Allo spazio “Coriolano Paparazzo” un incontro con i “Matti”
L’ultimo appuntamento è stato un viaggio attraverso la parola per conoscere il mondo del disagio mentale.
La sofferenza, l’isolamento, l’emarginazione. Poi la consapevolezza, il coraggio e la rinascita. È stato così per Giorgia, Leonardo, Luca e Michele, come per tutte le persone che hanno avuto a che fare con la malattia mentale. Lo hanno raccontato loro in occasione di un incontro organizzato nell’ambito delle attività collaterali della mostra TU INTERNI…IO LIBERO, dedicata agli scatti che il fotografo “politico” Gian Butturini realizzò nel 1977 a Trieste e a Gorizia al fianco dello psichiatra Franco Basaglia. Hanno reso il pubblico partecipe dei loro pensieri che hanno annotato a mano su fogli di carta quasi per lasciare traccia di storie vissute anche per altri. Per diventare un esempio per quanti cercano la via d’uscita e spesso si ritrovano da soli.
Sono delle testimonianze dirette di una battaglia che hanno combattuto sia con sé stessi per prendere le misure della malattia e imboccare la strada della cura che con l’ambiente circostante barricato dietro al muro del giudizio e dello stigma sociale. Eppure questi ragazzi e ragazze hanno ottenuto la loro vittoria e oggi hanno trovato spazio all’interno dell’Associazione Libellula-Afasp che opera sul territorio dal 2018 per favorire la riabilitazione psicosociale di persone con disagio mentale attraverso attività che rientrano nella medicina complementare.
Nella maggior parte dei casi a chiedere aiuto sono persone che hanno terminato il ciclo canonico di assistenza clinica e si trovano a superare l’ostacolo del reinserimento nella società. La partecipazione all’iniziativa rispecchia quindi pienamente le finalità del percorso che i volontari stanno portando avanti con il gruppo delle persone coinvolte.
“Siamo soci dell’Unasam e il presidente Gisella Trincas ci ha introdotti a questo evento prendendo direttamente contatto con il direttore artistico Francesco Mazza. Insieme a lui è nata poi l’idea di dare spazio ai nostri ragazzi di esprimersi e di avere l’opportunità di essere ascoltati – ha spiegato Natalia Barillari, musicaterapeuta e presidente del sodalizio –. È nostra consuetudine far gestire loro gli eventi a cui aderiamo. Così come tutte le attività dell’associazione sono impostate tenendo conto delle attitudini e degli interessi di queste persone: oltre al gruppo di lettura ci sono anche i laboratori che coinvolgono la sfera dell’arte e della creatività”.
La prima a prendere la parola è stata Giorgia, 29 anni. Si presenta senza palesare alcuna insicurezza. Si avverte il desiderio di raccontare la sua esperienza. D’altronde ha un messaggio importante da darci: “Siamo tutti uguali. Non c’è uno migliore e uno peggiore. Io ho vissuto il disagio in prima persona e so che cosa vuol dire essere discriminata per il pregiudizio. Le persone normali si interrogano su cosa possa offrire una persona con problemi mentali. Dimenticando che l’altro può dare sempre tanto”.
Poi è stata la volta di Leonardo che finalmente ha abbassato il volume delle cuffie ed è uscito dalla sua cameretta per confrontarsi con il mondo. Ha trovato la forza di superare l’ansia e la paranoia perché è riuscito ad accettarsi: “Finalmente riesco a respirarmi pienamente. Io esisto grazie a Basaglia e alle persone che ho incontrato nella lettura e nella scrittura” ha detto.
Nella storia di Luca prevale il bisogno di essere ascoltato prima ancora di avere la prescrizione dei farmaci da prendere. Le parole di Michele arrivano per ricordare che la malattia mentale esiste e va riconosciuta per essere affrontata: “Ho preso coscienza che la mia è una malattia. Frequento il centro diurno di Catanzaro e seguo una cura perché il disturbo senza farmaci diventa invalidante”.
Le riflessioni di Venturino Lazzaro nelle vesti di moderatore hanno tenuto insieme gli interventi dei protagonisti della serata e dei partecipanti che hanno portato un proprio contributo. Tra questi il Presidente del Consiglio Comunale, Gianmichele Bosco, che ha commentato così: “Bisogna sdoganare i retaggi mentali. Difficile in una realtà come la nostra quindi ogni cosa che si fa da questo punto di vista è importante. Ogni lotta qui è spesso una lotta contro i mulini a vento, quindi chi lo fa merita grande riconoscimento”.
Le conclusioni sono state affidate a Francesco Mazza, direttore artistico della rassegna, che ha invitato il pubblico a non perdere di vista l’importanza di restare umani in una società in cui si va verso un’altra dimensione ossia a raggiungere il risultato a tutti i costi sull’onda di una competitività che ci danneggia: “Ne abbiamo parlato per un anno con un impegno costante. La spinta che è arrivata da questa serie di dibattiti è di dare vita a un Comitato promotore che si farà carico delle istanze della comunità per far sì che si riesca a formulare delle proposte e a ottenere qualche risultato”.
LA MOSTRA
Le trentacinque immagini in bianco e nero realizzate tra Trieste e Gorizia nel 1977, quando si stava preparando il terreno per l’entrata in vigore della legge n.180, conosciuta come la legge Basaglia, che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici, diventano il punto di partenza per contribuire a spezzare l’indifferenza verso la malattia mentale su cui è ancora diffusa un’immagine distorta.
La mostra, curata dall’Associazione Gian Butturini in collaborazione con l’Archivio Basaglia, sarà visitabile gratuitamente fino al 22 novembre; da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 19.30; sabato e domenica solo su prenotazione scrivendo una mail a info@cinesud.it. Per le scuole, invece, è sufficiente prenotarsi per una visita guidata anche nelle ore mattutine.