Gentili Candidati,
siamo un gruppo di familiari, operatori e pazienti dell’Unità Operativa di Salute Mentale di Monte di Dio, che serve i quartieri di San Ferdinando Chiaia Posillipo e l’Isola di Capri.
Il 24 maggio, nonostante tutti i nostri sforzi in senso contrario, saremo definitivamente sfrattati dalla nostra sede storica, dove operiamo da circa 25 anni. L’ASL NA 1 Centro non riesce a trovare una sede dignitosa per la nostra Unità Operativa, aperta 24 ore su 24, con il rischio concreto che sia gli operatori, sia il patrimonio di esperienza e di conoscenze cliniche e scientifiche della nostra struttura vengano disperse. Già ora l’Unità ha subito uno sfratto parziale il 14 dicembre 2011, che ha dimezzato lo spazio fisico e sua disposizione, ma non la sua capacità operativa, che sebbene colpita gravemente, riesce tuttavia ancora a mantenersi ad un livello dignitoso. Oltre ai nostri compiti istituzionali che condividiamo con tutte le altre unità operative, la sede di Monte di Dio ospita anche l’Osservatorio Antimobbing, struttura d’eccellenza istituita da molti anni dalla Regione Campania, che a costo ZERO ha monitorato e curato oramai migliaia di pazienti in tutta la regione, collaborato con l’ISPESL e ora L’INAIL, rappresentando un punto di riferimento per pazienti, istituzioni e magistratura del lavoro, nonché prodotto importanti lavori scientifici a livello internazionale, come si evince facilmente da i riferimenti istituzionali sul Web.
Un altro sfratto imminente incombe, senza che nel frattempo sia stata trovata una soluzione logistica alternativa. Il rischio è quello di una chiusura totale del servizio, con lo smistamento di psichiatri, psicologi, infermieri e assistenti sociali presso altre strutture: cioè la dispersione di un ricco patrimonio di conoscenze e di esperienza.
La storia è presto detta: circa 2500 pazienti rischiano di non trovare una nuova sede di assistenza.
Gia nel 2008 ci fu un appello pubblico, pubblicizzato dal sito dell’Associazione italiana psichiatri, è rafforzato anche dall’assise di Palazzo Marigliano, firmato da scrittori come Erri De Luca, magistrati come Magda Cristiano e Giulio Castaldi, ricercatori come Enrico De Notaris, intellettuali come Gerardo Marotta e Sergio Piro e il presidente della Fondazione Premio Napoli Silvio Perrella. Delle sorti del dipartimento di salute mentale si discute dal 2001. In occasione della giornata mondiale del malato psichico il Governatore della Campania Antonio Bassolino annunciò che avrebbero affidato alla Unità di Monte di Dio una palazzina da ristrutturare in via Fornelli. La struttura in questione, in una traversa di delle Rampe Brancaccio,, è una ex scuola pubblica a tre piani, che avrebbe dovuto essere data in comodato d’uso all’ASL Napoli 1, per diventare una casa famiglia per malati psichici. I lavori per la ristrutturazione dell’edificio non sono mai stati avviati. Contro la decisione dei vertici dell’azienda ospedaliera napoletana si è creato anche un comitato di protesta dei cittadini del quartiere che ha ostacolato il progetto per il trasferimento dell’unità operativa di salute mentale.
Nel 2004 l’assessore Montemarano attraverso gli organi di stampa promise che si sarebbe sbloccata la situazione. Ad interessarsi della vicenda anche i sindacati confederali che hanno chiesto ripetutamente di acquisire la documentazione sulla destinazione della palazzina di via Fornelli. L’8 marzo si è presentato di nuovo l’ufficiale giudiziario. Rinvio definitivo al 24 maggio. Restano poche settimane per evitare la disintegrazione di un centro che svolge una importante funzione sul territorio, nonché una intensa attività scientifica, con un team di psichiatri noti, per le loro pubblicazioni, anche a livello internazionale.Una storia che si trascina da cinque anni, quando scaddero i contratti d’affitto dei due locali.
L’Asl Napoli 1 ottenne una serie di proroghe impegnandosi a trovare una soluzione, ma poi ha pagato neanche più l’affitto. E intanto si è arrivati agli sfratti esecutivi. Una situazione mortificante per gli utenti e gli operatori del centro, ormai da cinque anni nell’incertezza e sotto stress. Con mobili, suppellettili, archivi e schedari contenenti le storie personali di ciascun assistito accatastati sul pianerottolo e su un terrazzino. E la crisi del dipartimento di salute mentale napoletano, al cui vertice solo da poche settimane c’è il dottor Vito Villani (nel ruolo ricoperto per anni dal dottor Fausto Rossano), rischia di toccare anche altre realtà.
Più recenti ipotesi di trasferimento del centro di Monte di Dio riguardavano le sedi Asl del Molosiglio e del Loreto Crispi ma i sofferenti psichici sono considerati poco gestibili: nessuno li vuole. Il disagio mentale è un problema che tocca l’intera famiglia del paziente. Quando la salute mentale sul territorio non funziona, migliaia di piccoli e invisibili manicomi si trasferiscono nelle case di chi soffre. La chiusura dell’Uosm sarebbe insensata anche sotto il profilo economico. Il venir meno del servizio di prevenzione e contrasto delle patologie mentali si tradurrebbe in un aumento delle spese di ricovero in regime ospedaliero. Allo stato attuale è quindi del tutto impossibile assicurare i livelli assistenziali minimi (LEA) , fondamento indispensabile del federalismo sanitario
Chiediamo pertanto al futuro Sindaco di Napoli, che sarà istituzionalmente la prima Autorità Sanitaria del Comune, quali impegni intende assumere verso gli utenti psichiatrici, i familiari e gli operatori sanitari di Napoli in generale e dei quartieri di San Ferdinando Chiaia Posillipo in particolare che vedono progressivamente smantellato il loro diritto alla salute, alla serenità e al lavoro proficuo.
Firmato:
Il Comitato di Difesa della Salute Mentale di San Ferdinando Chiaia Posillipo