11 settembre 2013. In questa data così evocativa, abbiamo pensato a New York e a Santiago del Cile: si è riunito per la prima volta, nella clinica psichiatrica universitaria di Trieste, nella storia del parco di San Giovanni, un gruppo di giovani operatori della Salute Mentale che, pur venendo da varie parti d’Italia e del mondo, avvertono la stessa esigenza. Sempre più si rende palese la necessità di andare oltre le floride psichiatrie del farmaco, della sicurezza, della pericolosità nel Paese della Legge 180. La formazione dei giovani operatori della Salute Mentale, ricchi di curiosità e di speranza e desiderosi di essere agenti di cambiamento nei loro luoghi di origine, è difatti affidata ai luoghi dell’in/curia; così i luoghi di lavoro sono più spesso progettati per la difesa, per favorire pericolose omologazioni a modelli di malattia e di cura superati e deteriori più che per favorire le buone pratiche, le forme dell’accoglienza e dell’incontro. Questa rete, nasce come piattaforma di riflessione sullo stato dell’arte della formazione, delle forme del lavoro e delle organizzazioni ed è aperta a quanti intendono porsi criticamente rispetto al dato e ricercare e scambiare esperienze e significati per iniziare un percorso di condivisione del sapere e delle pratiche orientate alla relazione e alla vicinanza. Per ri/trovare parole e azioni capaci di opporsi nel nostro paese al rischio sempre più pressante della disarticolazione dei servizi, del degrado culturale, delle distanze, dell’arroccamento difensivo, della scomparsa dei soggetti.
Il gruppo della prima riunione
(Questo primo annuncio accompagnava la richiesta, per chi vuole, d’iscriversi alla mainling list: