La lunga riflessione di Serena Romano (vedi), giornalista e familiare attiva nell’associazione di Benevento, consente di ritornare sulla questione della contenzione e di pensare a possibili ulteriori azioni da organizzare.

Sulla vicenda di Franco Mastrogiovanni – morto legato a un letto di contenzione nel SPDC di Vallo Lucania – finalmente c’è una sentenza. Ma può bastare un verdetto di condanna dei medici in primo grado per considerare risolto il caso? Può bastare per non chiedersi perché mai i medici cagliaritani imputati per la morte di Giuseppe Casu dopo una settimana di contenzione sono andati tutti assolti, dopo un processo durato 6 ANNI? O piuttosto la sentenza è solo un punto di partenza per una nuova battaglia: forse la più difficile da vincere dopo la vittoria della legge 180? E’ questo l’interrogativo di fondo posto dall’intervento riportato qui di seguito. Una sorta di “racconto” corposo ma che si legge d’un fiato perchè scritto da chi fa il giornalista di mestiere, ma che non lo ha scritto “per mestiere”: Serena Romano è presidente di un’associazione di familiari che si occupa di disagio mentale. Un racconto, non a caso, corredato di immagini: il che unito al “modo” in cui è scritto – con l’intento, cioè, di raggiungere l’opinione pubblica senza tradire i contenuti di una psichiatria responsabile – affronta un tema fondamentale sul quale vi chiedo di discutere. Ovvero: come possiamo raccontare le tante “emergenze” della psichiatria in una società dove l’immagine ha preso il sopravvento sulla parola? Come possiamo, per esempio, mantenere sveglia l’attenzione dell’opinione pubblica sulla violenza della contenzione, accesa proprio da un video che la descrive meglio di centinaia di parole? Se penso che il nostro Forum di Salute Mentale è nato nel 2003 per combattere la contenzione e la cultura che la alimenta, e che oggi a 10 anni di distanza, l’episodio di Vallo della Lucania è solo la punta di un iceberg di quanto accade nell’80% degli SPDC d’Italia, il bilancio è di quelli che spinge a riflettere sulla necessità di inventare nuovi “Marco Cavallo” e diverse strategie per le nostre denunce e le nuove battaglie.

Perché se è vero che una sentenza non basta a modificare certi cattivi comportamenti, è anche vero che può diventare uno strumento fondamentale, se accoppiata a nuove opportunità in una nuova strategia mediatica: come, l’opportunità offerta dalla ratifica da parte dell’Italia – avvenuta proprio 6 giorni prima della sentenza su Mastrogiovanni – della “Convenzione contro la tortura, le punizioni e i trattamenti crudeli, inumani o degradanti”. Con questa firma  – avvenuta ben 10 anni dopo la nascita del Trattato internazionale e dopo 64 paesi rappresentativi di tutti i continenti – l’Italia si è impegnata a fare ispezionare i propri luoghi di privazione della libertà personale sia da un Comitato di esperti delle Nazioni Unite, che da un organo nazionale indipendente del quale deve “categoricamente” dotarsi entro un anno. Un organo che “deve potere entrare nei luoghi oggi preclusi ai giornalisti o alla società civile, quali carceri, stazioni di polizia, ospedali psichiatrici, centri di identificazione per stranieri.. dotato del potere di far chiudere luoghi indecenti, far aprire inchieste penali, indurre i responsabili a tenere comportamenti virtuosi”. Ebbene creare in Italia un organismo costituito da  personalità di prestigio in grado anche di perorare l’introduzione del crimine di tortura nel nostro codice penale, è una battaglia civile e culturale contro la “sottocultura”  della contenzione. Una battaglia che, però, per avere efficacia deve prendere in considerazione anche la necessità di utilizzare nuovi simboli e strategie comunicative come quelli suggeriti da questo intervento sul quale vi chiedo di “prendere posizione” anche con un vostro contributo di idee.

Peppe Dell’Acqua

1 Comment

  1. Mi intrometto nel cercare di dare un contributo senza avere una visione strategica e politica delle questione e più di tipo quantitativo che qualitativo.

    Considerando il momento di cambiamento e di possibile arretramento potrebbe avere valore ricercare anche una condivisione e percorso comune con chi afferma di essere contrario al DDL ciccioli
    Mi riferisco a parole ritrovate (so della questione 181) ma al di la delle differenze e divergenze mi risulta che hanno espresso condanna e una presa di posizione contraria. Sul loro sito in prima pagina lo dicono.

    Considerando poi i prossimi stravolgimenti politico-elettorali e l’ascesa dei 5 stelle andrebbe portata quella che è la visione del forum sulla salute mentale, contenzione caso mastrogiovanni verificandone la loro sensibilità ed effettive posizioni.
    Non c’è uno straccio di parola sulla salute mentale nel loro programma (in capitoletto salute)…potrebbe essere un male o un bene o almeno questo io non lo so.

    Forse ognuno guarda alla propria parrocchia, forse sarò un ingenuo ma…..

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