Un articolo, in maniera esplicita o implicita, contiene l’opinione di colui che lo scrive, per questo motivo scelgo di non scriverne uno, ma di fornire un elenco di spunti, per a lasciare colui che legge trarre le conclusioni che vuole:
– la tradizione popolare ritiene sano chi non ha dolori, febbre o duraturi disagi, tanto da impedirgli di svolgere le proprie funzioni.
– la definizione di salute dell’oms (da piu’ di 50 anni) e’ la seguente: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.
– le condizioni fondamentali per la salute sono considerate: la pace, un tetto, l’istruzione, il cibo, il reddito, un ecosistema stabile ed equilibrato, la continuita’ delle risorse, la giustizia e l’equita’ sociale
– accreditati studi internazionali hanno rilevato che i fattori esogeni (biologici, chimici, fisici) come l’alimentazione, l’ambiente di vita, l’ambiente sociale, lo stile di vita, pesa per il 90 % sui determinanti di salute, ma le politiche sanitarie per tali determinanti spendono solo il 10% del finanziamento
– lo spostamento dell’intervento da un contesto clinico/sanitario ad un contesto socio/sanitario di confronto con il mercato e la produzione, puo’ determinare promozione di salute, emancipazione, benessere individuale e sociale
– l’intervento di promozione alla salute deve quindi porsi la questione del mancato accesso al lavoro o della perdita del lavoro, della disoccupazione come fattore di rischio di malattia, dell’attuale esclusione dal mercato di quote di popolazione sempre maggiori; deve favorire politiche in grado di includere nel mercato i soggetti che per disabilita’ o svantaggio sociale sono esclusi dal mondo della produzione ed affidati al mondo dell’assistenza.
– i servizi di salute mentale di Trieste, da oltre 30 anni, articolano il loro intervento di cura, prevenzione e riabilitazione della malattia mentale su molteplici piani, superando, nei fatti, il paradigma biologico e medico. le pratiche della cura appaiono oggi complesse e differenziate, i percorsi di salute, non si occupano piu’ solo della riduzione dei sintomi. i servizi devono affrontare le questioni della vita: casa, lavoro, reddito, rapporti, affetti, formazione.
– l’inserimento in un’attivita’ produttiva e qualificata determina per le persone e per il contesto in cui sono inserite, un aumento di benessere e di opportunita’, un miglioramenteo della qualita’ della vita, emancipazione sociale e dal servizio stesso.
– la borsa di formazione al lavoro e’ risorsa operativa dei centri salute mentale, strumento terapeutico-riabilitativo i cui obiettivi sono l’emancipazione e l’integrazione sociale, la costruzione ed il consolidamento di un’identita’ e di un ruolo non solo legato alla malattia.
La mia personale conclusione e’ la seguente: promuovere politiche di inclusione sociale e di inserimento lavorativo e’ fare salute.
La vostra personale opinione è: …
1 Comment
Sono perfettamente d’accordo con il tipo d’inserimento e di integrazione sociale che viene proposto in questo articolo. Ho letto anche l’intervista dei borsisti e degli operatori,che dimostrano di essere soddisfatti e in piena consapevolezza . Il lavoro aiuta a inserirsi nelle complesse srticolazioni sociali.
Esiste però un 10/oo che riesce ad avere relazioni sociali con gruppi di persone in cui acquisiscono fiducia e da cui sono rispettati. Chiedo solo, di queste persone che comunicano bene,anche nell’arte, nella letteratura etc, che riescono ad ottenere affetto da alcuni, che succederà nella vita associata? Il mercato è aggressivo, tutto si misura sul profitto e sulla concorrenza, è chiaro che alcuni vengano esclusi. Allora io chiedo un piccolo progetto per salvare la loro vita,che,magari,è in ripresa, per donare loro un progetto che renda un’esistenza degna di essere vissuta, anche senza competitività,senza dover dimostrare di essere bravo. D’altronde,anche,tra i cosiddetti normali,c’è qualcuno più timido, più fragile… ,che non sopporta critiche e gossip. Chiedo che anche questo problema venga inserito nel congresso di giugno.