dal sito di Giacomo Doni

34 anni. Questa è l’età che aveva Lia Traverso quando morì in manicomio per una “Grande Febbre”.
34 anni, 12410 giorni: età sufficiente per mettere in piedi una rivoluzione che è rimasta indelebile nella memoria.

L’ospedale psichiatrico annienta giorno dopo giorno l’identità di questa giovane ragazza; emotivamente distrutta riversa in un diario tutti i suoi pensieri, la sua rabbia, i suoi istinti attraverso testi e disegni. Giornate scandite dagli stessi ritmi fra lavoro, cena, solitudine, alienazione.

E il tutto guidato dalla paura del “pericoloso a sè e agli altri”: scarpe senza lacci e cene senza forchetta e coltello.
Poteva essere pericoloso maneggiare il coltello a cena, le dicevano.
La forchetta è pericolosa, continuavano a ripeterle.
Ma Lia non era d’accordo.

Giornate massacranti per l’anima che sembravano non finire mai, dove i pasti erano l’ennesima stoccata per distruggere definitivamente il guscio della nostra umanità. Mangiare la carne con il cucchiaio è impossibile, oltre che surreale e frustrante.

Durante i turni di lavoro doveva maneggiare forbici e mazze, strumenti ben più pericolosi di un coltello o di una semplice forchetta, e non capiva il perché a cena dovesse usare il cucchiaio per fare tutto.
Può essere pericoloso maneggiare il coltello a cena, continuavano a ripeterle. Ma un giorno Lia disse basta.
Durante una cena cominciò la sua protesta: uno sciopero della fame non violento per richiedere l’aggiunta delle posate. Un protesta che presto diventò virale. Perché tutte le Rivoluzioni sono contagiose.

Una lotta di silenzi per reclamare una semplice forchetta, uno strumento elementare e banale che noi teniamo fra le mani tutti i giorni ma che ci mostra quanto il mondo manicomiale fosse distante da quello che stava oltre le mura.
Ma alla fine Lia vinse la battaglia. Grazie a Lia furono introdotte anche le altre posate, facendo crollare così un altro piccolo tassello di differenza con il mondo esterno.

34 anni. Questa è l’età che aveva Lia Traverso quando morì in manicomio per una “Grande Febbre”.
34 anni, età di lotta in cerca di una umanizzazione che sembrava incredibilmente distante.

Perché alla fine la normalità non è nient’altro che una rivoluzione che ha smesso di stupire.

Per approfondire

Lia Traverso – D’ogni dove chiusi si sta male.
La storia di Lia Traverso ha uno spazio permanente al Museo Laboratorio della Mente