Una bella foto di giovani in cammino, colorati e sorridenti, decisi e instancabili: accompagnano il procedere di Marco Cavallo, di un azzurro intenso, come un cielo di primavera. Lui campeggia, figura centrale, da protagonista. Intorno, un prato verde fiorito.
E’ questo il “logo” che apre la “Ripresa degli incontri” del Forum Salute Mentale, nato nel lontano (?) 2003 con un documento fondativo, di data Roma, 16 ottobre.
La foto e l’appello alla Ripresa – pubblicati esattamente il 30 novembre 2021 – mi portano al momento in cui ho colto l’opportunità di condividere il progetto collettivo di una riproposizione forte del pensiero di Franco Basaglia. Soprattutto del suo ossessivo richiamo al privilegio delle pratiche.
Primato della pratica.
Che per me significa sostenere una nuova concezione delle persone con disturbo mentale, che si pongono come “Nuovi Soggetti”, e che pongono “Nuove questioni”.
Che mi ha fatto uscire da uno stato di minorità, legato allo stigma di una diagnosi irrevocabile, oppressiva, umiliante, spaventevole.
Che mi ha aperto alla Speranza, e mi ha infuso Coraggio, per attraversare le mille difficoltà, le mille cadute; per ritornare semplicemente alla Vita.
E’ di questi giorni la “Lettera aperta al ministro della salute, ai presidenti delle regioni, ai direttori generali, ai sindaci”, firmata da Peppe dell’Acqua a nome dell’Associazione Forum Salute Mentale. Un testo accalorato che parte dalla denuncia delle criticità e dell’involuzione in atto nella Sanità e nei Servizi pubblici; e ribadisce l’impegno e la testimonianza attiva di tutti gli associati al Forum e dei loro sostenitori.
In modo propositivo porta il focus dell’attenzione al Disegno di Legge, presentato per la terza volta, nel giugno 2023, alla Camera e al Senato dagli onorevoli Serracchiani, Sensi e dall’on. Magni, intitolato “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei principi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180 (1113)”.
Un lungo iter di un documento, che parte dal 30 maggio 2017, per iniziativa dei senatori Dirindin, Manconi, Guerra et alii, e di nuovo oggi ribadisce, con coerenza e con determinazione, indicazioni utili, quasi delle linee guida, per promuovere pratiche operative di gestione dei Dipartimenti di Salute Mentale, dei Centri di Salute Mentale.
Parole non scontate, in anni di mancata formazione degli operatori, sempre più pochi, sempre più soli.
Parole perfettamente conseguenti con il pensiero basagliano, che insegna a “fare”, ad “esserci”. E chiede a chi detiene il potere delle scelte, una presenza onesta e responsabile. Anche l’assunzione del rischio – certo una scommessa – di entrare nella realtà, di sporcarsi le mani, di agire nella concretezza dei problemi legati alla salute mentale, evidentemente espressione anche di bisogni sociali complessi.
La povertà diffusa, materiale e immateriale, crea emarginazione, produce “scarti”, “relitti sociali”, gli invisibili, i sopraffatti, i sommersi: dalla violenza della competizione, della performance, dell’odio agito nella indifferenza egocentrata, dispersiva e narcisista.
Un mondo difficile ammala sempre più persone, e pone domande ormai ineludibili.