Gentile Direttore,
è trascorsa anche quest’anno la Giornata mondiale della Salute Mentale e voglio ringraziare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con autorevolezza ha sottolineato “l’importanza del benessere mentale come parte integrante della nostra salute, presupposto imprescindibile per una vita soddisfacente ed equilibrata. Grazie all’approccio innovativo di Franco Basaglia, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita, l’Italia ha tracciato politiche più rispettose dei diritti delle persone con disturbi psichici e ha aperto la strada a una nuova concezione della salute mentale basata sull’inclusione sociale, l’autonomia dei pazienti e il supporto all’interno della comunità. Nonostante ciò, il tema della salute mentale viene ancora troppo spesso trascurato”. (..) “È necessaria una rete di supporto adeguata ai bisogni delle persone con disturbi mentali, anche per sostenere le famiglie che ogni giorno si trovano ad affrontare un enorme carico emotivo e fisico. Datori di lavoro, scuole, Istituzioni e comunità hanno un ruolo cruciale perché il benessere mentale è responsabilità collettiva e ciascuno è chiamato a fare la propria parte per costruire una società più consapevole, inclusiva e solidale”.
Un messaggio nel quale tutti ci possiamo riconoscere e fa della legge 180 un bene comune del nostro Paese. Pur persistendo stigma e pregiudizio vi sono tante comunità solidali e inclusive nelle quali, in tutto il Paese, opera una rete di servizi, Enti del Terzo Settore, associazioni di utenti e familiari che a risorse invariate o lievemente ridotte, meno del 3% lontano dall’auspicato livello del 5% del fondo sanitario, assicura l’assistenza a circa 800mila persone e deve fare fronte a nuove sfide. Dopo il Covid la domanda è aumentata del 30% e si stimano in due milioni le persone con disturbi gravi bisognose di cura.
La situazione è resa difficile anche dalla carenza di operatori, psichiatri e infermieri in primis. In molte aree la crisi dei servizi di salute mentale è al limite della sopravvivenza. Su di essi spesso si scaricano molte questioni sociali, povertà economiche, relazionali ed educative, isolamento, solitudine e abbandono, migranti senza documenti, senza tetto, tutti fattori che correlano negativamente con la salute mentale. Lo stesso per quanto attiene le condizioni degli alloggi, la disoccupazione e le difficoltà economiche. Le tante tipologie di famiglie, spesso costituite da uno o due componenti, sono estremamente fragili e dipendenti da aiuti esterni essendo in crisi il welfare familiare. Le relazioni di genere problematiche o tossiche sono sempre più oggetto di richieste di intervento. Vi è una questione relativa ai giovani. La salute mentale è alle prese con una grande questione sociale e una sofferenza silenziosa e invisibile in molte famiglie, spesso con anziani.
Serve coerenza ed equilibrio tra le diverse politiche. La riduzione dei fondi sociali, per gli affitti, a sostegno del reddito rendono i cittadini più vulnerabili e spesso disperati accedono ai servizi di salute mentale. Una perdita di futuro e di speranza talora porta all’uso di alcool e sostanze e a condotte autolesive. La rivoluzione informatica che sta cambiando il modo di vivere ma anche il funzionamento mentale e si sta costruendo una società multiculturale. Un cambiamento che attraversa ogni ambito spazio pubblico, scuola e luoghi di lavoro, cultura, sporte e contesti sensibili sanitari, sociali, istituti penitenziari, centri di accoglienza e case residenza.
In questa complessa situazione occorre approfondire le analisi, coinvolgere tutti gli attori, sostenere ed assicurare i diritti/doveri evitando scelte regressive molto costose, come aprire altri reparti psichiatrici nelle carceri magari con la possibilità del TSO o ampliare il numero delle REMS nazionali, o ancora raddoppiare i posti di SPDC.
Occorre invece sostenere i servizi pubblici, autorizzare gli investimenti in personale che in salute mentale è la prima essenziale risorsa, favorire la conversione delle residenze in Servizi di comunità e prossimità utilizzando strumenti come il budget di salute. Un sostegno anche emotivo e solidale è fondamentale per gli operatori, spesso a rischio anche per la sicurezza personale e carichi di richieste contraddittorie e talora impossibili. Una grande responsabilità e l’abolizione della “posizione di garanzia” in favore del “privilegio terapeutico” potrebbe essere un bel segnale.