Prosegue lo stato di agitazione del comitato il welfare non è un lusso non solo per la vertenza Asl Napoli 1 Centro ma anche in difesa del lavoro sociale e della legge 180

Napoli, 9 dicembre 2010 – Da stamattina 300 operatori e familiari degli utenti dei centri di salute mentale della Asl Napoli 1 hanno occupato l’ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli. Si tratta dei centri gestiti in integrazione con le cooperative sociali e le associazioni riunite nel comitato Il welfare non è un lusso, che sono in stato di agitazione a causa del mancato rispetto di quanto sottoscritto lo scorso 8 novembre dal commissario straordinario della Asl Napoli 1 Centro, Achille Coppola, e della manifesta volontà della Asl Napoli 1 di un pesante ridimensionamento del sistema dei servizi che si era costruito in questi anni. Il commissario si era impegnato a tutelare il lavoro delle organizzazioni sociali messo a rischio dai ritardi di oltre 17 mesi nei pagamenti della Asl e non solo non ha firmato le lettere di certificazione del credito così come aveva assicurato (documenti che avrebbero permesso alle cooperative di accedere ai prestiti bancari per coprire almeno in parte le spese di gestione) ma anzi ha deciso, oltre i termini previsti e senza alcun accordo con le organizzazioni sociali, di concedere una proroga dei servizi di appena 40 giorni, impedendo, di fatto, alle cooperative di mantenere gli attuali livelli occupazionali e di stabilizzare i servizi.

Ora sono a rischio i servizi per 900 utenti, soprattutto sofferenti psichici e malati di Alzheimer, ma anche disabili, anziani e tossicodipendenti. Tutti i servizi, non sono della salute mentale, in convenzione con la cooperazione sociale, sono stati interrotti.

«Come in un tragico gioco dell’oca siamo oggi ritornati nella casella di partenza – spiega il portavoce del comitato, Sergio D’Angelo – Occupiamo l’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi non per asserragliarci dentro ma per riaprire nuovamente la struttura alla città ricordando a tutti da dove si era partiti e come vada sprecato lo straordinario patrimonio di servizi che si era costruito in questi anni. Andrà persa un’idea di sanità, di salute e di prendersi cura delle persone realizzata in questi quindici anni. Gli utenti, soprattutto quelli della salute mentale, ritorneranno in parte nelle proprie famiglie d’origine, che si ritroveranno nuovamente sole; altri verranno abbandonati a se stessi; altri ancora ritorneranno a ricevere risposte solo medicalizzanti. Ma sarà forse meglio riaprire i manicomi?».

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