Il parere “La contenzione: problemi bioetici” affronta il tema della contenzione così come applicata ai pazienti psichiatrici e agli anziani, con particolare riguardo alle forme di contenzione meccanica, che più sollevano riserve dal punto di vista etico e giuridico. Numerose prese di posizione di organismi internazionali e dello stesso Comitato in precedenti pareri (circa la salute mentale e l’assistenza agli anziani)hanno già indicato con chiarezza l’obiettivo del superamento della contenzione, che è da considerarsi un residuo della cultura manicomiale. Ciononostante, tale pratica risulta essere tuttora applicata, in forma non eccezionale. Pur offrendo stimoli utili, le esperienze di servizi no – restraint, che hanno scelto come buona prassi di non applicare l a contenzione meccanica, sono ancora molto limitate. In più, non esiste un’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni adeguata alla gravità del problema, che viene alla ribalta in occasione di tragiche conseguenze mortali occorse alle persone so ttoposte a contenzione. Nonostante la scarsità degli studi in merito, indicazioni emergono dalla ricerca circa le variabili che più incidono sul ricorso alla contenzione: la cultura, l’organizzazione dei servizi, l’atteggiamento degli operatori rivestono u n ruolo decisivo, più della gravità dei pazienti e del loro profilo psicopatologico. Ciò dimostra che si può fare a meno di legare le persone e il successo di programmi tesi a monitorare e ridurre questa pratica confermano questa indicazione. Per queste ra gioni, il CNB ribadisce l’orizzonte bioetico del superamento della contenzione, nell’ambito di un nuovo paradigma della cura fondato sul riconoscimento della persona come tale (prima ancora che come malato e malata), portatrice di diritti. Il rispetto dell ’autonomia e della dignità della persona è anche il presupposto per un intervento terapeutico efficace.
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