Nel centenario della nascita di Basaglia, due discutibili disegni di legge a firma FdI e Lega sembrano voler riportare indietro nel tempo… Carla Ferrari Aggradi, presidente del Forum salute mentale, ne parla ribadendo i principi che informano la campagna #180salute mentale e che attengono alla cura, alla dimensione etica, umana, relazionale, politica e dei diritti…  Insomma, l’arte di restare umani…

Il governo vuole rottamare la legge Basaglia. Le proposte di legge di Fdi e Lega in materia di salute mentale rimandano ai vecchi manicomi, con una visione securitaria della psichiatria. Nel centenario della nascita di Franco Basaglia in commissione Affari sociali del Senato sono all’esame due provvedimenti targati Lega e Fratelli d’Italia e che sollevano critiche dalle associazioni del settore, oltre che dalle forze di opposizione in Parlamento perché “stravolgerebbero peggiorandola la legge 180”, quella che ha determinato la chiusura dei manicomi.

Carla Ferrari Aggradi, psichiatra e presidente del Forum salute mentale, ci spiega i motivi delle contrarietà alle due proposte che anche la sua associazione ha rilevato, illustrando anche parte del contenuto dei due progetti di legge. “Ci sono due concetti di fondo che si ripetono in modo diverso – afferma -: nel disegno di legge di Fratelli d’Italia traspare l’idea che il servizio psichiatrico debba essere finalizzato alla difesa di operatori, familiari e pazienti dalla violenza e dall’aggressività, e che quindi debba essere pensato con criteri securitari e difensivi. Non vengono invece date le risposte che la vita di un paziente e il suo vissuto di dolore richiedono. Se si è troppo occupati nella difesa, non si può dare aiuto”.

“Nell’altro provvedimento, quello targato Lega – prosegue – l’idea di fondo è quella di un’impostazione non di collaborazione col privato, ma di grande presenza del privato stesso di tutti i tipi e generi nel servizio sanitario, compreso quello psichiatrico. Noi siamo per un servizio sanitario psichiatrico pubblico universalistico per tutti, anche se poi sicuramente ci può essere la collaborazione col privato sociale, una collaborazione però all’interno delle linee che il sistema sanitario nazionale prevede, con la prevalenza del pubblico sul privato. Invece nel pensiero alla base della legge della Lega prevale il passaggio al privato”.

Tso, posti letto e comunità – Ferrari Aggradi poi, nel concreto, porta alcuni esempi delle norme in questione. Per quanto riguarda il provvedimento di Fratelli d’Italia intanto si aumentano i giorni di trattamento sanitario obbligatorio che può essere fatto all’interno di un reparto di psichiatria e anche nelle carceri, con l’istituzione negli istituti di pena di sezioni sanitarie specialistiche. Addirittura, c’è un articolo sulle misure di sicurezza che manda in capo gli interventi al ministero dell’Interno e al ministero della Giustizia, d’intesa con il ministero della Sanità. Queste sono cose che ci riportano la legge del 1904, che si reggeva praticamente sugli ospedali psichiatrici e sul ricovero coatto.

Quello della Lega propone il dirottamento delle risorse dal pubblico al privato. “Io vivo in Lombardia – ci dice la presidente del Forum – dove il terzo settore non è che collabora con pubblico, ma praticamente fornisce tutti i servizi. Questo significa che tutto il flusso economico che dovrebbe andare verso i servizi territoriali (questo sarebbe il concetto fondamentale che non compare in nessuno dei due disegni di legge) va a finire verso il terzo settore, che ovviamente fornisce posti letto e comunità. Nelle norme depositate non c’è nessuna critica a questo sistema.

Anche nel testo di FdI, continua, “c’è una prevalenza del ruolo svolto dalle comunità, dai luoghi di residenzialità, rispetto ai servizi territoriali. C’è una continua sottolineatura del bisogno di posti letto: qualcuno mi deve spiegare perché il paziente con disagio psicologico, psichico, psichiatrico ha bisogno di un posto letto. Non c’è tutto questo bisogno di posti; ci può essere bisogno di qualche spazio dove magari alcuni pazienti possano passare i giorni più difficili della loro vita, questo sicuramente non lo nega nessuno, ma da qui a spostare tutte le risorse economiche ai posti letto c’è una bella differenza”.

Odor di manicomio – Alle parole di Carla Ferrari Aggradi la mente va ai manicomi nei quali ai letti i pazienti psichiatrici venivano barbaramente legati come unica misura di contenimento. “Non c’è nessun riferimento all’abbandono della contenzione in entrambi i provvedimenti – ci spiega allora la psichiatra – e noi diciamo che non va bene, nemmeno quella controllata. Nei disegni di legge che invece noi appoggiamo il cambiamento consiste proprio nell’abolizione del contenimento”.

E ancora: “Non si fa nemmeno cenno ai reparti chiusi, mentre i reparti devono essere aperti. L’idea di riconoscimento dei diritti dei pazienti non c’è nelle due proposte di legge, mentre questo dovrebbe essere il fulcro centrale di un buon servizio psichiatrico, il riconoscimento dei diritti di cittadinanza delle persone che soffrono anche di disturbo psichiatrico grave.

Oltre il danno la beffa – Come già ricordato, i due provvedimenti vengono presentati proprio nel centenario della nascita di Basaglia, colui che diede il nome alla legge che abolì i manicomi in Italia. La nostra interlocutrice vede, oltre a una provocazione, anche l’ipocrisia: “In quello della Lega si dice che la 180 va bene, che non si vuole attaccarla, ma praticamente la si smonta”.

Alcun elementi fanno poi pensare alla scarsa conoscenza della materia da parte del legislatore. “Colpisce il fatto – fa notare Ferrari Aggradi – che in entrambi i testi di legge si fa confusione tra quello che è salute mentale, tutto quello che si deve fare per il mantenimento della salute mentale, e la risposta sanitaria a un disturbo conclamato. Si usano quasi indifferentemente le due dizioni, mentre la salute mentale è il benessere della persona, mentre la psichiatria interviene quando la persona sta male, non c’è identità fra i due concetti”.

Un altro passo verso l’autonomia differenziata – “Per motivi politici chiari – prosegue – non fanno riferimento al disastro che ha portato la regionalizzazione della sanità, quindi anche dei servizi psichiatrici, e ha generato a 21 risposte diverse. Con l’autonomia differenziata sarà ancora peggio, questo è fuori discussione. Il servizio psichiatrico, come tutta la sanità, deve essere nazionale. Servono certamente degli accorgimenti a seconda delle differenze e dei bisogni territoriali, ma l’offerta di servizi deve essere uguale, non si può andare sotto certi livelli essenziali”.

La presidente del forum fa presente poi che “almeno il 5% della spesa sanitaria dovrebbe andare alla psichiatria, mentre ora, ad esempio in Lombardia, si prevede che passerà dall’attuale che adesso 2,7% al 2,4% e comunque la spesa sanitaria è diminuita in generale. Le coperture previste dai provvedimenti non sono sufficienti, anche perché bisogna aumentare il personale, lo dicono tutti”.

E, sempre citando la sua Regione: “Non si dice mai che per anni non sono stati fatti i bandi di concorso, non sono stati assunti operatori. Non si dice che si è preferito medicalizzare, privilegiare diagnosi e farmaco e se non basta allora si passa al ricovero volontario e se ancora non basta al trattamento sanitario obbligatorio. Per anni si è perseguita questa politica di impoverimento territoriale”.

Il lavoro degli operatori: formazione e assunzioni – Ferrari Aggradi punta l’attenzione sulla qualità del lavoro di chi opera nel settore delle cure mentali. “Per anni i bandi di concorso in Lombardia andavano deserti – afferma – mentre a Trieste avevano le file di gente che andava a fare i concorsi, questo perché dove si lavora bene la gente vuole andare a lavorare, mentre è ovvio che altrimenti tutti scappano dai servizi di psichiatria. A volte, altrettanto ovviamente, chi entra nel servizio cerca di avere un contratto a tempo indeterminato e poi si trasferisce dove si lavora meglio. Bisogna iniziare ad assumere chi già lavora, tecnici, psicologi, psicoterapeuti”.

Quindi il tema della formazione degli operatori che la psichiatra ritiene fondamentale: “Se sono formati in termini securitari non facciamo un buon servizio. Deve invece prevalere l’idea che la salute è un diritto e anche la malattia è un diritto, che c’è un diritto alla migliore cura possibile, al riconoscimento della storia dell’individuo e della sua vita, un diritto a essere curati dove si vive. Cominciamo a formare gli operatori su questi princìpi e a dire che le persone vanno ascoltate nelle loro esigenze, nel loro dolore, nelle loro sofferenze, perché altrimenti è inutile parlare di lotta allo stigma”. Quando, infine, si chiede alla psichiatra se si sta tornando a un processo di disumanizzazione delle persone con problemi mentali, come accade per i migranti e i detenuti, con la visione securitaria che accomuna tutti i provvedimenti in materia, lei conclude: “I Centri di permanenza per i rimpatri sono una sintesi di tutto ciò: della non accoglienza delle diversità e dell’umano, delle diseguaglianze sociali, del volere emarginare. Una visione securitaria della vita che è una visione disumanizzante”. Per aderire alla petizione contro questa deriva si può firmare questo appello: http://www.conferenzasalutementale.it/2024/08/01/appello-fermare-una-tragica-nostalgia-di-manicomio-e-reagire/

da collettiva.it, 14 agosto 2024