«Parliamo spessissimo di mente intendendo genericamente con questo termine il complesso delle cose che avvengono nella nostra testa. Talvolta questo complesso viene posto in collegamento con il cervello e la sua attività, mentre altrettanto spesso lo si collega a un’ipotetica attività del cuore, un organo che con tutto questo non ha assolutamente niente a che fare». È questa una riflessione del professor Edoardo Boncinelli, genetista e docente di biologia all’Università San Raffaele di Milano, estratta dal saggio da pochi giorni in libreria, Mi ritorno in mente (Longanesi). Un saggio che parla di mente, di emozioni e di coscienza e cerca di mettere a fuoco i rapporti fra queste tre entità e di rintracciarne i legami, senza trascurare il nodo della razionalità e del suo rapporto con la coscienza stessa. Particolarmente stimolante il capitolo sull’Io e della sua relazione con il mondo e con il corpo. Come rispondere allora al leopardiano «ed io che sono?». Scrive il professore: «Sono prima di tutto un corpo, con certe caratteristiche e di una certa età. Sono il precipitato della mia biologia di base, del mio sviluppo, della mia formazione materiale e intellettuale, dei miei studi, delle mie letture, dei miei incontri e delle mie conversazioni». Grazie, professor Boncinelli, per queste perle di saggezza, corredate dai risultati della sua ricerca.
Ma la nostra mente è attraversata anche da paure, paure terribili, angosciose. Ne parla un altro «guru» della psichiatria, Vittorino Andreoli, nel suo ultimo saggio, Le nostre paure (Rizzoli). Esistono le paure dell’immaginario, prodotte da ciascuno di noi, con le sembianze di demoni, che spaventano e limitano ancor più dei pericoli reali. L’immaginario e i fantasmi che crea finiscono con l’assumere un ruolo importante nella vita quotidiana, privando la paura della sua funzione di meccanismo di difesa per trasformarla in un nemico che ci si rivolta contro. Andreoli, perennemente impegnato nello studio dei segreti della nostra mente prende le distanze dal luogo comune secondo cui gli esseri umani rappresentano il risultato di un processo di adattamento all’ambiente in cui vivono. L’autore spiega e ci aiuta a capire il nostro mondo interiore. Solo in questo modo è possibile imparare ad analizzare le angosce che ci rubano la vita, per cercare di esorcizzarle e sconfiggerle. Fra le tante paure possibili, Andreoli ci convince che esiste anche la «paura delle paure» che può arrivare alla disperazione. C’è un altro apprezzato psichiatra, Eugenio Borgna (primario emerito di psichiatria all’Ospedale Maggiore di Novara), che si è dedicato da anni all’analisi delle emozioni. Nel saggio Le emozioni ferite (Feltrinelli) lo studioso cerca di far riemergere questi sentimenti nella loro verità psicologica e umana, li affronta, non dimenticando quelli che fanno male e chiedono aiuto e le emozioni di chi intende essere portatore di dialogo e di cura. Il linguaggio dei pazienti è impregnato di contenuti emozionali che devono essere interpretati sempre nei modi giusti. Ecco perché senza la conoscenza delle emozioni che sono in noi e sono negli altri non è possibile articolare una cura che chiarisca il senso dei disturbi psicopatologici. Questo saggio ci aiuta a farci riflettere su tutte quelle interpretazioni che sostengono come la conoscenza possa avvenire attraverso la liberazione dalle passioni e dalle emozioni che non ci consentono di vedere le cose nella loro realtà.
Infine, uno studioso che per anni ha analizzato la mente degli scienziati, David Ruelle, professore di fisica matematica (all’Institut des Hautes Etudes Scientifiques, in Francia): ha scritto La mente matematica (Dedalo). È un saggio divertente ed esplora i processi intellettivi degli uomini di scienza, ponendosi la domanda su come funziona il cervello di un matematico. Per rispondere a questa domanda l’autore racconta una serie di storie sui principali protagonisti della matematica del ’900: da Alan Turino e Kurt Godel ad Alexander Grothendieck, Renè Thom, Bernhard Riemann e Felix Klein. Con una girandola di curiosità e aneddoti prende forma una rassegna delle idee matematiche più rilevanti dall’antichità ai nostri tempi. Ma alla fine si scopre una cosa ovvia: il cervello di un matematico è esattamente identico a quello di un uomo normale.
da Giornale di Sicilia.it, di ALDO FORBICE