Di Roberto Mezzina, medico psichiatra, ex-Direttore DSM Trieste, Centro Collaboratore OMS, Presidente International Mental Health Collaborating Network, Vice Presidente World Federation for Mental Health
Non si può più tollerare che la politica entri in questo modo nella sanità. La piccola politica, quella degli interessi locali e clientelari, che si ammanta a volte di giustificazioni di schieramento politico o di partiti.
Non si può più tollerare che i patrimoni di buone pratiche vengano misconosciuti, ignorati e distrutti.
Non si può accettare che la sanità sia così tanto centrata sull’ospedale, che non esista una vera ed efficace prevenzione, che i servizi sul territorio, a partire dai distretti sanitari, siano inconsistenti, frammentati o privatizzati.
Non si può più concepire che l’assistenza agli anziani sia dentro case di riposo, RSA, ospizi quando sono possibili sostegni alle famiglie, badanti e servizi domiciliari socio-sanitari.
Non si può più accettare che l’unica risposta alle persone con disabilità psicosociali e disturbi psichiatrici sia rappresentata da comunità di decine di letti e, ancora oggi, grandi cronicari.
Non si può tollerare che i progetti personalizzati, i budget di cura, gli assistenti personali non siano la norma per includere socialmente le persone con disabilità di ogni tipo.
Non si può pensare che nuove istituzioni come le Rems abbiano solo “sostituito” gli OPG e che quindi siano concepite come luoghi di reclusione e di restrizione delle libertà, di cui concentrare ed aumentare i posti letto in ragione dell’accumulo delle persone, anziché come luoghi di passaggio per rientrare nel proprio territorio di appartenenza.
Non si può pensare a servizi di salute mentale parcellizzati, fatti solo da ambulatori e reparti di ricovero, mentre la risposta va data all’intera vita delle persone e ai loro bisogni.
Non si può pensare a servizi per le dipendenze come dispensatori di farmaci sostitutivi, senza intervenire sulla complessità delle condizioni delle persone, dentro un concetto unitario di salute.
Non si possono più accettare livelli essenziali di assistenza che siano solo sanitari, prestazionali, privi di controllo reale, mentre mai come ora è necessario un welfare di comunità all’interno del quale si iscriva una sanità attenta non più solo ai singoli ma alla collettività.
Non si può più delegare la salute dei cittadini ad una sanità aziendalizzata e retta da esclusivi criteri economici, da interessi e finalizzata al profitto.
Non si può accettare la disuguaglianza tra regioni nel diritto alla salute, alla prevenzione e alle cure.
La partecipazione alla salute dei cittadini, la verifica della qualità delle cure, il controllo democratico sull’operato di tecnici ed amministratori deve tornare al centro della nostra salute.
#IOSTOCOLSSN
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