Il sito del forum ritorna dopo mesi di silenzio. Non è stata solo una parentesi estiva. La temperie politica che stiamo vivendo non può non condizionare il nostro fragile assetto organizzativo, la nostra pur ampia rete, i forti convincimenti che ci accomunano. La lunga pausa ha dato il tempo per ri/pensare alle ragioni che ci spingono a tenere attivo uno spazio di incontro e di confronto ma anche a interrogarci sul “che fare”.
Molti alla fine chiedono che si ricominci. Non solo nello spazio virtuale.
La carta di fondazione del forum del 2003, che a stralci intendiamo riproporre alla lettura, conserva tutta l’efficacia della sua proposta politica. A rileggerla oggi si coglie una sorprendente attualità. Tutti i temi dei singoli paragrafi sono attuali, con la stessa urgenza e drammaticità di allora.
Anzi, su alcune questioni che apparivano cruciali, e non rinviabili nella loro urgenza, registriamo perfino una stagnazione.
Solo per ricordare:
la contenzione che fu una delle questioni centrali e discriminanti al momento della fondazione, ha dato origine alla campagna “…e tu slegalo subito”, alle associazioni “no restraint” e a un grande impegno che ha coinvolto tutti. A fronte di esaltanti risultati in alcune realtà, molto resta da fare e bisognerà dare ulteriore impulso alla campagna;
il TSO e l’Amministrazione di sostegno che abbiamo accolto e sosteniamo come strumenti di importante garanzia per le persone che si trovano a vivere l’esperienza del dolore della mente, della perdita, del conflitto insanabile, del rifiuto ostinato, della ribellione incontenibile vengono stravolti nell’uso ordinario, piatto e banale, e finiscono per essere di prepotente arbitrarietà e di inutile violenza. A quarant’anni dalla chiusura dei manicomi tutti i ministeri della sanità che si sono succeduti non sono stati in grado di prestare attenzione alla questione;
il superamento degli Opg ha segnato un indubitabile successo del Forum e delle tante associazioni che hanno lavorato assieme. Tanti operatori impegnati oggi nelle Rems e nel progettare e sostenere percorsi alternativi devono far fronte al rischio di regressione e di riproposizione di pratiche ancora una volta sottrattive e oggettivanti. Riaprire il discorso con il ministero di giustizia è urgentemente necessario così come con la magistratura di sorveglianza;
il riordino degli assetti organizzativi sulla scia di politiche regionali che facciamo fatica a comprendere, una vera e propria cieca “devastazione” in alcuni luoghi, stanno alterando le reti finora tessute, riducendo la capacità di accoglienza dei servizi, demotivando operatori. Lontanissima ancora la sperimentazione su larga scala del Centro di salute mentale h24 e il servizio psichiatrico di diagnosi e cura a porte aperte e no restraint;
la cooperazione sociale, strumento preziosissimo di ricerca e di crescita, rischia in troppe aziende sanitarie di perdere la sua spinta innovativa e di sottostare a committenze povere per risorse e prive di senso. Basterebbe pensare alla crescita dei “posti letto nelle strutture” e le resistenze infinite a sperimentare il “budget di salute”;
le risorse, sempre limitate, vengono “bruciate” in politiche ripetitive, senza prospettiva e di negazione del protagonismo e impediscono di fatto la progettazione di servizi e di pratiche orientate alla ripresa, alla guarigione.
Malgrado tutto, tante “buone pratiche” sono radicate e diffuse e resistono. Altre si vanno strutturando. Non possiamo non riconoscere la forza delle svolte che si sono prodotte e che rappresentano la demarcazione solida dalla quale muoversi, con consapevolezza: l’internamento è finito e nessuno può immaginare di riproporlo; non parliamo più di interdizione; la triangolazione malattia–pericolosità–istituzione sembra visibile a tutti e, quanto meno, rappresenta un’interrogazione sempre attuale, viva e contraddittoria; possiamo registrare la fine degli ospedali psichiatrici giudiziari; reti di servizi, malgrado tutto, sono presenti in ogni regione; opportunità abitative, lavorative, formative, emancipative possono essere alla portata di tutti, benchè spesso banalizzate e ostacolate (il Forum spesso diventa una formidabile cassa di risonanza di esperienze impensabili); l’immagine delle persone che hanno ricevuto una diagnosi psichiatrica, tra la gente comune ha assunto una coloritura molto più vicino alla vita quotidiana.
Nelle periferie come nel centro delle nostre città, nei piccoli paesi è possibile scoprire idee, politiche, pratiche ricche di tensioni trasformative che segnano il cambiamento e faticosamente lo sostengono.
Di fronte alla persistenza delle cattive pratiche come di fronte all’autenticità (e alla radicalità) del cambiamento, là dove si produce, dobbiamo essere capaci di vedere e di interrogarci: che cosa è cambiato veramente? Che cosa pensiamo debba essere il nostro futuro? Cominciamo a pensare alla terza rivoluzione?
Le ragioni per ripopolare la piazza del forum ci sono tutte.
Nel settembre 2017 venne presentata dalla sen. Nerina Dirindin il DdL 2850s, “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei principi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180” (vedi). Ora all’inizio della nuova legislatura il ddl 2850s è stato ripresentato alla camera dall’on. Elena Carnevali e al senato dalla sen. Paola Boldrini. È una buona cosa, può rappresentare ora più che prima un pre/testo per ricominciare a lavorare con le più larghe convergenze. Le carte internazionali sui diritti di tutte le persone fragili e in particolare la carta dell’Onu del 2009 indicano con chiarezza la rotta: la libertà e il diritto innanzitutto!
Gli eventi, numerosi, diffusi e interessanti fanno pensare al bisogno di tenere vivo il movimento e di attivare tutti gli strumenti per tessere reti, diffondere conoscenze, promuovere incontri e scambi. Siamo consapevoli che gli anni sono passati e che “i tempi sono cambiati” tanto che assistiamo spaesati ai livelli quanto mai preoccupanti delle performances di questo governo, anche se con qualche speranza abbiamo ascoltato le dichiarazioni della ministra della salute al recente congresso della SIP di Torino. Abbiamo partecipato alla entusiasmante manifestazione di Milano.
Con sorpresa abbiamo saputo della nomina della psicologa argentina Devora Kestel a Direttrice del dipartimento salute mentale e delle dipendenze dell’Oms a Ginevra. La dr.ssa Kestel si è formata lavorando per più di 10 anni nei servizi di salute mentale e nella cooperazione sociale a Trieste e a Udine maturando una profonda conoscenza del sistema italiano.
E così la nomina di Fabrizio Starace, direttore del Dsm di Modena e presidente della Siep, al Consiglio superiore di sanità.
Due buone notizie per ricominciare e per continuare a pensare a una psichiatria gentile e a una salute mentale sempre più amichevole.
Prima le persone!