La chiusura dell’opg di Aversa, il cui processo è stato costantemente monitorato negli anni scorsi da Psichiatria Democratica che ha effettuato numerose visite nella struttura attivandosi anche per la dimissione di alcuni pazienti impropriamente internativi, da un lato conferma il buon lavoro svolto in Campania, dove già era stato chiuso l’opg di Napoli Secondigliano, e accentua le responsabilità di quelle Regioni che, nonostante il Commissariamento, sono tuttora in ritardo con i piani di superamento degli OPG in esse ospitati e contribuiscono a mantenere aperti, contra legem, gli (ex)ospedali di Montelupo Fiorentino (dove al 16 maggio scorso risultavano ancora internate 49 persone) e di Barcellona Pozzo di Gotto (26 internati al 31 marzo 2016).
Questi ritardi sono generalmente imputati alla mancata realizzazione delle REMS: questo è tuttavia un falso problema creato dalla sostanziale disapplicazione della legge 81/14 tanto da parte della Magistratura che applica routinariamente la misura di sicurezza detentiva quando questa è per legge da riservare solo a quei casi per cui non si può applicare un diverso provvedimento, sia da parte dei Dipartimenti di salute mentale che, anche per oggettive difficoltà di organico e di risorse, non si fanno carico, tempestivamente, di formulare i progetti terapeutico riabilitativi, previsti dalla legge, per i loro pazienti autori di reato.
Ovviamente, come Psichiatria Democratica, non possiamo che ribadire che le REMS non rappresentano l’alternativa al vecchio invio in opg e che quelle esistenti, se ben utilizzate, possono essere sufficienti con i loro posti letto ad accogliere la domanda di ricovero in regime di detenzione se correttamente irrogata, a condizione che alle rems non vengano anche destinati pazienti in misura di sicurezza provvisoria, che tutti gli invii siano accompagnati da un progetto terapeutico riabilitativo personalizzato e, soprattutto, che l’invio nelle REMS venga “filtrato” da subito (dal momento della notizia di reato di un soggetto affetto da un disturbo psichico) da un lavoro congiunto della Magistratura e del Dipartimento di Salute Mentale competente per quel paziente .
Per superare gli opg residui e non vanificare l’applicazione della legge intasando le REMS di ricoveri impropri, è ancora più attuale la proposta formulata da anni da Psichiatria Democratica, di attivare, in ogni Regione e Azienda USL, dei protocolli operativi vincolanti congiunti tra Dipartimenti di Salute Mentale e Magistratura di ogni grado, per una tempestiva presa in carico dei pazienti psichiatrici giudiziari fin dall’inizio della loro carriera giudiziaria al fine di trovare la modalità più consona ai loro bisogni di cura e assistenza utilizzando in pieno le alternative previste dalla legge che recita espressamente all’art 3: “…Il giudice dispone nei confronti dell’infermo di mente e del seminfermo di mente l’applicazione di una misura di sicurezza, anche in via provvisoria, diversa dal ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario o in una casa di cura e custodia, salvo quando sono acquisiti elementi dai quali risulta che ogni misura diversa non e’ idonea ad assicurare cure adeguate e a fare fronte alla sua pericolosita’ sociale…”.
Cesare Bondioli – Responsabile carceri e OPG Psichiatria Democratica
Emilio Lupo – Segretario nazionale Psichiatria Democratica