Una mattinata di intense emozioni a Villa Fastiggi, accompagnato dagli allievi della Scuola Galilei, per incontrare la Compagnia teatrale “Lo Spacco”
In un luogo inusuale si sono dati appuntamento dei detenuti, dei bambini, e un cavallo: la situazione è stata interessante, si potrebbe dire teatrale! Nella mattinata di lunedì 28 novembre infatti alle ore 10.00 Marco Cavallo, l’azzurra scultura scaturita dai pensieri e dal lavoro artistico dei matti di Trieste quando ancora esisteva il manicomio nel 1973, ha oltrepassato le mura del carcere insieme agli alunni della III B della Scuola Media Galilei andando incontro ai detenuti della compagnia teatrale “Lo Spacco”.
L’opera fu concepita e costruita, con il poeta e drammaturgo Giuliano Scabia, all’interno del primo laboratorio artistico in una istituzione totale per volere di Franco Basaglia, il grande psichiatra che elaborò la legge 180 sulla chiusura dei manicomi. È giunta a Pesaro nella mattinata dopo aver presenziato al Dodicesimo Convegno di Studi della rivista Teatri delle diversità (Urbania, 25-27 novembre). E’ stato un incontro che ha lasciato il segno: fin dalla sua nascita il gigantesco animale di cartapesta (è alto più di 3 metri) è diventato la proiezione dei bisogni e dei desideri dei reclusi; quel suo colore azzurro, lo stesso del cielo e della libertà, scatena la fantasia di chiunque lo incontri. E ci si può immaginare quanto in un luogo di reclusione il senso della libertà cerchi strade alternative per sfogarsi: tra queste la creatività e il teatro.
Il Cavallo ha raccontato ai presenti, detenuti, alunni, personale scolastico e penitenziario, i messaggi espressi dal Convegno appena concluso. Si è trattato di un dialogo, poiché la Compagnia e la classe III B hanno preparato insieme, a distanza, una lettura teatrale di un testo trasmesso da Peppe dell’Acqua, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, diretto erede di Basaglia. In quelle pagine si racconta la storia di Marco Cavallo attraverso le testimonianze diverse di chi l’ha vissuta: infermieri, utenti, gli stessi Basaglia e Dell’Acqua, in un avvicendarsi non solo di fatti ma di impressioni, emozioni, e modi diversi di vedere la realtà. Ragazzi e attori hanno per l’occasione scritto su diversi fogli i loro desideri, depositandoli poi simbolicamente -e in segno di auspicio- nella pancia del cavallo, “corpo vivente in cammino”.
“Il Teatro, con le sue e-pifanie può essere il momento in cui ricostruire il senso, per affrontare le problematiche, l’isolamento, la dispersione” (Giuliano Scabia).