Una voce fuori dal coro della psichiatria biologista: società e schizofrenia secondo un sedicente biologista.
Da un articolo di Marina Mannucci
“I ricercatori biologi come me nel corso dell’ultimo ventennio hanno promosso una visione di un modello molto medico della schizofrenia come malattia cerebrale e hanno ignorato abbastanza l’ambiente sociale. Questo fatto ha avuto la malaugurata conseguenza di sviare l’attenzione dalle condizioni sociali in cui vivono molte persone affette da schizofrenia. A dire il vero, la nostra società è strutturata in maniera molto strana. Ci si aspetta che pazienti molto vulnerabili vivano in situazioni che noi non potremmo tollerare […]. Noi tutti accettiamo che tali condizioni sociali possano causare ricadute nella psicosi, ma sinora non abbiamo riflettuto a sufficienza sull’ipotesi che esse contribuiscano all’esordio della malattia” (Robin Murray, What do we need to treat in schizophrenia?, in Progress in Neurology and Psychiatry, n. 6, 2002, p. 22).
Questo brano evidenzia un primo paradosso in merito alla comprensione e cura delle malattie mentali, del resto già largamente evidenziato, tra gli altri, anche negli scritti di Basaglia, Foucault, Goffman. Altro parodosso contemporaneo è il dominio del Manuale diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders nell’edizione originale statunitense), uno dei sistemi nosografici più utilizzato sa medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella clinica che nella ricerca, che opera una crescente patologizzazione del normale attraverso un’estensione invasiva del disturbo mentale in quanto connota come ‘disturbi’ comportamenti che si ritenevano sino ad ora accettati. […] Franco Basaglia sosteneva che la follia è presente in noi come la ragione e la società deve accettarla anziché dare il compito alla Psichiatria di trasformarla in malattia per poi tentare di debellarla. Sappiamo che la neurologia cura le malattie mentali del sistema nervoso, dell’organon, quali l’epilessia, gli effetti di una lesione cerebrale, i danni motori, ecc. La psichiatria si deve prendere carico della prevenzione, della cura e della riabilitazione di pazienti affetti da malattie mentali, ma non è sempre chiaro se queste malattie siano provocate da danni organici o da traumi. Molte sono le scuole di pensiero che nei secoli si sono espresse sull’argomento e la schizofrenia è la malattia che forse meglio ci permette di illustrare questa differenza. […] Fino a cinque-sei anni fa in Provincia di Ravenna era ancora dominante la psichiatria tradizionale, medicalizzata. Le cure cliniche delle persone con problemi di salute mentale si concentravano sul concetto della limitazione del danno, piuttosto che su quello di guarigione vera e propria. La posizione dei pazienti era quella di beneficiari passivi, benché, per molti di loro, le cure risultassero inefficaci o addirittura peggiori del loro disturbo. Le Associazioni dei familiari avevano denunciato da anni tale situazione, proponendo con forza cambiamenti radicali di indirizzo che, in effetti, finalmente si ottennero a partire dal 2007, con l’arrivo a Ravenna della dott.ssa Paola Carrozza, che introdusse progressivamente nuovi orientamenti e prassi ispirati all’indirizzo bio-psico-sociale, centrato sull’accoglienza della persona e sulla promozione della sua qualità di vita. Come documentava Peppe Dell’Acqua (già direttore del DSm di Trieste), con attivi Servizi di Salute Mentale basati sul paradigma bio-psico-sociale il 25% delle persone con disagio mentale raggiunge una completa guarigione clinica. […]