di Eugenio Borgna
La legge 180 ha radicalmente cambiata, nel 1978, la ragione d’essere pratica, e anche teorica, della psichiatria italiana, cancellandone le intollerabili modalità di realizzazione, e rendendola la migliore delle psichiatrie possibili; ma ancora oggi non sempre, e non in ogni regione, le modalità concrete di fare psichiatria corrispondono ai grandi ideali scientifici, etici e umani, che animano la legge di riforma, e questo in particolare nel contesto dei servizi ospedalieri di psichiatria. Ci sono servizi nei quali le porte sono chiuse, e nei quali la dilagante somministrazione psicofarmacologica non si accompagna a strategie psicoterapeutiche e socioterapeutiche; e ci sono servizi nei quali la contenzione, questa violenza che ogni psichiatria degna di questo nome rifiuta, continua a essere attuata. Sono nondimeno comportamenti, questi, che non mancano, e sono forse frequenti, anche in quelle strutture che si possono chiamare, almeno indiziariamente, comunitarie.
Come si correlano con queste mie considerazioni generali le esperienze di Alberto Fragomeni, l’autore di Dettagli inutili, che è il doloroso splendido diario della sua sofferenza psichica rivissuta nel corso degli anni con coraggio, e con passione? Sono esperienze vissute in un dialogo senza fine con il dolore, con la depressione, con il male di vivere, con il male oscuro, con la maniacalità, e con una cura non sempre capace di ascolto e di comprensione; e sono esperienze descritte con un linguaggio di una bellezza e di una ricchezza emozionale, di una chiarezza e di una leggerezza, semplicemente straordinarie. Sono esperienze che noi leggiamo con stupore nel cuore: affascinati dall’intensità e dalla profondità delle riflessioni, e delle risonanze interiori, e dalla resistenza ferma e ardente alle influenze dolorose della malattia, e delle modalità di comportamento talora fredde e impazienti da parte di medici e di infermieri. Sono esperienze che testimoniano della sensibilità e della dimensione umana della sofferenza, anche quando questa è acuta e profonda, straziante talora e alienante, e che dimostrano la grande radicale importanza della relazione, dell’essere in dialogo, nell’articolazione della cura in psichiatria. Sono esperienze che solo chi ne abbia a soffrire conosce fino in fondo, e riesce a descrivere nella sua palpitante verità psicologica e umana; consentendo alla psichiatria di avvicinarsi al cuore della sofferenza: altrimenti irraggiungibile.
Sono esperienze espresse con un linguaggio di grande chiarezza, e di non comune pregnanza emozionale, che consente ad Alberto Fragomeni di farci conoscere i suoi pensieri e le sue emozioni, i suoi modi di rivivere la sofferenza e le sue doti di intuizione e di riflessione, la sua capacità di de-limitare l’influenza della malattia e di mantenere in ogni momento la coscienza acuta del suo malessere. La malattia, le accensioni brucianti della malattia, non spengono mai la percezione acuta del senso della sofferenza, e non lacerano, e nemmeno incrinano, la inclinazione allo studio e alla ricerca, alla lettura e alla rilettura di grandi e complessi testi di filosofia. Leggiamo stupefatti che egli si avvicina a libri fra i più complessi della filosofia moderna, come sono quelli di Karl Jaspers e di Martin Heidegger, con passione e con entusiasmo; e questo nonostante che da molti anni ormai la sua vita si svolga in un appartamento protetto: così è chiamata la struttura comunitaria in cui vive. La storia della sua vita si svolge senza che mai si manifestino comportamenti incrinati da aggressività, e invece sempre sigillati da una rara gentilezza. Nemmeno mai vengono meno la comprensione e l’accoglienza del modo di vivere delle pazienti e dei pazienti con cui Alberto Fragomeni si incontra.
Sono esperienze le sue, che solo la legge di riforma della psichiatria italiana ha reso possibili nel contesto di quella che è stata la chiusura dei manicomi nei quali, come si sa, la dignità della sofferenza psichica veniva radicalmente negata, e lacerata. Questo libro, sulla scia di straordinarie capacità espressive, testimonia della ricchezza umana e della gentilezza d’animo che si accompagnano alla malattia in psichiatria, e della rivoluzione alla quale è giunta in essa la cura non più irrigidita, e pietrificata, nei soli binari della farmacoterapia, ma allargata a modelli psicoterapeutici e socioterapeutici. Sono cose che tutti conosciamo, e cerchiamo di fare, ma che Alberto Fragomeni dimostra essere necessarie in questo bellissimo libro, che tutti dovrebbero leggere, non solo psichiatri e psicologi, e che ha in sé un grande valore formativo e, anche, educativo, perché ci confronta con l’aspetto interiore della malattia e della sofferenza in psichiatria, e ci aiuta a non perdere la speranza nemmeno quando non si possa giungere alla completa risoluzione della condizione di malattia. Un libro che si comincia a leggere, e non si riesce a interrompere: affascinati dalla sua originalità, e dalla sua umanità, dalla sua tenerezza, e dalla sua sensibilità.
Un libro che ci invita a riguardare e a superare il groviglio dei pregiudizi che non consentono ancora oggi di riconoscere la dimensione psicologica e umana della sofferenza psichica, della malattia in psichiatria, ricondotta abitualmente alla sua reificazione, alla sua riduzione a esperienza senza significato, e senza valore. Sono pochi i libri che, come questo, possano essere utilmente letti e illustrati nelle scuole, anche nella scuola primaria, al fine di ridare alla malattia in psichiatria, e alla grande sofferenza che l’accompagna, la loro irrevocabile dignità, e la loro nobiltà. Seguendo modelli formativi, come questo, ci si potrebbe attendere che, sulla scia della straordinaria rivoluzione che ha portato in Italia alla restaurazione della libertà nel deserto agghiacciante dei manicomi, la follia sia considerata come una dimensione della vita alla quale ciascuno di noi possa andare incontro. Il grande respiro etico del pensiero e dell’azione di Franco Basaglia non si limiterebbe allora alla realizzazione di una psichiatria umana e gentile, ma entrerebbe a fare parte della vita delle giovani generazioni, al di là di una opinione pubblica indifferente, e non di rado ostile, alla accoglienza di ogni forma di sofferenza psichica.
(da l’Espresso n° 43, 22 ottobre ’17)
(Dettagli inutili, Alberto Fragomeni. Collana 180. Archivio critico della salute mentale _edizioni AB verlag, Merano, 2016)