Big Psy is watching you.
La Società Italiana di Psichiatria (SIP) discende dalla Società Freniatrica Italiana che fu fondata nel 1873 da Andrea Verga e riunisce il 30% degli psichiatri provenienti dalle Università ed il 70% dai Servizi territoriali. Ad oggi la SIP conta quasi 8.000 soci.
La SIP ha paura. E’ terrorizzata, paralizzata dalla crescente ondata di violenza che gli operatori psichiatrici sono costretti a subire. La SIP è spiazzata, non si capacita, non riesce a capire. 8.000 soci, 8.000 cervelli in difficoltà. Un esercito di scienziati della mente che non riesce a dare risposta alla violenza.
Quindi cosa fa la SIP?
Prepara un questionario (vedi allegato) e un convegno che si terrà il 24 ottobre 2014 a Bari per unire le forze in nome della pace e prosperità dell’operatore psichiatrico.
Lo so, caro psichiatra, sono partito sarcastico, strafottente, irriverente. L’ho fatto perché è questa l’emozione che mi suscita leggere il tuo questionario assieme a frasi del tipo: “vi sono stati gravissimi episodi di violenza e aggressione ai danni degli operatori della salute mentale” e “recenti indagini sull’argomento, condotte in Italia, sembrano confermare che gli operatori della salute mentale siano a rischio di subire episodi di violenza sul luogo di lavoro e che l’implementazione di programmi di prevenzione possa giocare un ruolo importante”. Lasciatelo dire, sono solo banalità.
Non sono tanto le frasi in sé a suscitare la mia apparente arroganza, perché la violenza esiste, è dappertutto, si trova in ogni angolo della società. E’ innegabile che bisogna prevenire la violenza, trovare delle soluzioni, discuterne. Il problema è il modo, il tono così preoccupatamente orwelliano con cui tu tratti questo argomento.
Mi spaventa soprattutto questo continuo guardare fuori, dare la colpa sempre all’esterno, sempre agli altri. Cosa può venire fuori da soggetti che non sanno mettersi in discussione? Solo frustrazione, collera e risentimento nei confronti dell’interlocutore, collera che sì, hai ragione, può sfociare in violenza. Soprattutto quando una persona sta soffrendo, sta patendo le pene dell’inferno e non riesce a vedere un barlume di speranza.
Ti prego, non giudicarmi, non etichettarmi come giustificatore della violenza. Il mio punto di vista è più sottile, non credo complesso o difficile da capire.
Devi comprendere che il mondo ti fa da specchio. Se tu giudichi, etichetti, leghi le persone, le maltratti, le sottovaluti, sei paternalista, non credi in loro, non hai compassione, non sai amare eccetera eccetera, il mondo ti risponde di riflesso. Al contrario se tu ti inchini ad una persona in segno di rispetto, quella farà altrettanto. Quante cose cambierebbero se solo imparassi a lavorare un po’ di più con il cuore ed un po’ meno con la mente.
Ma tu no, questo non vuoi capirlo, tu dai la colpa agli altri, dai sempre la colpa a ciò che sta fuori di te. Ed è fuori di te che cerchi le risposte. Ecco che le soluzioni che proponi sono: servizio guardia giurata, metal-detector, telecamere, impianti di allarme, dispositivi di sicurezza nelle stanze tipo pulsanti antipanico, allarmi portatili, telefonini, ponti radio collegati ad un sistema di pronto intervento. Poi ancora: stanze con vie di fuga, procedure di evacuazione di emergenza e abbigliamento e equipaggiamento specifici.
Già me lo vedo lo psichiatra che va al lavoro vestito come un palombaro, con un casco in testa e un manganello. Perché no, lo psichiatra con una bella 44 Magnum in stile ispettore Callaghan o magari Robopsy, Superpsy o Spiderpsy.
Ma caro psichiatra, cosa vai dicendo? Non ti rendi conto che avere simili pensieri ti condurrà alla costruzione del tuo nuovo manicomio personalizzato? Solo che in gabbia non ci sarà più il paziente, in gabbia ci sarai tu!
Ti prego, rilassati. Siamo tutti sulla stessa barca. Niente è facile per nessuno. La crisi c’è per tutti e non si tratta solo di crisi economica, è crisi di valori, spirituale, mentale, comportamentale. Stiamo sbagliando tutto e il tuo questionario è sintomo di malessere collettivo.
Caro psichiatra, c’è bisogno di umanità e creatività, non di metal detector o giubbotti antiproiettile. C’è bisogno di unire le forze e ragionare schiettamente. Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia di fronte alle nostre responsabilità che ci hanno condotto in questa situazione di emergenza. Dobbiamo essere maturi e lungimiranti. Cosa ne viene fuori da “setting psichiatrici” in stile Fort Knox?
Che tipo di mondo intendi proporre ad un cittadino in difficoltà? Qual è la tua idea di salute e benessere?
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Ricordalo mentre terrai la tua conferenza sulla sicurezza.
Caro psichiatra, scusa per queste parole “di pancia”, parole inesperte e sincere. Ma credo fermamente che la strada che stai intraprendendo sia sbagliata e vorrei spigarti anche il mio punto di vista. Punto di vista di privato cittadino che crede nelle potenzialità illimitate dell’essere umano, di cittadino rispettoso dell’altrui pensiero, curioso e aperto al dialogo. Punto di vista di persona che ha lottato contro la malattia mentale e che si è fatto un’idea precisa su cosa “cura” e cosa no.
Ti prego, non avere paura, perché la paura genera paura. La paura paralizza, rovina i rapporti, inaridisce la fantasia. La paura è un grosso male. Forse peggiore della peggior malattia mentale.
Restando a disposizione per ulteriori chiarimenti,
Ti mando i migliori saluti augurandoti buon lavoro.
Federico Scarpa,
Presidente della ASD Polisportiva Fuoric’entro
Membro della Rete Giovani Salute Mentale
Utente DSM Trieste