi trent’anni il provvedimento non ha avuto vita facile e, tra incomprensioni ed ostacoli, e’ stato rivisto piu’ volte. Tra i piu’ critici nei confronti della legge ci sono le associazioni dei familiari dei malati, che lamentano gravi carenze assistenziali e l’inadeguatezza delle strutture presenti sul territorio. Sono infatti poco piu’ di 700 i Centri di salute mentale (Csm) in tutta Italia (di cui 16 attivi h24). La presenza dei Csm non e’ tuttavia omogenea sul territorio e si registrano forti differenze nei servizi tra le varie regioni. Sono inoltre presenti 1.045 strutture residenziali. Lo scorso anno, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato delle nuove linee di indirizzo nazionale sulla salute mentale, che puntano a dare nuovo impulso al sostegno domiciliare e ai dipartimenti di salute mentale. Il dibattito sull’opportunita’ di apportare correttivi che rendano la legge piu’ attuale e’ aperto.(ANSA).