Per chi segue le sorti dei servizi di salute mentale e della legislazione del 1978 quelle trascorse sono state giornate convulse, ricche di colpi di scena. Praticamente chiusa la discussione generale nella XII Commissione Affari sociali della Camera con il via libera al relatore, l’on. Ciccioli (Pdl) alla stesura della bozza di testo unificato, il 27 maggio a Roma si è tenuta una manifestazione vivacissima, molto partecipata e combattiva organizzata da Unasam ( che raccoglie e rappresenta le associazioni dei famigliari e degli utenti ) a favore del mantenimento della legge in vigore. L’8 giugno a Milano si è tenuto un importante convegno sul tema della “posizione di garanzia degli operatori” con l’intervento di giudici e giuristi dell’Università Bicocca; il 9 giugno, sempre a Roma, al Capranica, intorno all’on. Ciccioli, si sono riuniti i sostenitori delle proposte di modifica. In quella sede il ministro Fazio è stato duramente contestato e fischiato per aver sostenuto che non è necessario rivedere la legge o aggiungere nuove norme e che i bisogni della psichiatria italiana sono altri e risolvibili in altri modi. L’on. Ciccioli gli ha replicato che rientrava nell’autonomia e nei poteri del Parlamento l’andare avanti per la propria strada, a prescindere dalle opinioni del Ministro, ma subito dopo è arrivata un’ ANSA nella quale Berlusconi dava piena copertura al ministro. Il mattino del 10 giugno nella Sala degli Atti Parlamentari del Senato si è svolta una tavola rotonda, promossa da Aresam, Cgil, Fp Cgil, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Forum salute mentale, Legambiente, Sos Sanità ed Unasam sul tema “Cosa (non) serve alla salute mentale”. Sono intervenuti il senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione d’Inchiesta sui servizi sanitari e operatori e famigliari dei servizi di salute mentale. Il 10 pomeriggio alla XII Commissione della Camera si sono tenute audizioni nel corso delle quali la gran parte degli interventi ha convenuto nel sostenere che il problema principale era quello di garantire su tutto il territorio nazionale a pazienti e famiglie di avere risposte puntuali e rapide, e non essere abbandonati.
In sintesi, da tutti questi eventi ed interventi si può ricavare che, per ora, il lavoro dell’on. Ciccioli è fermo. Eppure Berlusconi aveva inserito nel suo programma di governo del 2008 modifiche al regime del trattamento sanitario obbligatorio (tso). Che cosa è successo allora? Perché la “marcia indietro” di Berlusconi?
Fra le ipotesi che si possono fare vi è quella che, al momento, il governo non può consentire neanche di discutere provvedimenti che aumentino la spesa sanitaria e che indirizzino la stessa verso scenari neomanicomiali (tso prolungato) che possono desertificare le reti dei Dipartimenti di salute mentale. È stato importante che la reazione di associazioni, famigliari, operatori, pezzi di opinione pubblica alle proposte di Ciccioli ci sia stata e si sia fatta sentire, ma ha pesato certamente anche il fatto che le Regioni, in quanto titolari delle politiche sanitarie, quindi anche di quelle psichiatriche, non sarebbero in grado di fronteggiare le polemiche e reggere l’impatto di scelte nazionali che le obbligassero a modificare gli assetti dei servizi. È probabile quindi che siano state proprio le Regioni dei “governatori amici “ del governo in carica a lanciare l’allarme e pretendere lo stop al lavoro dell’on. Ciccioli.
Pericolo scampato allora, almeno secondo chi difende servizi orientati alla salute mentale e ai diritti dei cittadini con disturbo mentale e si oppone a chi propone servizi centrati sulla figura del medico psichiatra demiurgo che gestisce i destini di vita dei pazienti ( e delle famiglie) in nome delle ansie securitarie? Penso di no, anche se per l’immediato la discussione e la mobilitazione potranno avere una pausa. Potrebbe essere utile dedicare il tempo che si è liberato per affrontare, approfondire il confronto sulle questioni che si sono evidenziate come centrali: il consenso nei percorsi di cura, la presunzione della pericolosità sociale e la “posizione di garanzia” attribuita agli operatori dei servizi pubblici, sollecitando le competenze e le intelligenze dei giuristi, della Magistratura per misurarsi con quei pezzi di psichiatria clinica e forense che hanno alimentato e condiviso l’elaborazione di Ciccioli.
Luigi Benevelli
2 Comments
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Apprendere quanto riportato nell’articolo è sicuramente poco confortante dal punto di vista di un famigliare di una donna affetta da disturbo bipolare da circa dieci anni.Se a livello nazionale ci sono le problematiche sopra esposte,immaginate cosa può accadere in una regione del Sud Italia come la Puglia.
Infatti è in questi giorni che qui in Puglia,dopo uno scandalo che ha visto coinvolti dirigenti dell’Asl baresi,stiamo assistendo a manovre politiche da parte del Governatore Vendola per gestire la sua maggioranza.In un quadro politico cosi complicato,nel quale la salute mentale è coinvolta in modo consistente mi accingo ad esporre la situazione della mia parente:
donna di 41 anni con una disabilità del 100% accertata dagli opportuni Enti ,dopo un percorso scolastico abbastanza tortuoso è riuscita comunque ad ottenere delle qualifiche professionali minime per un inserimento nel mondo lavorativo.
Visto il mancato inserimento lavorativo, causato dalla patologia bipolare diagnosticata,siamo giunti a 5 ricoveri consecutivi dovuti a crisi legate alla patologia.
A seguito dei ricoveri il Servizio di Igiene Mentale ha proseguito il lavoro inziato dalle strutture ospedaliare,ma non ultimato correttamente a causa della mancanza dei fondi.
Infatti con quest’ultima motivazione che i medici del Servizio di Igiene Mentale rispondo quando gli si chiedono tutte quelle forme di assistenza aggiuntiva quali:inserimenti lavorativi mirati,momenti ricreativi volti a creare ambienti adatti a tutti coloro che sono affetti da patologie mentali,inserimenti in case famiglia atti a mantenere e sviluppare le poche abilità di questi pazienti.
Vista la situazione politica a livello nazionale e quella nello specifico dela regione Puglia ,sono qui a chiedermi quale può essere il futuro di una persona con una disabilità come quella di mia sorella nell’ottica di queste politiche sanitarie a livello nazionale e regionale.
Restando sempre fiducioso che le istituzioni non abbandonino le persone affette da tali infermità ,e augurando al Governatore Vendola buon lavoro,invito tutte le associazioni e tutti coloro che sono colpiti da problemi del genere a mobilitare con i mezzi che ritengono più opportuni l’opinione pubblica.
Ignazio Santamaria.