(AGI) – Roma, 1 dic. – Il ministero della Salute e’ al lavoro sulle malattie legate alla salute mentale. “Proprio ieri c’e’ stato un incontro tra Regioni e il ministero sulle linee di indirizzo”, ha detto il ministro Ferruccio Fazio presentando la campagna ‘Un sorriso per le mamme’, volta a combattere la depressione in gravidanza e nel post partum che colpisce ogni anno circa 90 mila donne in tutta Italia. “C’e’ tanto da fare per quanto riguarda la salute mentale nel nostro Paese”. Ha poi aggiunto Fazio sottolineando che le linee di indirizzo “saranno pronte per febbraio”. (AGI) Rma/Chi
2 Comments
sto è un buon progetto di vita, che viene esportato anche in Puglia e in Campania:è della città del sole di Perugia onlus
Va esaminato attentamento, costa meno di molti ricoveri
ispetto ad ogni ipotesi di complessiva riforma del welfare, e di progetti concreti per cominciare a darle corpo, non possono non avere particolare rilievo le questioni relative al disagio mentale, oggi nell’agenda dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’incidenza che esse hanno in termini di qualità della vita non soltanto dei malati, ma dell’intera comunità cui questi appartengono.
Le esperienze fino ad ora previste dalle normative vigenti in Italia per favorire l’emancipazione dalla famiglia d’origine di giovani con disagio psichico (che tentano quindi di evitare il rischio di una cronicizzazione in famiglia) presentano alcuni limiti, inerenti sia agli alti costi previsti per la loro gestione che alla qualità del servizio erogato. I modelli di comunità terapeutico-riabilitativa, gruppo-famiglia, comunità alloggio, etc., anche quando pensati ed organizzati con la migliore attenzione ai bisogni dell’utenza, non sembra riescano ad evitare due limiti intrinseci costituiti da:
a) la co-presenza di più soggetti con patologia psichica che, come è noto, favorisce l’imitazione di comportamenti tra coloro che insieme convivono, determinando circuiti di induzione reciproca di sentimenti e gesti regressivi;
b) l’inevitabile stile assistenzialistico che si trovano ad assumere gli operatori che hanno questa specifica funzione, con la duplice conseguenza di rischio di burn-out dell’operatore stesso e di inevitabile anomalia ed esternità dei luoghi e delle situazioni rispetto agli ordinari contesti di vita.
Il progetto
PRISMA (Programma di Ricerca-Intervento Salute Mentale e Autonomie), per superare i limiti di cui sopra si propone di individuare e/o rafforzare e/o costruire una rete di situazioni “sane” di residenzialità, di occupazione, di tempo libero, di vacanza, in cui soggetti con bisogni e risorse diversificate trovino risposte di qualità alle loro esigenze.
PRISMA – al fine di mettere a punto e verificare un modello non assistenzialistico ma promozionale – coinvolge attualmente nelle proprie attività, insieme ad una molteplicità di soggetti pubblici e privati, individuali e collettivi, persone in situazione di handicap prodotta da patologie psichiche gravi e medio-gravi, con i seguenti obiettivi:
– migliorare la qualità della vita e l’integrazione sociale dei soggetti con malattie mentali;
– intervenire come programma di aiuto alle famiglie con malati mentali, per sostenere la progressiva autonomizzazione dei componenti delle famiglie medesime
– favorire ricerca e sviluppo di modelli per sperimentare formule organizzative e assistenziali innovative. back to top
LA CITTÀ DEL SOLE – Il progetto PRISMA L’attuazione
L’attuazione di PRISMA presuppone la possibilità per i soggetti con patologia coinvolti di poter fruire di un progetto di vita integrata, e quindi di una rete di opportunità. L’individuazione degli ambiti costitutivi della rete è suggerita dalla vita stessa e dalle diverse “aree” di cui si compone: formazione-lavoro, tempo libero, residenzialità, spostamenti, tempo-vacanza, terapia, coordinamento.
Ogni progetto di vita integrata, per rispondere realmente, 24 ore su 24, alle esigenze di una persona con patologia psichica e del suo contesto familiare, prevede perciò per la stessa una rete di sottoprogetti articolati in:
– un appartamento per la residenzialità con altri cosidetti normali
– un ambito lavorativo
– l’organizzazione e/o il coordinamento del tempo libero
– l’organizzazione e/o il coordinamento degli spostamenti
– l’organizzazione e/o il coordinamento del tempo-vacanza
– il coordinamento degli spazi terapeutici
– il sostegno psicologico alla famiglia
– una quota parte di struttura organizzativa di supporto (psichiatra, responsabile generale dell’organizzazione, segreteria, etc.)
Caratteristica
Caratteristica comune di tutti gli ambiti previsti nella rete dei sottoprogetti è che:
1) devono prevedere attività “normali” (il lavoro che si fa è reale per tutti, lo spazio ricreativo non ha altri scopi che quello di svagarsi insieme, la residenzialità è vivere in uno spirito di comunità, etc.)
2) Devono essere frequentati da persone c.d. „normali“ che lo vivono come uno spazio interessante o utile per loro;
3) L’operatore chiamato a gestire un’attività lavorativa o del tempo libero o residenziale che preveda la presenza di una persona con problemi non deve mirare la sua azione o attenzione sulla persona con difficoltà, ma nella gestione dello spazio perché sia la più favorevole a una migliore socializzazione di tutti;
4) A partire da una cultura della qualità che vede nel rapporto qualità/costo uno degli indicatori fondamentali per la valutazione della efficacia ed efficienza degli interventi sociali, questo modello di integrazione favorisce anche una trasversalità di intervento rispetto a diverse forme di disagio sociale, che appaiono invece in altri modelli nettamente separate (ad esempio pensando a una casa abitata secondo le regole del „patto di cura“, si ritiene che sia del tutto possibile ed in alcuni casi auspicabile l’integrazione di un soggetto psicotico con un giovane disoccupato, o un disabile fisico, o un ex-detenuto in semilibertà o un extra-comunitario con problemi economici, etc.). ba
Cara Gloria55 credo manchi un pezzo.Non si capisce il collegmento con l’articolo. Cosi com’é sembra solo pubblicità