Le città sono di tutti e dovrebbero esserlo sempre di più. Tutti devono trovare un posto in città e poi scambiarselo, così la città è più viva. Gente che lavora e turisti inoperosi, bambini che urlano e pensionati silenziosi, persone che vengono da fuori e indigeni che non si sono mai mossi da lì, sani e malati, biciclette e furgoncini, cani al guinzaglio e padroni con un sacchettino in mano, carrozzine e carrozzelle.Nelle città ci sono le scuole. Le scuole sono una parte delle città. Nelle scuole italiane i bambini e i ragazzi con disabilità stanno insieme a tutti gli altri. Succede dal 1971, piano piano: non più classi differenziali, scuole speciali, luoghi separati. Tutti nella stessa classe. A volte costa fatica – stare insieme costa sempre fatica – ma queste leggi e il lavoro di chi c’è dietro, tenendo vicini ragazzi che prima sarebbero stati designati come differenti, sono un’altra bellezza italiana.
Così le città possono imparare dalle scuole, da quello là dentro con gli alunni con disabilità e con chi gli sta vicino: insegnati, educatori, pezzi del privato sociale. Si chiama inclusione sociale e lavorativa di persone con disabilità. Si dice, semplicemente, “stare insieme”. E’ iniziata nella scuola, adesso prosegue fuori.
Così succede che si ridisegnano anche le città, come in queste immagini del calendario 2017: ci sono i monumenti famosi, quelli che danno identità, visti con altri occhi. Ma sono sguardi d’artista non di persone meno abili. E le città ne escono migliori anche loro, più colorate e più belle.
(dal calendario 2017 di Grafica Atesina per fondazione IREA)